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Npl e Golden Power, c’è il rischio di ulteriori rallentamenti. Se le cessioni di Npl da parte delle banche venissero incluse nella normativa sulla Golden Power, i tempi di verifica potrebbero dilatarsi fino a 75 giorni. Con i tribunali fermi e il recupero crediti in sofferenza, la possibilità che le cessioni di Npl e Utp da parte delle banche possano essere soggette alla normativa sulla Golden Power, inclusa nel Decreto Liquidità, implicherebbe un’ulteriore dilatazione dei tempi. Infatti, se così fosse, le banche dovrebbero per ogni cessione inviare una notifica di vendita alla Presidenza del Consiglio, che avrebbe 45 giorni di tempo per emettere un eventuale veto. Tuttavia, in caso di necessità di ulteriori chiarimenti da parte del Governo, i giorni d’attesa potrebbero prolungarsi fino a 75. Inevitabilmente, questo scenario comporterebbe un rallentamento da un lato del processo di pulizia dell’attivo per le banche e dall’altro dei volumi sul mercato degli Npl. Al momento l’inclusione delle vendite di crediti deteriorati nella normativa sulla Golden Power non è certa. Tuttavia, fin tanto che non arriverà il decreto attuativo con nuovi chiarimenti in merito, il rischio sussiste. Secondo quanto prescritto nella bozza di legge presentata al Governo, “sono soggetti all’obbligo di notifica ai sensi della disciplina sul Golden Power, le delibere, gli atti o le operazioni, adottati da una banca che abbiano per effetto modifiche della titolarità, del controllo o della disponibilità di detti attivi o il cambiamento della loro destinazione. Per detti attivi, il Decreto intende, poche righe prima, beni e rapporti”. Allo stato attuale, il dubbio per gli esperti del settore nasce proprio in questa definizione, o meglio se i crediti deteriorati, possano considerarsi o meno detti attivi. Nel frattempo, gli analisti del gruppo Equita ritengono che “il rischio che il Golden Power trovi applicazione in questo ambito sia molto limitato, anche perché appare controintuitivo con l’incentivo alle cessioni di Npl introdotto col Decreto Cura Italia (possibilità di conversione in DTA relative alle cessioni di NPL fino a 2mld di euro)”. Sempre secondo Equita, “per gli operatori Npl, almeno nel breve termine, sarà comunque più rilevante una ripresa delle attività di recupero piuttosto che l’ottenimento di nuovi mandati/acquisizione di nuove masse sul mercato”.

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Npl, Italia prima in Europa per numero di cessioni. Secondo lo studio di Debtwire, tra il 2014 e il 2019 in Europa sono stati venduti 633,8 miliardi di crediti deteriorati Il volume degli Npl in Europa, dopo il picco del 2014, è costantemente diminuito fino a raggiungere i 635 miliardi di euro nel giugno 2019, complice anche il fatto che negli ultimi cinque anni si sono chiuse le 10 maggiori operazioni di portafoglio. A rivelarlo è stata la compagnia di analisi del mercato del debito, Debtwire ABS, attraverso il nuovo report “NPLs – FY19”. Tra il 2014 e il 2019 infatti sono stati venduti 633,8 miliardi di euro di crediti deteriorati, distribuiti su 615 operazioni. I dati riportati da Debtwire sono in linea con quelli forniti a novembre da Deloitte nel suo ultimo studio intitolato “Deleveraging Europe”. Il rapporto di Deloitte aveva evidenziato un calo del 30% delle cessioni di Npl in Europa nella prima metà del 2019, per un totale di 140,8 miliardi di euro, dopo il record di cessioni di 200 miliardi di euro l’anno precedente. Secondo l’azienda di consulenza e revisione londinese, a fine giugno lo stock di crediti deteriorati sui portafogli delle banche europee era sceso a 636 miliardi, con riduzione dell’Npl ratio dal 3,6% di metà 2018 al 3% di metà 2019. In Europa le banche che conservano ancora il maggior numero di crediti deteriorati sono la francese BNP Paribas e le italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il mercato italiano rimane il più attivo: a giugno 2019 l’Italia contava 42 operazioni effettuate su 113 totali (nel 2018, 82 su 207) L’Italia è il primo paese europeo anche per operazioni concluse e in corso dal 2014 ad oggi, con deal per 238,8 miliardi di euro. Dal 2014 ad oggi le banche italiane che hanno ceduto il maggior numero di Npl sono Unicredit (37,8 miliardi di euro), Mps (35,1 miliardi) e Intesa Sanpaolo (28,2 miliardi).

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