Andrea Michelotti

Founder Senior

Condivido con voi una delle recensioni ottenute dal mio romanzo a cura di Claudia Simonelli. Recensione Un distopico all’italiana quello di Andrea Michelotti, che si lascia leggere in poco tempo. Nonostante la lettura risulti fluida e fresca non si può però considerare una lettura leggera, o semplice. Sarebbe un errore gravissimo. Perché “Funzioni” è il tipico romanzo che si legge in fretta per la smania di sapere come andrà a finire, ma che poi inevitabilmente ti lascia li a farti delle domande. Perché? Cosa ho appena letto? Il nostro protagonista, Ivan, è un quarantenne senza un’occupazione, costretto al costante confronto con la famiglia, gli amici, le donne, la società e il suo costante senso di inferiorità. Ci troviamo in una città-laboratorio, già solo il nome mette ansia: Perennea. Evidente la volontà di rimanere in una città perpetua, dove mai nulla cambia, il contatto con l’esterno è chiuso e filtrato da un’Agenzia che tutto comanda e tutto dirige. Il romanzo, per quanto scorrevole è costantemente pervaso da questo velo di angoscia che fa temere sempre per un terribile colpo di scena ogni volta che girerete la pagina; e il colpo di scena è in effetti il romanzo stesso, del quale ridimensionerete ogni passaggio solo una volta che l’avrete terminato. Un distopico si, ma spaventosamente attuale. La dipendenza dalla tecnologia, la dipendenza affettiva, la dipendenza familiare, la vera e propria ossessione per il denaro come status, come segno di distinzione e non come mezzo. Viviamo per farci amare a tutti i costi, per farci apprezzare nonostante tutto, compriamo, ci agghindiamo come alberi di Natale pur di sapere che verremo apprezzati dalla maggioranza. Facciamo scelte di vita importanti, addirittura irreversibili pur di farci amare a tutti i costi da chi dovrebbe amarci incondizionatamente: la famiglia. Perdiamo di vista i valori importanti, che in fondo sono pochi e decisamente più semplici e remunerativi per l’anima. Questo messaggio è nascosto in ogni pagina di “Funzioni”, ma esplode solo alla fine quando, voltata l’ultima pagina ti rendi conto che hai fatto un lungo esame di coscienza.

Andrea Michelotti

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“Ho dimostrato la mia teoria. Ho provato che non c’è nessuna differenza tra me e gli altri! Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che c’è tra me e il mondo. Una brutta giornata”. (The Killing Joke, 1988) Condivido questa analisi interessante e non banale. Dalla rivista WIRED. Tra Joker e Batman non c'è differenza, in psicologia. https://www.wired.it/play/cinema/2019/10/11/joker-film-analisi-psicologia/

Andrea Michelotti

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Cirano De Bergerac - Edmond Rostand

2019-10-08 19:13:22

Si può aggiungere qualcosa parlando di un testo che fin dalla sua prima uscita nel 1897 ha conosciuto solo successi?

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