Marco Boscarato

Cucina, cibo, storie. Poesia!

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Cucinare un gioco: cronache di un "Masterchef" casalingo

2019-06-03 10:32:08

Cucinare un gioco. Sono tutti “i migliori” al nostro “Masterchef ”! Eccovi il racconto di un piacevolissimo mercoledì pomeriggio al nostro corso di cucina

Gentili amici,

eccovi il racconto di un piacevole e costruttivo mercoledì pomeriggio.


Il mercoledì pomeriggio insegno tecniche di cucina, presso Enaip di Noale (VE), ad una classe di adulti. Lavoriamo insieme da febbraio. Tra momenti di teoria e di pratica stiamo cercando di crescere insieme in professionalità e competenza, per poter infine arrivare al nostro obiettivo di fine corso: il mio, quello di aver potuto trasmettere un po’ di esperienza; il loro, quello di ottenere un certificato professionale.


La classe è eterogenea: c’è chi il mestiere di cuoco lo sa fare benissimo, chi è alle prime armi e viene sostenuto dalla passione.


Mercoledì scorso il tema che avevamo deciso insieme di sviluppare era quello degli ortaggi di stagione


Già abbiamo affrontato varie tecniche: preparazione di crespelle, pasticci, zuppe, risotti… tutti nell’ambito della cucina vegetariana e vegana, in cui mi sono specializzato nel tempo (oltre al pesce di tradizione, con Sua Maestà baccalà mantecato in primis, che deriva dalla mia tradizione familiare).


Per cui abbiamo pensato di organizzare un gioco: una sorta di “masterchef di casa”, dividendoci in tre squadre. Ciascuna di 4 elementi, ciascuna con un capogruppo, eletto dal gruppo, che avrebbe deciso la divisione dei compiti, e ciascuna con un “presentatore” che avrebbe raccontato alle altre squadre il lavoro svolto.


Alla fine le altre squadre avrebbero votato la squadra “migliore” (lo metto tra virgolette, spiegherò  alla fine perché), che avrebbe ricevuto… un riconoscimento pubblico! :-)


Il lavoro sarebbe consistito in questo: dati gli ingredienti base (melanzane; zucchine; pomodori; carote), usando qualsiasi altro ingrediente presente in cucina (non siamo cattivi come a Masterchef, eh!), ciascuna squadra doveva predisporre, in due ore, due o tre diverse preparazioni a proprio piacimento.


Era responsabilità del caposquadra coinvolgere tutti con mansioni specifiche, coordinando il lavoro del gruppo e coordinandosi con le altre squadre.


Ecco le squadre formate e i loro piatti. Vi dirò poi come è andata, e le conclusioni.


Prima Squadra:

Mariana – Melissa – Roncia – Federico    :

Caposquadra Mariana – Presenta Federico

Torta di carote con cioccolato - Antipasto da definire con zucchine gorgonzola e crema di pomodori


Seconda squadra: 

Giuliano – Luisa – Frederico – Alessandra

Caposquadra: Giuliano – Presenta: Luisa

Risotto con zucchine – Parmigiana di melanzane scomposta – Finocchi caramellati


Terza squadra: 

Rosanna – Madaleysi – Sandra – Antonella

Caposquadra: Rosanna – Presenta: Sandra

Gnocchi senza patate con pomodorini secchi e gorgonzola – Frittata con zucchine cipolla e pomodorini – Finocchi gratin


Intanto, due ore sono volate via in un lampo, e hanno lavorato TUTTI. 

Lavorare in squadra è DIVERSO.


Non necessariamente chi è più bravo costituisce la squadra più brava, perché si possono creare delle dinamiche differenti. La competenza non è sulla cucina, ma sul lavorare insieme.


E non necessariamente vince il “migliore”.


Vi spiegherò perché, secondo me.


Non perché la squadra capitanata da Mariana, valutata con 8/10, contro 7,60/10 e 7,15/10 non sia stata la migliore, tutt’altro.


Ma perché migliore, se svolgiamo una attività formativa come quella nella quale ci stiamo adoperando, è un termine relativo, soprattutto rispetto a sé stessi.

Il meglio che uno può fare non dipende dalle condizioni di partenza, mai. Le condizioni sono solo condizioni.


Ciascuno fa del proprio meglio ed è per questo “migliore”. Migliore deriva dal greco, da un termine composto di Mala che significa “forte”, “valente”.


Ciascuno parte da una serie di condizioni di competenza, una determinata e specifica esperienza, e il suo “essere migliore” ha a che vedere con la sua capacità di utilizzarla, appunto, al “meglio”.

Ciascuno, in questo bel gioco di squadra, si è fatto forte, ha messo animatamente del suo. Tutti sono stati attivi e partecipi.


Tutti migliori, quindi!


Certo, c’è chi ha vinto, e meritatamente.


Perché la torta di carote e cioccolato assaggiata in finale era proprio buona.


Ed è stato molto bello anche un elemento in più, nel finale: il fatto che nella valutazione delle squadre abbia influito anche quel sostegno che fa comunità, che fa crescere.


Perché la squadra vincitrice aveva avuto qualche intoppo all’inizio, alcuni del gruppo si erano agitati e pensavano di non aver lavorato bene.


Non era così, certamente, ma questo sentimento era stato colto; e non si è avuto timore di donare voti generosi, per riconoscere il merito, ma anche per sostenere con un segno tangibile chi era stato visto in difficoltà.


Così si lavora! Complimenti davvero, ragazzi, siete una bellissima squadra!


Ed ecco il riconoscimento pubblico: nella foto, signori, i vincitori!


Mariana, Melissa, Roncia e Federico.



by Marco Boscarato