Francesco Hemp

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tratto dal libro, scaricabile gratuitamente, testo non soggetto a copyright alcuno "...La Canapa indiana coltivata nella nostra Stazione Sperimentale per le Piante Officinali resistette meravigliosamente, specie gli individui pistilliferi (che del resto sono quelli che interessano) agli abbassamenti di temperatura ed alle brinate del dicembre 1931; mentre gli individui staminueri soffrirono il freddo ed andarono gradatamente deperendo. Nel settembre ebbe inizio la fioritura che si prolungò fino al dicembre per gli esemplari pistilliferi e per quelli monoici, per gli esemplari staminueri cessò nel novembre. In questa prima esperienza attribuii l'inizio in settembre della fioritura alla semina tardiva, come riferii nella Relazione finale del 1931 ; invece anche negli anni 1932,1933 ed attualmente ho potuto osservare che l'epoca della semina non influisce affatto su quella della fioritura che si inizia sempre dopo la seconda metà di settembre (Longo, 1936)...."

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Francesco Hemp

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Verso la fine del diciannovesimo secolo in Italia i farmaci a base di cannabis erano conosciutissimi, una grande parte di essi veniva importata dall''Africa e dall'Asia. L'immagine fa riferimento a sigarette di sola cannabis indiana ad alto contenuto di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC)... Nel corso della storia l'effetto psicotropo non ha mai preoccupato i medici che anzi lo ritenevano essere uno degli effetti curativi della pianta in particolare contro depressione ansia e isteria. In Italia la coltivazione della canapa era finalizzata alla produzione della fibra, nel 1940 gli ettari coltivati a canapa erano centomila! La nostra canapa però  non ha mai avuto elevate concentrazioni di THC, tant'è vero che un medico italiano ottocentesco, il dottor Carlo Erba si chiese se la nostra canapa da fibra avesse gli stessi effetti curativi della canapa indiana.  Questo ciò che scrisse:  Il sopraggiungere in Europa della conoscenza della canapa indiana e dei suoi effetti portò più di un medico a domandarsi se anche la comune canapa sativa, da secoli coltivata nel Vecchio Mondo per ricavarne fibre tessili, fosse dotata di simili proprietà. Se da un punto di vista botanico e tassonomico le opinioni furono e continuano a essere divergenti, dal punto di vista delle proprietà curative si evidenziò sin dagli inizi una maggiore unanimità dei risultati. Questi indicavano che le proprietà medicinali delle due piante erano simili, sebbene la canapa sativa risultasse, a parità di dosaggi, meno efficace della canapa indiana. Le conclusioni delle ricerche di De Courtive furono le seguenti:  l° -Il principio attivo della cannabis indica raccolta in Algeri è una resina che, alla dose di 0,05 produce il medesimo effetto che 2 grammi circa di estratto puro di haschisch, oppure di 15 a 20 grammi circa di dawamesc (..).  2° -La cannabis indica raccolta in Francia fornisce una resina meno attiva della precedente, e in minore quantità.  3° -La cannabis sativa di Francia dà una resina analoga e molto meno attiva, ma anch'essa efficace.  4° -La cannabis sativa, proveniente da semi d'Italia, ma raccolta in Francia, dà una resina più attiva della precedente.  5° -Il principio attivo della canape risiede principalmente nelle foglie della pianta. 6° -Le canapi indica e sativa non hanno caratteri botanici abbastanza distinti per formare due specie.  7° -La terapeutica debbe arricchirsi della resina delle canapi, o della cannabina, giacchè essa può rendere grandi servigi alla medicina. (De Courtive, 184.8:3634). 

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In Italia la cannabis terapeutica (contenente THC, principio attivo psicotropo medicamentoso) viene prodotta esclusivamente dallo stabilimento chimico farmaceutico militare, inoltre viene importata dall'estero (Olanda e Canada). maggiori informazioni le potete trovare sul sito https://www.farmaceuticomilitare.it/

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