Michele Grilli
Founder Junior
LIBERTA' APPARENTE Vi capita mai di fermarvi un attimo e pensare: ma siamo davvero liberi? Io, se ci penso bene, credo che mi sia sentito davvero libero fino all'adolescenza, ma in particolare fino all'età di 12 anni, quando d'estate si andava al mare con tutti gli altri bambini del condominio in cui ho vissuto, l'inverno si organizzavano serate a tema e allo scoccare delle 17 di ogni giorno si andava tutti in cortile, chi a giocare a calcio, chi alla campanella, chi a guardie e ladri, chi a biglie, chi a figurine, chi a nascondino, tra le urla dal balcone dei signori più anziani che volevano riposare. E chi se la scorda la secchiata d'acqua gelata del signore del primo piano, infastidito dagli schiamazzi mentre giocavamo a calcio. Cancelli automatici rotti, pali della luce devastati, risate, urla, indisciplina, ma c'era LIBERTA' in tutto questo. Proprio recentemente mi è capitato di parlare con una signora del condominio, il cui figlio giocava esattamente come me nel cortile in quegli anni magnifici e, non senza malinconia, ricordava quei momenti e soprattutto mi faceva notare che dopo quella generazione di bambini, non si sono sentiti più quegli schiamazzi fastidiosi, ma che profumavano di LIBERTA', SEMPLICITA', GIOIA DI VIVERE. Ora in quel condominio c'è un silenzio assordante e i bambini sono rinchiusi nelle loro case, intrappolati nei monitor di qualche aggeggio infernale. Io, dopo quel periodo, non mi sono più sentito libero. Troppi i vincoli imposti da questa società governata non dai politici, non dai governi, ma da menti estremamente potenti e pericolose che ci vogliono schiavi e che ci hanno resi schiavi. La nostra libertà è solo apparente, siamo ciò che vogliono, facciamo ciò che dicono. Potendo, purtroppo, fare ben poco per liberarmi da queste catene invisibili ma pesantissime mi rifugio nell'amore per le persone per me importanti, in un tramonto al mare, nello sguardo di un bambino e nella speranza che un domani Dio, o chi per lui, ci liberi da questa schiavitù terrena.
Michele Grilli
Founder Junior
L'INFERMIERE: LA PROFESSIONE PIU' DIFFICILE AL MONDO Per fare l'infermiere in Italia serve, da un punto di vista formale, una laurea triennale e l'iscrizione all'albo. Vi assicuro, però, che non basta questo per fare l'infermiere. L'infermiere può lavorare in così tanti settori e reparti ospedalieri che non bastano i tre anni di tirocinio universitario per uscire completamente formati. I pensieri che mi attanagliavano quando firmai il mio primo contratto per lavorare in un reparto di un ospedale furono gli stessi di quando entrai per la prima volta in un reparto di ospedale da tirocinante, e quindi da studente. Cosa voglio dire con questo? Che formalmente sei abilitato a svolgere la professione, ma lo sei anche caratterialmente? Per fare l'infermiere devi essere pronto a svolgere sia il lavoro, già complesso, di routine che, soprattutto, quello improvviso, l'emergenza! Durante l'emergenza entrano in gioco tutte le abilità di un infermiere, da quelle tecniche a quelle umane: velocità e precisione d'esecuzione, prontezza, freddezza, fermezza, comunicazione. Vi assicuro che tutto questo non si impara sui libri, o ce l'hai oppure potrai solo lavorare in oculistica o negli ambulatori. Ciò che rende questo lavoro estremamente difficile è l'idea di non avere a che fare con scarpe, oggetti, cose, ma con persone. Un operaio può sbagliare a fabbricare un oggetto, un infermiere se sbaglia a somministrare una terapia può uccidere. A tal proposito ci terrei a dire una cosa: nel corso della mia esperienza da infermiere ho potuto constatare che, nonostante si tratti di una professione con responsabilità e pressioni enormi soprattutto in certi ambiti e reparti ospedalieri, in Italia ci fanno lavorare a ritmi infernali, con continui fenomeni di demansionamento e soprattutto con un rapporto del numero infermiere:paziente completamente inadeguato. Spesso ti trovi a dover gestire reparti complessi e che richiedono parecchio lavoro con un numero di infermieri completamente inadeguato rispetto al numero cospicuo di pazienti da gestire. Io ho lavorato sia al nord che al sud Italia nel settore pubblico e, ad oggi, il bilancio è che fare l'infermiere in Italia è decisamente più difficile che farlo in altri Paesi come Svizzera, Danimarca, Svezia, Germania, Norvegia, Lussemburgo, Regno Unito ecc. Quando ti trovi a lavorare in ambienti in cui la fatica e lo sforzo che fai per erogare la migliore assistenza possibile, nonostante tutte le mancanze e difficoltà, viene riconosciuto dai pazienti stessi e dai loro cari, vai a casa stanco ma soddisfatto, quando viene a mancare anche questo allora inizi a chiederti se vale ancora la pena....morale della favola: Noi infermieri dobbiamo sempre essere disposti a donare sorrisi e speranze ai pazienti, ma a volte anche noi abbiamo bisogno di un semplice GRAZIE, semplicemente per darci ancora la forza di dare del nostro meglio nonostante tutto. Grazie a tutti per la lettura, un abbraccio.
Michele Grilli
Founder Junior