Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Un friulano in Africa

2019-06-04 23:16:02

Chi fu uno dei grandi esploratori dell'Ottocento? Un friulano, ovviamente!

Nel XIX secolo le potenze europee decisero di spartirsi l'Africa a tavolino: al Congresso di Berlino del 1884 i vari Stati tracciarono i limiti delle zone d'influenza e delle future colonie, che tutt'oggi sono i confini di diverse nazioni africane.

Mentre i politici erano seduti intorno a un tavolo, nell'entroterra l'Africa restava un continente in gran parte ignoto, che quindi necessitava di venire "scoperto" dagli europei. Di conseguenza l'Ottocento fu il secolo delle grandi missioni di esplorazione: uomini come David Livingston e Henry Stanley scrissero il loro nome nella storia viaggiando in lungo e in largo per il continente nero, facendo scoperte importanti ad ogni viaggio e reclamando immensi territori a nome delle potenze come il Regno Unito.

Pochi sanno però che tra i grandi esploratori c'è stato anche un italiano: il nobile Pietro Savorgnan di Brazzà. Figlio di un nobiluomo friulano e una nobildonna laziale, di Brazzà visse e lavorò per decenni in Francia, esplorando la regione del fiume Congo per conto del governo di Parigi. Grazie alla sua intelligenza, tatto e buone maniere, l'esploratore fece in modo di reclamare a nome della Francia moltissimi territori in tutta l'Africa Centrale, inoltre ottenne da un re locale il diritto di costruire un insediamento di europei sulla riva nord del fiume Congo: oggi quell'insediamento è diventato la capitale di uno stato moderno, la Repubblica del Congo.

Purtroppo di Brazzà non poté difendere gli indigeni dalla rapacità del governo francese, che inviò nella colonia africana dei governanti che sfruttarono senza pietà gli africani, tradendo le promesse dell'esploratore. Quando la stampa ebbe notizia dello sfruttamento e degli abusi dei francesi alle spalle dei colonizzati il governo di Parigi richiamò di Brazzà dall'esilio e lo incaricò di redigere un rapporto sull'amministrazione coloniale: la relazione fu completata in tempo, ma purtroppo l'esploratore non riuscì a pubblicarla a causa della morte che lo colpì a soli 53 anni, si sospetta per avvelenamento.

Tuttavia bisogna notare che la sua opera è ancora viva: l'insediamento fondato nell'Ottocento e tutt'ora esistente si chiama Brazzaville e anche i governi africani post-coloniali (dittature incluse) hanno mantenuto il nome, mentre le città dai nomi europei dell'ex Congo Belga hanno preso nomi africani dagli anni Sessanta in poi.

Fonte: HistoRick