Marco Boscarato

Cucina, cibo, storie. Poesia!

Marco Boscarato

Cucina, cibo, storie. Poesia!

Non esageriamo, è un buon dentifricio.

2020-04-29 07:14:14

Un articolo, questo, in cui vorrei fare alcune considerazioni e mettere in luce il valore della modestia, del rispetto e della responsabilità.

"Non esageriamo, è un buon dentifricio."

(Dottor Ciccarelli)

In un mondo gridato, urlato, nel quale si alimentano paure, si cerca continuamente di vincere, di imporre il proprio ego, nel quale ognuno di noi è invitato a essere perfettamente in salute, perfettamente in forma, perfettamente inserito socialmente, perfetto in tutto, il contrasto con l'essere necessariamente imperfetti e limitati nel proprio giudizio, per nostra stessa natura, è un inconsapevole e intimo dolore che ci spinge  (se non è compreso, appunto) a gridare, a urlare la propria supposta “verità” in faccia agli altri che non capiscono, con voce grossa o sarcasmo.


Non capendo che anche noi non la deteniamo affatto, la verità.


Da qui la moralità pret-a porter.


Perché anche quella ci viene fornita già bella e impacchettata, in questo mondo che invita alla non-responsabilità. Con una moralità fornita pronta all'uso, quella che invece dovremmo costruirci con fatica, con una vera ed effettiva responsabilità (cioè capacità di rispondere) va a quel paese.


Responsabilità

Responsabilità non significa “avere una risposta”, ma significa capacità di elaborare i dati fattuali per cercare di darsela, una risposta. Ma se accettiamo che ci venga fornita una moralità per giudicare gli altri e il mondo, questa capacità non viene coltivata. Se pensiamo che il nostro giudizio sia la verità, non ci accorgiamo che è invece lo specchio delle convinzioni che spacciamo per verità. Così facendo, mostriamo il nostro ego come una coda di pavone: “vi spiego io come si deve fare, vi dico io”. Ci riteniamo competenti e allo stesso tempo giudichiamo coloro i quali propongono una idea alternativa alla nostra come incompetenti, idioti.


Tutti siamo invitati a questo “magico show” di noi: ci invita a recitarlo una società boriosa e competitiva, la società che “sa” esattamente per noi.


Non dimentichiamo però che la società non è una “sovrastruttura” che ci è data, calata dall’alto, ma si costruisce con la somma dei nostri atti responsabili: non dovremmo ancora una volta demandare la nostra responsabilità alla società, come un continuo gioco delle tre carte.


Ecco che arrivano gli esperti e le task force. E’ un mondo di esperti, dobbiamo ascoltarli e “farne parte”. Così siamo nel giusto.


Ma ci sfuggono due cose.

La prima, che questo non significa far parte del mondo che sa, diventiamo dei tifosi degli esperti. Pensiamo di essere nel giusto ma in realtà non abbiamo fatto altro che indossare una maglia con i colori della nostra squadra.

La seconda, che quegli esperti sono come noi, immodesti. E ancora una volta, quel poco giudizio che evochiamo come nostra migliore qualità, come nostra capacità di stare nel mondo e di entrare in relazione con gli altri, va a farsi fottere. Perché abdichiamo alla nostra responsabilità di giudicare i fatti. Confondiamo, di fatto, la nostra testa con la nostra pancia, la nostra capacità di pensare con l’esercizio della simpatia.


Questo, ovviamente, non significa evitare di esprimere un proprio giudizio, ma  semplicemente cercare di circostanziarlo e temperarlo. Il nostro giudizio è un re a cui affidiamo il governo del nostro paese interiore, ma la monarchia deve poter essere temperata dal regicidio, non possiamo pensare che il re sia vestito se, grazie al sistema di controllo che è importante darci, il re è invece nudo,


Possiamo quindi darci un sistema di controllo, in questo mondo che ci urla nelle orecchie cosa siamo e cosa non dobbiamo essere?

Forse sì.


Per fortuna possiamo evocare delle qualità che ci vengono dagli antichi, dalle società che sono state capaci di costruire (nel dopoguerra, ad esempio) nella nostra cultura, dalle altre culture. Qualità che abbiamo, ma che tendiamo storicamente a dimenticare, in fasi alterne.


Modestia

Ad esempio la modestia. Quella che è considerato nella società odierna un limite (una persona “modesta” è una persona che non ci arriva, non sa emergere), può essere una qualità preziosa al giorno d’oggi.

Ancora una volta può esserci d’aiuto l’etimologia: modesto è colui che il quale ha un limite. Ma non vi sembra oggi che la consapevolezza dei propri limiti possa essere una qualità? In un mondo nel quale questi limiti vengono continuamente dimenticati, messi da parte, ma non per questo smettono di esistere nei fatti, non è forse fondamentale imparare a conoscerli?

Solo così potremo davvero superarli e guardare al futuro con consapevolezza e responsabilità. Se noi non coltiviamo la modestia, la consapevolezza del nostro limite, non riusciremo a superarli davvero e qualcosa ci tornerà contro, come un’onda di piena.

Andare inconsapevolmente oltre un limite significa rischiare di generare uno tsunami. Diventare consapevoli può consentirci di costruire aeroporti sull’acqua, conoscendo il fondo del mare su cui fondarli, per far partire con la giusta quantità di carburante i progetti che vogliamo far decollare.

Consapevolezza, modestia o umiltà, attenzione.


Sono qualità di cui la società al giorno d’oggi, a mio (modesto) modo di vedere, ha bisogno come il pane. Ciascuno di noi faccia il più possibile attenzione a delegare la propria coscienza a chi “ne sa più di lui”. Non significa che non debba farlo, ma faccia attenzione e non giudichi gli altri come “modesti”, incapaci, stupidi.


Il giudizio è molto spesso nient’altro che uno specchio impietoso, come nella fiaba di Cenerentola.

Pensiamo di essere la candida Cenerentola ma ci comportiamo come la regina cattiva, vogliamo essere “migliori” degli altri. Pensiamo di essere un d’Artagnan che difende il mondo e siamo invece un donchisciotte che se la prende con i molini a vento pensando siano dei draghi.


Dobbiamo stare tutti molto attenti, tutto ci invita a sbagliare.

E quindi, se di questo siamo consapevoli, tutto ci invita anche a capire.


Rispetto

In finale evoco un’ultima qualità, spesso dimenticata: rispetto.

Gli esempi che vediamo quotidianamente vanno in tutte altre direzioni, il sarcasmo, l’ironia, le accuse inventate con i più vari metodi, le fake news spacciate per verità e il contrario di questo. Manca il rispetto. Che come tutte le parole deve poterci “parlare”, è una parola che nasce per dire qualcosa.

Rispetto significa letteralmente “guardare indietro”.

Significa fermarsi e volgere lo sguardo al di fuori di noi. Significa riguardo, considerazione, attenzione. Significa cioè capire il nostro limite e sapere con certezza che non è il caso di andare oltre, giudicando gli altri.

Significa capire che il nostro punto di vista non è il punto di osservazione della verità, ma solamente “un buon dentifricio”, il meglio che abbiamo potuto fare fino a quel punto per capire il mondo.

Non offre quindi al nostro sguardo tutto l’esistente, ma consente di vedere una parte del mondo, facendosi un proprio giudizio.

Che è necessario, non possiamo privarci del giudizio!

Ma questo è il nostro limite.

Il nostro giudizio potrà essere buono, molto buono. Ottimo.

Ma non "il migliore".


Se giudichiamo il giudizio di altri andiamo oltre i nostri limiti e, come chi vuole costruire aeroporti non conoscendo il fondale marino, non conoscendo il limite, offriamo il nostro contributo alla costruzione di una società, prendendoci un grosso rischio.

Conoscendo il fondale, conoscendo il limite, si può invece costruire.


Per cui cerchiamo, nei limiti del possibile, di coltivare modestia, rispetto, responsabilità e di ascoltare anche chi offre una voce diversa dalla nostra o da quella ufficiale.

Più che mai cerchiamo di coltivare queste qualità, in un mondo che continua a dirci come dobbiamo fare e continua a scegliere per noi, fino a forzare lo stesso dettato costituzionale.


Vi ringrazio per aver seguito queste considerazioni, il mio intento era di mettere in luce alcuni aspetti di questo mondo in rapidissima trasformazione e del nostro tessuto sociale,

Ogni vostra osservazione sarà graditissima.

by Marco Boscarato