♦ Sergio Omassi ♦

Life Coach e Formatore

CAM.TV: Quando più “flussi” individuali alimentano un grande flusso… il Gruppo diventa vincente.

2018-09-14 15:46:18

Sono da anni impegnato, nel mio piccolo, nella divulgazione di un tipo di intelligenza, che amo chiamare GRUPPALE. Kurt Lewin (1890- 1947) la chiamava MENTE GRUPPALE e fu il primo a parlarne. Ciò che sta accadendo in questa social company, soprattutto negli ultimi mesi, grazie all'impegno di tutti (ad esempio il flash-mob giornaliero) mi sta emozionando perché vedo avverarsi un sogno. L'intelligenza gruppale è il contrario dell'egocentrismo e nella storia è stata foriera di grandi cose. Nel 1491, Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Pinturicchio, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Piero di Cosimo e i loro aiutanti, giunsero a Roma, inviati da Lorenzo De’ Medici come i migliori ambasciatori di bellezza, armonia e del primato culturale di Firenze. Avevano un obiettivo, un compito non proprio facile da portare a termine: decorare le pareti della Cappella Sistina. Lo hanno fatto egregiamente, nonostante questo tesoro culturale sia passato alla storia soprattutto per il lavoro di Michelangelo Buonarroti, che ricoprì la volta successivamente (1508-1512). Ognuno di loro seppe entrare nel flusso, abbandonando l’egocentrismo e cercando di lavorare... per il piacere di lavorare. Possiamo solo immaginare quanto egocentrico potesse essere un artista così riconosciuto a quell'epoca, tuttavia la passione prese il sopravvento e tutti fecero del proprio meglio, passando alla storia insieme. Era una squadra e ognuno di loro dirigeva anche un team personale, composto da aiutanti di vari livelli, adeguandosi al progetto e seguendo le direttive stabilite: medesima scala dimensionale delle figure, impaginazione e strutturazione ritmica simile, medesime tonalità dominanti. Nessuno fece di testa sua. Un po' come stiamo facendo tutti noi oggi, seguendo le direttive di Matteo Maurizio e di Alessandro Brunello. Solo con la collaborazione dei singoli è possibile far uscire l'intelligenza gruppale. Douglas Hofstadter, accademico e filosofo statunitense, spiega con un bellissimo racconto questo concetto: Achille, camminando nel bosco, incontra una tartaruga e un formichiere. Quest'ultimo racconta di deliziarsi in lunghe chiacchierate con dei formicai e di come li ritenga estremamente intelligenti, colti e interessanti. Achille ovviamente stenta a crederci, avendo sempre ritenuto le formiche piuttosto elementari e non propriamente intelligenti al punto di sostenere dialoghi interessanti, ma il formichiere ribadisce che lui non ha mai detto di parlare con le singole formiche, bensì con i formicai. Achille: Questo fa pensare che vi debbano essere delle formiche estremamente intelligenti in quel formicaio. Formichiere: Temo che tu, Achille, non abbia capito il punto: è una questione di livelli. Un singolo albero non va confuso con la foresta, così una formica non va confusa con il formicaio. Naturalmente tutte le formiche del formicaio sono mute come pesci. Non parlerebbero mai. Tartaruga: Mi ricorda la struttura del cervello umano, composta da molti neuroni. Certamente nessuno affermerebbe che le singole cellule cerebrali debbano essere individualmente intelligenti, perché una persona possa avere una conversazione intelligente. Saggia la tartaruga, che con una metafora spiega un concetto fondamentale dell'intelligenza gruppale: se ognuno esegue il suo compito con dedizione e pensando all'obiettivo del gruppo, non a meri interessi personali, il Gruppo è Intelligente. Grazie a tutti e #gocamgo.