VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

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Ippocrate? Chi era costui?

2020-05-11 07:04:46

Considerazioni sul cibo come relazione, sulla scienza medica antica e quella moderna, sull'igiene che non è lavarsi le mani con il gel, sulla gastronomia, sulla Vis Medicatrix Naturae, su Ippocrate di Cos, sul mangiare e preparare cibo, sulla costruzione di salute. Insomma, tanta roba. Ma semplice.

Non sempre la dietetica è stata ristretta all'ambito meccanizzato e funzionale in cui la vediamo spesso oggi.


Dieta è oggi intesa come scelta alimentare, ma in realtà significa "stile di vita".


Credo che sia impossibile stabilire una dieta perfetta in assoluto, anche se molti professionisti sono in grado di avvicinarsi a soluzioni funzionali rispetto agli obiettivi che si pongono.

La vitalità degli alimenti per noi è però misurabile solo nella nostra dimensione interiore, non è certo funzione di proteine o carboidrati.


E’ importante conoscere il funzionamento dell’organismo dal punto di vista fisico, certo.

Ma la dieta giusta per noi è accessibile soltanto grazie a un ascolto profondo di noi stessi, in grado di cogliere la vitalità, l'equilibrio che cerchiamo e che possiamo trovare negli alimenti e nell’azione intorno ad essi (cioè nella preparazione e nella cucina: una delle cose che distingue l'uomo dall'animale, che non si prepara zuppe e spaghetti).

Equilibrio dinamico ovviamente. Mica siamo delle statue. Viviamo respiriamo, cresciamo, abbiamo bisogno sempre di stare in ascolto per capire quello che ci serve.


Un tempo, prima del 1500 circa, la dietetica era strettamente legata all’alimentazione e non esisteva quella che noi oggi chiamiamo “gastronomia”, scienza del “buon gusto”.

I primi trattati di gastronomia, intesa come disciplina che, appunto, definisce le regole del mangiare cose buone e preparare buoni cibi, tramite “ricette”, nascono in Italia agli inizi del 1500.

Fino a quel tempo non esisteva un buono in assoluto, a tavola, un buono che corrispondesse al gusto, ma esisteva soltanto un “buono per noi”, un buono per il nostro specifico carattere e temperamento.

Il gusto era funzionale alla nostra salute, al nostro equilibrio.

Le caratteristiche dei cibi, considerati in prevalenza di umore caldo, freddo, secco e umido, dovevano abbinarsi armonicamente ai temperamenti umani: collerico, sanguigno, melanconico e flemmatico.

Il tutto secondo la teoria umorale di Ippocrate di Cos, mai di fatto messa in discussione.

Fino, appunto, all’inizio del Rinascimento, epoca nella quale si sono poste le basi per un Uomo che si vuole protagonista.

Era giusto che fosse così, che l’uomo portasse a compimento il suo volo solitario e prometeico.

Ma ogni manifestazione dell’Essere va contestualizzata e oggi questa fuga in avanti dell’Uomo ha prodotto molti risultati tangibili, concreti, ma ci ha tolto un senso di collegamento con le cose e con il mondo che è il nostro obiettivo reale e concreto, sia come uomini singoli che come umanità.

Ci ha tolto l'equilibrio.


Ippocrate, che disse “Fa che il cibo sia la tua medicina”, considerava la malattia come manifestazione di squilibrio nell’armonia del tutto.


E’ un concetto antico e diverso da quello odierno che considera la malattia un sintomo da debellare. Un buco da tappare con un chiodo, un sintomo dietro al quale nulla, una medicina Pincopallix che aiuta a "combattere i sintomi influenzali".


La malattia invece ci parla e ci dice: devi trovare una forza riequilibrante!


Se prendi Pincopallix non capirai mai perché ogni stagione prendi l'influenza, mentre il tuo vicino di casa no.

Significa che sei diventato debole, non che sei sfortunato.

Significa che devi aumentare la tua forza vitale.


Capiamo come questo possa valere per l’uomo, ma anche per l’umanità stessa, che è malata, priva di ideali reali e di valori che fondano nel cuore la propria azione.

Priva di vitalità.

E’ necessario, con il cibo dell’anima, riportare vitalità alle nostre relazioni.

E allora parliamo di igiene.


Che non significa lavarsi le mani con il gel, significa Hygeia (salute) e techne (arte).

Significa Arte della Salute, che si costruisce, non si “difende”.

La salute non è mettersi un cerotto sulle ferite che si manifestano, ma capire perché si manifestano le ferite e darci gli strumenti per vivere la nostra vita pienamente, in consapevolezza, diventando noi stessi cura per le nostre ferite.


Anche per le altrui ferite, in realtà, perché la realtà della nostra esistenza si basa sul dono, non sull’individualismo. Un percorso lungo e complesso che, come ogni cosa, richiede tempo.


Come si costruisce salute? (Oggi si parla di Salutogenesi, il mio amico Roberto Rizzardi è esperto in questo)

Si costruisce con una forza intrinseca e vitale: Vis Medicratix Naturae, la forza medicatrice intrinseca della natura.

Ovvero: gli organismi, il mondo che è attraversato da vita organica, possiedono una loro forza intrinseca di guarigione.


Ancora ci riferiamo ad Ippocrate, che costruì la sua sapienza da conoscenze esoteriche.

Parliamo di una Forza che distingue il mondo del vivente, il mondo organico, da quello non vivente,  sottoposto ad altre leggi, quelle della decomposizione e dell’entropia. Il mondo organico invece punta all’organizzazione e questa forza costruisce salute.


Il collegamento con questa forza, che ci attraversa comunque, volente o nolente, sia che siamo qui a leggere un articolo, a scriverlo, a mangiarci un hamburger di Mc Donald’s o una crema budwig vegana, è fondamentale per stare bene, se diventa consapevole.


Se riusciamo a collegarci ad essa con il nostro centro, con il cuore, possiamo in qualche misura farcela amica e capire meglio cosa siamo qui a fare noi, in mezzo a a una tempesta di stimoli e forze, tra un momento in cui apriamo gli occhi a questo mondo e un momento nel quale ce ne dovremo andare, non sappiamo bene dove.


Quali  conclusioni?

Il cibo sia la tua medicina: esiste una forza nella natura in cui siamo immersi, in cui la nostra vita si unisce alla vita. Il cibo è vita organica che assumiamo e che diventa nuova vita organica in noi.


Non mangiamo sassi o pietre, mangiamo pane.

Ma non di solo pane vive l’uomo.

Vive di un pane di relazione, con noi stessi, con la nostra comunità, con il cibo. Cogliere queste profonde relazioni, essere in armonia, porta la salute, che nel corpo è benessere, nell’anima è gioia.

Noi possiamo stare bene e, se stiamo bene, portiamo bene (Bonus Est Diffusivum Sui, scriveva San Tommaso d’Aquino).


Piuttosto che scannarci sui mali del mondo, che ci sono e continueranno ad esserci fino a che li generiamo, creiamo relazione e impariamo a mangiare, a vivere

Mangiare (e preparare da mangiare) è una relazione fondamentale, è mondo esterno che diventa mondo interno, diventa “noi”, così come l’aria che respiriamo. Capiamo quanto questo sia importante.


Altrimenti la vita sarà per noi nient’altro che riempire un sacco di pelle e ossa con cibo e poi scaricarlo a suo tempo, sperando chissà perché che duri all’infinito...

Questa non è vita, è malattia mentale!


E riprendiamo gli insegnamenti di Ippocrate (o di tutte le discipline che parlano di salute come ricerca di un equilibrio, non come chiodo medicale schiacciato sulla malattia). Non era un Carneade qualsiasi (con tutto il rispetto per il Carneade di manzoniana memoria), è un pensiero che va riscoperto, ripreso, elaborato alla luce delle conoscenze oggi acquisite.

E’ servito distanziarsene per capire meglio la perfezione del meccanismo umano ma oggi è importante ritornare a un equilibrio, perché la società è malata, sta male. Dobbiamo ritornare a collegarci alla Vita, quella vera, non la descrizione della sua funzione organica.


Grazie del Gusto

VegChef diVerso