Eduardo Ruggieri
Imprenditore
Molto interessante .... Bitcoin compie 10 anni, dal nulla alla rivoluzione ...
2018-11-04 10:41:22
Bitcoin compie dieci anni. Era il 31 ottobre 2008, infatti, quando Satoshi Nakamoto pubblicava il primo documento in cui si parlava di blockchain e di criptovalute. Solo che in quel momento non si chiamavano così, ma “sistema monetario elettronico Peer-to-Peer”. Poche settimane dopo, il 3 gennaio 2009, il sistema si avviava con l’estrazione del primo blocco – conosciuto come Genesis Block.Da quel momento in poi la storia di Bitcoin ha vissuto un’accelerazione esponenziale. Utenti di tutto il mondo hanno creduto da subito nel progetto, e nell’arco di pochissimo tempo BTC è diventata un asset finanziario e un’occasione d’investimento. Sono nati gli exchange, servizi online specializzati nel favorire gli scambi di criptovalute, e il valore di BTC ha cominciato a crescere.Per qualche anno resta una cosa per pochi appassionati, che usano forum specializzati per scambiarsi e ampliare le proprie conoscenze, e naturalmente per cercare di fare buoni affari (ma in quel momento è impossibile sbagliare). A un certo punto però il mormorio attorno alla “moneta alternativa” e al suo valore crescente comincia a diventare più di un rumore di fondo. Nel 2010 un entusiasta di questa nuova tecnologia ordina la pizza pagandola 10mila BTC; oggi sarebbero grossomodo 55 milioni di euro, e quel momento è ricordato ogni anno come il Bitcoin Pizza Day.Nel 2013 cominciamo a parlarne anche noi su Tom’s Hardware Italia, in un susseguirsi di notizie incentrate sull’andamento del valore in dollari; fa sorridere oggi, ma all’epoca vederlo a 200, 300 e poi 400 dollari era impressionante. Finché a un certo punto si rendono opportuni alcuni articoli di approfondimento, per spiegare di cosa si tratta cercando di andare oltre il fenomeno speculativo, e concentrandosi su quello tecnologico. Approfondimenti e guide che abbiamo continuato a pubblicare e aggiornare fino a tempi molto recenti, cercando di andare incontro a un pubblico sempre più vasto e curioso – ma non sempre ben preparato.Poi c’è stata la febbre globale a fine 2017, un momento in cui la crescita del controvalore galoppava e migliaia di investitori grandi e piccoli cercavano di portarsi a casa la propria fetta – molti probabilmente se ne stanno ancora pentendo.Se i primi dieci anni di Bitcoin sono una storia soprattutto finanziaria e speculativa, in ogni caso, non lo è completamente. Si è diffusa la tecnologia blockchain, che è oggi al centro di molte sperimentazioni mirate a sviluppare nuovi modelli commerciali ma anche strumenti che garantiscano la massima sicurezza delle informazioni.Sono nate altre monete, che si sono affiancate a Bitcoin e hanno innescato nuovi passaggi evolutivi; Ethereum e gli smart contract all’inizio, e poi via via progetti sempre più complessi. Tant’è che oggi si parla di Blockchain 4.0, spesso in abbinamento a coraggiosi progetti di innovazione legati alla cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale (che resta maggiormente legata all’Intelligenza Artificiale e al machine learning).L’altra rivoluzione è culturale: le criptovalute, prima Bitcoin e poi le altre, hanno portato molte persone a credere in un sistema economico non regolamento né dagli Stati né dalle banche. Forse il mondo non è ancora pronto, forse non lo sarà nemmeno domani, ma probabilmente l’entrata in scena di questi pensieri avrà ripercussioni a lungo termine tanto notevoli quanto difficili da prevedere. Nel breve termine, invece, è sotto gli occhi di tutti noi come alcuni siano riusciti ad arricchirsi oltre ogni previsione.In dieci anni quindi Bitcoin è passato da un semplice documento online a una rivoluzione tecnologica e sociale. Poche tecnologie hanno avuto un impatto così veloce e immediato, nel bene e nel male.
Eduardo Ruggieri
Imprenditore
Da il Sole24Ore - Ice : Italia indietro nelle vendite on line, ma cresce la quota che va all’estero
2018-11-04 10:22:38
E-commerce ancora poco utilizzato in Italia: solo il 44% degli utenti Internet fa acquisti online, ma in compenso si rileva una domanda interna che sta crescendo notevolmente tramite il canale digitale e l’e-commerce. Anche le imprese fanno ancora poco ricorso al commercio on line, ma la quota di e-commerce destinata all’estero è in crescita. La fotografia che emerge dal primo Rapporto Ice-Politecnico di Milano intitolato «Esportazioni ed e-commerce delle imprese italiane - Analisi e prospettive», presentato a Napoli, descrive una realtà italiana che cambia in un contesto mondiale molto più agguerrito.Solo il 44% degli utenti Internet fa acquisti online, mentre in Inghilterra la percentuale sale all’86%, in Germania all’82 e in Francia al 76%. In compenso, in Italia, si rileva una domanda interna che sta crescendo notevolmente proprio tramite il canale digitale e l’e-commerce. Il B2C in Italia nel 2017 è stato pari a circa 26,6 miliardi di dollari e il valore della domanda soddisfatta tramite e-commerce è cresciuta del 17% rispetto al 2016. Ma essitono differenze tra territori italiani: al Nord il 57% della popolazione fa acquisti online contro il 42% del Sud e il 49% delle isole. E-commerce esportato In particolare, l’Italia è il Paese nel quale il cross border e-commerce (quota di e-commerce esportato) pesa maggiormente: è,infatti, pari al 19%, a confronto del 10% della Germania e al 6% della Francia. Inoltre nel 2017 l’e-commerce italiano di prodotti (52%) ha superato per la prima volta quello di servizi (48%). C’è però da sottolineare che, tra tutte le aziende italiane attive nelle vendite online nell’industria manifatturiera, la propensione all’internazionalizzazione è abbastanza elevata: il 45,8% delle imprese vende via web ad utenti residenti in Unione Europea e il 25,7% si rivolge a clienti in altre parti del mondo. Per le imprese italiane l’e-commerce è un ottimo strumento di export perché fornisce in molti casi una soluzione ai possibili limiti strutturali delle Pmi.L’abbigliamento corre sul webIn alcuni settori l’utilizzo del canale digitale per le vendite all’estero è molto più diffuso che in altri: nel B2C, ad esempio, l’abbigliamento è il settore più digitalizzato con il 66,7% delle imprese che vende in Europa e il 37,5% che vende fuori dall’Europa.L’e-commerce nel mondoNel mondo –come rileva lo studio di Ice e Politecnico di Milano – il mercato dell’e-commerce, che vale tra i 2 e i 3 mila miliardi di dollari per il B2C e oltre i 22 mila miliardi per gli scambi tra imprese, interessa attualmente circa 2 miliardi di consumatori. La Cina è il Paese in cui è più sviluppato il commercio digitale: nel 2017 l’e-commerce B2C ha superato gli 846 miliardi di dollari. La Cina è seguita dagli Stati Uniti con 616 miliardi di dollari, mentre in Europa, dove si nota una differenza tra paesi Nord-europei e mediterranei, i migliori risultati nel B2C provengono da Irlanda e Regno Unito.Alla presentazione a Napoli hanno partecipato tra gli altri il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Michele Geraci; il direttore generale dell'Agenzia Ice, Piergiorgio Borgogelli; il presidente di Confindustria Campania, Vito Grassi; l'assessore a Internazionalizzazione, Start Up-Innovazione della Regione Campania, Valeria Fascione.Il Piano export di IceL’Agenzia Ice negli ultimi anni ha impiegato ampie risorse nella promozione dello sviluppo del commercio digitale. Nel 2017 ha strutturato un programma di attività che ha previsto accordi con e-tailer internazionali come Yoox, partnership con marketplace internazionali come Alibaba Group e con le più importanti catene di Gdo e retailer online. Le azioni Ice si sono concentrate sul settore dei Beni di consumo, in particolare nei comparti moda e agroalimentare, privilegiando Usa, Canada e Cina come mercati di destinazione, con un investimento complessivo di circa 4 milioni di euro. Per lanciare le aziende italiane nel mercato dell’export online verrà varato «un ecosistema di agevolazioni, lavorando sulla parte alta del conto economico.
Eduardo Ruggieri
Imprenditore
Un grazie speciale a tutti i 700 Fans che hanno dedicato alcuni istanti del proprio tempo al mio Canale Personale
2018-11-03 16:44:15