Le Vie della Dea

Da Donna a Dea, lascia emergere la parte più autentica di te

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La Grande Madre, uno scritto di Roberta Antonelli

2018-09-14 09:36:08

Con il permesso dell'autrice, condivido con voi uno scritto di Roberta Antonelli, archeologa, storica e curatrice d'arte. Ritengo importante dare voce a chi ha le competenze per parlare in materia! "Vi propongo un breve viaggio immaginario nonché interiore. Siamo a Catal Hujuk, un piccolo centro abitato dell’Anatolia, attorno al 5000 a.C. I nostri piedi nudi percorrono una scala profonda, che scende, profonda, sempre più profonda. riusciamo a sentire la pietra grezza sotto la pianta del piede, l’aria che si fa sempre più calda. Al termine della nostra scala si apre un antro: è silenzioso, cupo e le sue pareti sono dipinte di rosso, un rosso vivo. Curiosi simboli sono incisi sulla sua superficie. La nostra attenzione viene colta da una donna gravida, nel momento del parto: è adagiata su un altare petroso, al centro della stanza. Grida e tutti attorno la pregano, stupefatti. Produrre vita era il mistero supremo a cui un antico aveva modo di assistere. Nella sua mente non era assolutamente ben chiaro il processo di fecondazione che avrebbe portato la donna a generare e produrre Vita. Di fronte a questo immenso atto, il solo che garantisse la riproduttività della specie, l’essere primitivo assisteva attonito. La donna partorendo era quanto di più accostabile alle forze della natura, in rigenerazione perpetua nel corso delle stagioni, e per questo considerata figlia di una Divinità, che producendo per prima a sua volta, non poteva altro che avere un connotato femminile, essere donna anch’essa dunque. Così, poiché rappresentarla unicamente tramite le sembianze femminili sarebbe stato riduttivo, gli antichi escogitarono un sistema di segni e simboli che sono stati codificati soltanto negli ultimi decenni. Così, nelle incisioni parietali, ora la Madre è “vulva aperta”, l’organo produttivo, ora “rana”, l’animale che ha la struttura corporea più analoga a quella d’una donna partoriente, ora “flusso”, riprodotto ad onde, spirali, chevron, quale allusione al liquido amniotico. Fu nell’elaborazione di quel sistema che l’acqua divenne un elemento sacro e purificatore: le acque interne della madre preservavano la vita in quel rigonfiamento del ventre spuntato nella donna all’improvviso ed erano per questo ritenute divine. Ma la Dea che tutto avvolgeva non poteva inoltre contemplare la vita, senza essere anche dea della Morte, poiché la morte come ogni dolore era ed è la via necessaria per la rinascita, la sola via del superamento. In questa veste si fa “civetta”, “osso bianco”, maschera. Ogni qual volta vi troviate di fronte a post che contemplano la fertilità della dea alludendo alla donna che partorisce, sappiate che è errata, per il modo in cui la Grande madre veniva anticamente contemplata. Fertilità per loro era anche nascita, ma non solo nascita, era mutamento, sconvolgimento, progressione, futuro, ciclicità del tempo, è in quest’ottica che si è diffusa la credenza del legame lunare al ciclo mestruale. Forse è questa energia che in noi donne abita che ci rende così mutevoli, incostanti, briose e nostalgiche al tempo stesso. Veniamo da una Madre e da una società matriarcale che solo con la discesa dei popoli Kurgan assunse un connotato patriarcale, ma prima: noi cacciavamo, noi decidevamo, noi eravamo le vere colonne delle società primitive antiche. Spero con questo post di aver fatto un po' di chiarezza. Un abbraccio a tutte."

by Selena Chiappori
Le Vie della Dea

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Mabon: brano tratto da un mio articolo. Buio e luce

2018-09-13 17:04:29

Mabon è la seconda festa del raccolto, sulla Ruota dell'anno pagana e corrisponde all'equinozio d'autunno. Gli equinozi,vquello d'autunno e quello di primavera, sono momenti particolari, in cui gli opposti d'incontrano in un abbraccio: luce e buio, notte e giorno, forze crescenti e decrescenti, per un giorno si equivalgono. Sono quindi celebrazioni dedicate all'equilibrio, all'armonia fra gli opposti. Abbiamo detto che per 24 ore, luce e buio si equivalgono, ma mentre all'equinozio di primavera, la direzione è quella della crescita della luce, all'equinozio d'autunno il buio è destinato a prendere il sopravvento. Questo fenomeno può essere profondamente destabilizzante per l'uomo moderno, polarizzato com'è verso l'attività, la luce, l'estroversione, mentre le popolazioni antiche conoscevano molto bene l'importanza di tutti i cicli dell'esistenza. Il buio, l'avanzare della notte, il ritiro delle energie che ci spinge ad esplorare la nostra interiorità, sono importanti tanto quanto la luce. Ci permettono di riposare, di prendere degli spazi in cui sondare le nostre profondità e crescere. Ricordiamo che è dall'oscuro ventre materno che proviene la vita.

by Selena Chiappori
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Notte di sogni

2018-09-10 23:46:51

Popolo di Cam

by Selena Chiappori
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