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Credito e Innovazione: il binomio del 2020 in Fiera. Terza edizione a Milano per Fiera del Credito il 10 e l’11 giugno 2020. A confronto società e professionisti della gestione, banche, credit manager, avvocati e commercialisti, per esporre servizi e confrontarsi sul futuro di pratiche, strumenti, regole. Si attende il tris del successo che ha salutato le scorse edizioni. È già iniziato il conto alla rovescia per Fiera del Credito, edizione 2020. Dopo Condivisione e Sostenibilità, ecco l’Innovazione: sarà questo il tema della manifestazione al terzo appuntamento annuale, programmato per il 10 e l’11 giugno a Milano. Innovazione, croce e delizia del grande dibattito economico italiano, mantra e frontiera per guru e imprese di ogni grandezza, ordine e settore. La filiera del credito, dalle banche alle società di gestione e recupero, dai servicer ai credit manager delle grandi aziende, s’incontrerà confrontandosi sui propri orizzonti attuali, futuri e futuribili. Non si discuterà solo né principalmente di tecnologia, ma soprattutto di pratiche inedite, creatività applicata a un settore complicato, estremamente tecnico, in balia di scossoni finanziari e politici, caratterizzato da un rapporto non sempre tranquillo con i cittadini, le imprese, i risparmiatori. Idee e audacia per “cambiare il gioco” in modo equo ed efficace per ciascun attore: rinnovare e aggiornare oggi si presentano come due partite irrinunciabili. Con l’innovazione, la Fiera prosegue in un percorso coerente. Iniziato negli anni scorsi con la condivisione (si pensi allo sviluppo delle comunicazioni, della Rete, dei social) e con la sostenibilità: quest’ultima appare tanto più praticabile ed efficace quanto più si evolvano mezzi a disposizione, conoscenze e consapevolezza. Cosimo Cordaro, organizzatore dell’evento, annuncia: “Cosa significa per noi innovazione? Nuove regole, nuove pratiche per interpretare al meglio un cambiamento il quale nel nostro ambito avanza rapido e impetuoso. Ricco di opportunità, ma anche di rischi. Occorre attrezzarsi per sfruttare al meglio le une, affrontare senza timori gli altri. Abbiamo molte responsabilità, non solo verso i nostri bilanci”. La seconda edizione del salone, che riunisce e mette a confronto tutta l’industria del credito italiana, con le sue filiere dalla concessione fino al recupero, si è tenuta nel giugno scorso. E ancora una volta, dopo il brillante debutto del 2018, è stata premiata da un lusinghiero successo. Due giornate intense di workshop, tavole rotonde e focus, 2.500 partecipanti, 80 relatori, 51 tra sponsor ed espositori, patrocini prestigiosi tra cui Università Cattolica e Regione Lombardia, salutate da un’ampia copertura degli organi di stampa. Tra gli ospiti e i relatori, oltre a figure istituzionali come l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia Alessandro Mattinzoli, manager e rappresentanti di società che non hanno bisogno di presentazione, tanto nel mondo del credito quanto, più in generale, nel panorama finanziario italiano: da Cribis D&B fino a PWC, da Banca d’Italia a Wind Tre, da Cerved Group fino a Ernst & Young. Tra i credit manager intervenuti quelli di Adecco, Pasta Rummo e Acea. Ospiti fissi e attivi nell’organizzazione, anche molte associazioni di categoria, tra cui Assilea (Associazione Italiana Leasing) e ACMI (Associazione Credit Managers Italia). Quest’anno entrambe le realtà avranno uno spazio particolare: se fin dall’inizio ACMI ha organizzato il suo evento annuale all’interno della Fiera, una delle novità in anteprima di Fiera del Credito 2020, è un intero pomeriggio riservato al leasing. Come ogni anno e nell’ottica di affrontare sempre più a 360 gradi i temi legati alla gestione del credito, sarà protagonista anche una giornata di studio dedicata alle tematiche degli NPL con tavole rotonde e approfondimenti. Non rimane che mantenersi aggiornati per scoprire i passi verso… Fiera del Credito 2020. Stay tuned www.fier

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Npl, quali sono le opportunità nascoste dietro la crisi? Il sondaggio di Ey sui principali operatori del settore degli Npl ha evidenziato maggiori difficoltà per il comparto nel breve periodo, ma anche nuove opportunità a medio-lungo termine. Gli effetti del blocco delle attività a causa della pandemia da Covid-19 si faranno sentire nel breve periodo, tuttavia a medio-lungo termine potrebbero aprirsi nuove opportunità per il settore degli Npl. È quanto emerso dal recente sondaggio di Ey rivolto ai principali esponenti del comparto e intitolato “Gli operatori bancari investitori in NPE: quali ruoli e opportunità nel nuovo contesto di mercato?” Secondo le risposte dei partecipanti è evidente come il lock down delle attività abbia comportato un clima di incertezza generale con conseguente rallentamento nella gestione dei portafogli di Npl e la cancellazione di una parte delle cessioni già programmate. Inoltre, gli operatori del settore stimano una contrazione dei recuperi nei prossimi mesi che potrebbe arrivare al 20%. I settori più colpiti dalla crisi economica sono quello alberghiero, del commercio al dettaglio, intrattenimento e ristorazione, automotive e trasporti. Tuttavia, i partecipanti al sondaggio sono in gran parte concordi sul fatto che le maggiori difficoltà riguarderanno il breve periodo, ma nei mesi a venire potrebbero aprirsi opportunità interessanti per il settore. Nello specifico, gli operatori prevedono “una riduzione della competizione da parte degli investitori internazionali nei processi di cessione, spinta in alcuni casi dallo spostamento verso asset class più liquide e in altri dai maggiori rendimenti attesi”. Inoltre, gli incentivi fiscali introdotti dal decreto “Cura Italia” sulla cessione dei crediti deteriorati fino a fine anno “potrebbero rappresentare un’ulteriore spinta verso la ripresa delle transazioni”. Infine, alcuni operatori intravedono nuove opportunità anche sul fronte del mercato secondario, “in particolare riguardo alle cartolarizzazioni di portafogli assistite da Gacs, che potrebbero favorire i flussi di cassa e migliorare le performance dello strumento”. “Le recenti misure governative che incentivano le cessioni di portafogli Npe sono state accolte positivamente dagli operatori” ha commentato a margine Erberto Viazzo, Partner e Italy TAS FSO Leader di Ey “Tuttavia, si ritengono necessarie iniziative volte a snellire le procedure giudiziali e a velocizzare la distribuzione dei riparti dei capitali giacenti nei tribunali”.

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Le imposte attive differite (DTA) di chi cede crediti deteriorati diventano credito d’imposta, ma solo per chi ha perdite fiscali Tra le misure di interesse e di necessario approfondimento, il Decreto Cura Italia (D.L. n. 18/2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 70 del 17 marzo 2020) prevede, all’articolo 55, un’articolata disposizione normativa che è volta, in presenza di determinate condizioni e regole, a riconoscere un incentivo fiscale (nella forma di credito d’imposta) connesso e parametrato alla cessione di crediti deteriorati che le imprese vantano nei riguardi di debitori inadempienti. Come evidente e visto l’attuale contesto di forte criticità, le posizioni creditorie interessate da tale norma possono rivestire caratteri di significatività ove, ad esempio, in ipotesi di crediti incagliati e accumulati nel corso degli anni. Per andare subito al punto circa la portata applicativa di tale misura agevolativa, occorre segnalare che, mentre sotto un profilo soggettivo, tale disposizione trova in linea generale applicazione nei riguardi di tutte le società e dei soggetti d’impresa (ad esclusione dei soggetti in stato o rischio di dissesto – art. 17, D.Lgs. n. 180/2015 – ovvero in stato insolvenza), sotto invece il profilo “oggettivo” e di spettanza dell’incentivo, la norma trova applicazione unicamente ove sussistano (in capo alle imprese) determinate posizioni soggettive fiscali e precisamente: i) perdite fiscali riportabili di cui all’articolo 84 del Tuir e/o ii) la cosiddetta eccedenza di base ACE riportabile in avanti di cui all’articolo 1, comma 4, D.L. n. 211/2011. In altre parole e in sintesi, dunque, la misura agevolativa in esame non è fruibile dalle imprese che, pur vantando crediti deteriorati, non dispongono di perdite fiscali e/o di un’eccedenza di base ACE riportabili nel corso del 2020. In tale contesto e prospettiva, il Decreto Cura Italia ha introdotto un “nuovo regime speciale” di conversione delle imposte anticipate (c.d. deferred tax asset – di seguito anche “DTA”), riscrivendo, così come risulta per l’espresso rinvio operato dall’articolo 55, l’articolo 44-bis introdotto lo scorso anno con il decreto Crescita (D.L. n. 34/2019). Più in dettaglio le società che cedono a titolo oneroso, entro il 31 dicembre 2020, i crediti pecuniari (sia commerciali sia di finanziamento) vantati nei confronti di debitori inadempienti, possono trasformare in credito d’imposta le attività per DTA riferite appunto a i) perdite fiscali non ancora computate in diminuzione del reddito imponibile alla data della cessione e/o ii) eccedenza di base ACE non ancora dedotta o fruita alla data di cessione del credito. Una prima indicazione rilevante: le DTA riferibili alle predette posizioni fiscali oggetto di riporto possono essere trasformate in credito d’imposta anche se non sono iscritte in bilancio. Tale punto è certamente di interesse per le imprese che, pur in possesso di ingenti perditi fiscali, non hanno iscritto in bilancio (ovvero in via parziale) le imposte anticipate in ragione del non superamento del cosiddetto probability test, cioè il piano pluriennale di budget con incapienza di redditi imponibili futuri in grado di assorbire le posizioni di perdita pregressa fiscale. Per quanto attiene alla nozione di credito deteriorato, la norma dispone che si è in presenza di un “debitore inadempiente” quando il mancato pagamento si protrae per oltre 90 giorni dalla data di scadenza.

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