Libri & Scrittura
Passi Sparsi #04
Passi Sparsi di Lidia, ex consulente finanziario, anni 45.
Sottofondo consigliato: L“Indifference - Cafe Accordion Orchestra
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Non poter avere un posto di lavoro perché si ha un eccesso di specializzazione è come sentirsi dire dal partner “ti lascio perché ti amo troppo”. Non posso lavorare in questa banca perché ho un curriculum “eccedente alla mansione richiesta”. Gli ho riso in faccia, ma non è servito a nulla, quello era solo un lacchè qualsiasi. Prova a spiegargli che non vuoi più rovinarti la vita col lavoro, che non cerchi più posizioni di estrema responsabilità, o stipendi da manager, che non hai più voglia di smazzarti dall’alba al tramonto per far arricchire qualche cliente. Ti prendono per scema. Solo un posto da cassiera, un cartellino da timbrare all’entrata e all’uscita, le ferie che mi spettano e basta, non chiedevo altro, ma è troppo a quanto pare. Sono stanca di avere il telefono contro l’orecchio per più di otto ore al giorno, di ricevere clienti importanti, con portafogli azionari sovradimensionati, che non ti dicono un grazie se lo aumenti, mentre sono pronti a prenderti a calci se diminuisce. Voglio godermi il tempo ora, pretendo di poter fare una passeggiata in centro quando ne ho voglia, senza doverla rimandare per qualche meeting dell’ultimo minuto. Non voglio svegliarmi in piena notte chiedendomi se ho fatto o no quella telefonata importante. Voglio ingrassare almeno cinque chili, poter disdire l’appuntamento con il parrucchiere, camminare con le scarpe da tennis, andare in giro a piedi o con la metro, andare al cinema, a bere un aperitivo con le amiche, fermarmi in una libreria e sfogliare tutto quello che mi va, togliermi l’orologio, buttare il cellulare. Fare un figlio. Camminare. Un lavoro come il mio ti impedisce un sacco di cose, ti obbliga a farne altrettante che non sono utili alla vita, ma soprattutto… ti toglie i passi. Hai sempre un’automobile sotto il culo, un taxi, un aereo, una poltrona. Camminare Dio mio. Lo sto facendo ora e mi sembra di provarci per la prima volta. Come può essere che ci si abitua a tutto? Da ragazzina ho calpestato ogni centimetro dei porfidi e degli asfalti di questa città, ho percorso Via San Faustino almeno trenta volte al giorno, comprato prosciutto in botteghe piene di sorrisi e profumi di cose buone da mangiare mentre cammini, scambiato parole con donne e uomini che lavoravano, salito e sceso scale di pietra grigia con ringhiere arrugginite e odore di urina di gatti. Cosa mi è successo in questi venticinque anni? Cosa hanno visto i miei occhi, se non grafici, torte con spicchi colorati e numeri e percentuali e monitor e tastiere e persone di corsa che restavano ferme? Oggi riprendo i passi miei!
Passo in Via Gasparo da Salò, alzo lo sguardo su San Faustino in riposo, con la cupola che sembra un trullo rosso. Poi mi accoglie Piazza della Loggia, mi fermo a bere un sorso d“acqua cittadina e sento che ho voglia di urlare, di fare una pazzia, una di quelle che ti attirano addosso gli sguardi di tutti.
Regina reginella quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello tutto d’oro e tutto bello? Venti passi da leone! Chi mi ha visto allungare le gambe a quella maniera avrà pensato che sono disturbata, anche perché stavo ridendo. Ridevo di quanto ancora posso fare la scema a quarantacinque anni. Lidia ex consulente finanziario anni 45
Fotografie di Eros Mauroner