Vincenzo Canoro

Respiri di petto o di pancia?

2019-08-22 14:09:41

Quante volte presti attenzione al tuo respiro? Hai un respiro corto o lungo? Veloce o lento? Respiri di petto o di pancia? In questo articolo spiego quali sono i risvolti fisiologici ed una tecnica di respirazione per equilibrare i livelli di ossigeno nel sangue a livelli più 'giovanili'.

Respiri di petto o di pancia?

Quante volte presti attenzione al tuo respiro?
Hai un respiro corto o lungo?
Veloce o lento?


 Il modo di respirare influenza la capacità polmonare e, conseguentemente, varia la pressione dell’ossigeno nel sangue.

 Ci è stato insegnato che la respirazione è un atto involontario, cioè non legato all’attività mentale ordinaria; ma esistono fattori biologici ed emotivi che influiscono sulla modalità respiratoria.

 Avete notato come respira un neonato?
 L’inspirazione inizia dal basso, gonfia l’addome per poi salire verso l’alto; i respiri sono lenti e profondi; questo rappresenta il modo più corretto di respirare a riposo, perchè permette di sfruttare anche la regione media e inferiore dei polmoni.

 La respirazione toracica con il passare del tempo prevale su quella addominale; il conseguente respiro corto e veloce riduce ad un terzo l’utilizzo della capacità polmonare.
Il respiro corto indica una condizione di stress cronico, quasi a percepire la mancanza d’aria, sentendoci soffocati dallo stile di vita squilibrato.
Inoltre il polmone con il passare degli anni tende ad alterarsi, causa modificazione nelle inclusioni lamellari e alterazioni fosfolipidiche, riducendo la quantità di ossigeno destinata agli organi; se poi a questo si aggiunge l’assenza di attività fisica, si registra anche un calo nell’efficienza cardiocircolatoria e cardiorespiratoria.

 La pressione dell’ossigeno arteriosa e venosa (abbreviata d'ora in poi pO2) è quindi influenzata da fattori esterni e dall’invecchiamento. Negli anni si ha la diminuzione della pO2 arteriosa per i motivi sopra elencati, mentre la pO2 venosa aumenta a causa della ridotta capacità da parte degli organi periferici di utilizzare l’ossigeno.

 La variazione della pO2 determina l’alterazione della pompa sodio/potassio delle cellule endoteliali, cioè le cellule che formano le pareti vascolari; normalmente hanno forma piatta ma a causa della variazione di pressione dell’Ossigeno diventano sferiche, riducendo il diametro interno del tratto vascolare; la riduzione del diametro interno determina la diminuzione del flusso ematico, mentre nei capillari più sottili può verificarsi l’interruzione del passaggio dei globuli rossi, con pesanti ricadute su organi e tessuti.

 Per evitare le problematiche vascolari connesse con le variazioni della pO2, esiste una tecnica respiratoria efficace che riporta in equilibrio la pressione e rallenta il battito cardiaco. La tecnica eseguita regolarmente ha come obiettivo l’aumento progressivo della capacità polmonare, ripristinando in tal modo l’equilibrio della pO2.


 Fasi della tecnica respiratoria:
1) Fai una normale inspirazione dal naso; solo dopo qualche settimana rendere l’inspirazione sempre più ampia e profonda, aumentando il volume d’aria inspirata.
2) Trattieni il fiato per un tempo compreso tra 3 e 20 secondi. E’ importante iniziare con pochi secondi, senza aver fretta di prolungare l’apnea che con l’allenamento potrà superare anche i 20 secondi.
 3) Espira in maniera passiva, senza forzare; dopo qualche settimana rendila sempre più lunga, portandola a durare almeno il doppio dell’inspirazione.


 Pratica la tecnica quotidianamente, inizialmente per pochi minuti, per poi aumentare progressivamente anche ad un’ora continuativa o frazionata in 3 o 4 volte durante la giornata.


 La fase di apnea genera a livello circolatorio il cosiddetto riflesso di immersione:
• bradicardia (diminuzione del battito cardiaco sotto le 60 pulsazioni al minuo)
• vasocostrizione periferica per aumentare il volume ematico negli organi vitali (cuore, cervello, reni)

 E’ possibile verificare l'incremento della saturazione di ossigeno con un misuratore manuale.