Panta Rei

Il Barolo nasce nelle langhe, termine che secondo alcuni studiosi deriverebbe da "Langues" che non sono altro che delle lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni. Dal punto di vista geologico, le Langhe hanno origine nell'Era Terziaria o Cenozoica, iniziata quasi 70 milioni di anni fa. La marna tufacea bianca caratterizza il comprensorio di produzione, sulle colline alte a dominare il fiume Tanaro. Il terreno di cui è composto il territorio nella sua massima parte appartiene a quella formazione geologica che si chiama "terreno tortoriano", uno dei 14 strati dai quali è formata la pila dei terreni sedimentari che compongono il bacino terziario del Piemonte. Il terreno Tortoniano è caratterizzato da alternanze di marne e sabbie stratificate; le prime sono di colore grigio-azzurro, non molto resistenti e danno luogo a colline biancheggianti piuttosto basse e rotondeggianti. Le marne sono molto favorevoli alla coltivazione della vite. Il barolo nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo Il vino Barolo comincia a comparire a metà del XIX secolo circa, originato dall'omonimo paese nelle Langhe, in Provincia di Cuneo, con le tenute e le cantine già sede del Castello dei Marchesi Tancredi Falletti e Giulia Colbert Falletti di Barolo. Esso è semplicemente un diretto derivato di uve nebbiolo e quindi di vino nebbiolo (o nebiolo), magistralmente vinificato per ottenere un prodotto eccezionalmente ricco ed armonioso, destinato a diventare l'ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti europee. A rendere importante il Barolo era ed è la sua struttura che esprime un bouquet complesso e avvolgente, in grado di svilupparsi nel tempo senza perdere le sue caratteristiche organolettiche. La zona di origine delle uve adatte a produrre i vini a denominazione di origine controllata e garantita «Barolo», la cui prima delimitazione risale al 31 agosto 1933, comprende i territori dei comuni di Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d'Alba e parte dei territori dei comuni di La Morra, Monforte d'Alba, Roddi, Verduno, Cherasco, Diano d'Alba, Novello e Grinzane Cavour in provincia di Cuneo. I vigneti devono rispondere ai requisiti esposti ai punti che seguono: -Terreni: argillosi, calcarei e loro eventuali combinazioni; -Giacitura: esclusivamente collinare; sono da escludere categoricamente i terreni di fondovalle, umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati. -Altitudine: non inferiore a 170 metri s.l.m. e non superiore a 540 m s.l.m. -Esposizione: esclusione per i nuovi impianti, del versante nord. La conservazione del NEBBIOLO, richiede un invecchiamento di almeno 38 mesi, di cui 18 in botti di legno, a decorrere dal 1º novembre dell'anno di produzione delle uve. Dopo questa fase prende il nome di BAROLO. Di colore rosso granato con riflessi aranciati, al naso si presenta intenso e persistente, ovvero con un patrimonio olfattivo eccezionalmente complesso, che tende a prediligere, a seconda dello stato evolutivo, note fruttate e floreali come viola e vaniglia o note terziarie come goudron e spezie. In bocca le componenti "dure" (acidità, tannini, sali) risultano piacevolmente equilibrate da quelle "morbide" (alcoli e polialcoli), con una intensità e persistenza eccezionali che fanno del Barolo un vino potente, elegante e di grande personalità. Il vino Barolo trova il giusto abbinamento con piatti come arrosti di carne rossa, brasati, cacciagione, selvaggina, cibi tartufati, formaggi a pasta dura e stagionati. Come tutti i "grandi vini rossi", può essere anche classificato come vino da meditazione. È un ingrediente essenziale del Brasato al Barolo, tipica ricetta della cucina piemontese.

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