VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

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Parole e poesia per la cucina

Il riso delle 3 relazioni e dei 4 mondi. Con briciole di cucina relazionale.

2020-06-08 19:36:07

Cucina Relazionale. Cosa significa? I cibi sono costruiti da "nutrienti" e noi ce ne nutriamo. Ma siamo certi che sia l'aspetto più importante da considerare? Ecco a voi alcuni diVersi pensieri su questo. Ma per rilassarci e stare in compagnia si mangia: Il riso dei 4 mondi (e delle 3 relazioni).

Cucina relazionale

Le 3 forme di relazione in cucina


Ritorno su questo tema, che ho già trattato più volte, perché è importante.

Lo è almeno per me, per il mio modo di fare e proporre cucina.

Quella relazionale non è certamente l'unica lettura tra le tante possibili del nostro spazio culinario. Ma a mio avviso è una interpretazione che offre ampio spazio alla nostra creatività, andando direttamente al cuore della trasformazione.

Che avviene su vari livelli, come in un vero e proprio laboratorio alchemico.


Mi farà piacere, come sempre, raccogliere le vostre osservazioni e i vostri commenti!


In genere, quando parliamo di cucina e di trasformazione degli alimenti, mettiamo in evidenza le trasformazioni chimiche e fisiche che le sostanze e gli ingredienti subiscono e, dal punto di vista alimentare, le componenti nutrizionali: carboidrati, lipidi, proteine e micronutrienti.

Questo è certamente un aspetto importante da considerare, ma non credo sia l’unico. Il cibo è il veicolo della nostra relazione con il mondo. Attraverso il cibo, che è mondo organico “per noi”, costruiamo il mondo organico “in noi”. Grazie al cibo entriamo nella vita e alimentiamo vita. Quello che in una visione strettamente materialistica è spesso messo sotto traccia, ma che invece viene posto in chiara evidenza dalle antiche scuole di dietetica, è che il cibo ci mette in relazione, in “comunione”. 


Credo quindi che l’alimentazione sia principalmente un fatto relazionale, che si sostanzia in almeno tre diverse forme.

1

La prima è quella tra noi e gli ingredienti, che possiamo esplorare, conoscere, apprezzare, distinguere nella loro intima essenza, quasi facendoci suggerire da essi stessi come possono essere valorizzati, prendendocene cura.

Se noi non potessimo entrare in relazione con le “cose” in modo intuitivo, poetico, attraverso una conoscenza che non è quella di un arido calcolatore, non potremmo neppure “pensarle” e immaginarle in una ricetta. Se noi stessi non fossimo costruiti della stessa sostanza di pensiero e immaginazione non potremmo averle disponibili. A livello intuitivo questo porta a mettere in relazione il nostro mondo interiore con gli ingredienti non per il loro gusto specifico, ma per la loro intima essenza: da questa intuizione derivano espressioni come “Buono come il pane” o “Spirito di patata”. I cibi diventano leggibili per come possiamo intuire la relazione con loro, per la legge stessa di cui siamo formati anche noi.


2

Il secondo livello della relazione è quello con la nostra comunità di esseri umani, perché attraverso il cibo e la sua trasformazione comunichiamo, riconosciamo umanità, ci esprimiamo. Sappiamo che offrire cibo, preparare cibo, ricevere cibo, è il modo delle culture e delle religioni da sempre per creare comunità. A tavola, mangiando insieme, condividiamo un percorso comune. Per rimanere solamente nell’ambito cristiano, il primo miracolo con cui si manifesta Gesù Cristo è la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana, l’ultimo nel quale si manifesta è la sua presenza nella particola di pane azimo. Ma anche il Buddha ritorna in relazione con il mondo, dopo il suo periodo di ascetismo nella foresta, accettando in dono del riso. La nostra relazione comunitaria passa anche attraverso il cibo.

In realtà, è evidente anche il nostro legame di relazione con la comunità animale, di cui noi siamo pure ovviamente parte. Mangiare è anche "uccidere", per vivere noi: questa questione, imprescindibile, apre moltissimi ragionamenti. Diciamo che, quantomeno, è importante diventarne consapevoli. [Svilupperò in altro tempo e luogo questa importante questione.]


3

L’ultimo livello della relazione è infine quello con noi stessi: la risposta che abbiamo NOI, nella nostra interiorità, di fronte a un ingrediente o a un piatto, di fronte a un gesto di preparazione, al desiderio di un gusto piuttosto che di un altro, che sia salato, dolce, agro, saporito o delicato. Il cibo che mangiamo e prepariamo è una voce che dice qualcosa di noi stessi a noi stessi.

Ci si conosce solo attraverso un “ostacolo”: possiamo comprendere i nostri limiti (e quindi conoscerci) se troviamo nella nostra espressione vitale un elemento di contrasto che ci dice che fisicamente noi siamo fino a , oltre di noi c’è questo. Il cibo è fisicamente mondo esterno che contrastiamo per assimilare e farne parte in noi, cucinare è trasformare il mondo per renderlo parte in noi.  La relazione con il cibo ci racconta chi siamo, cosa ci serve per essere noi stessi.



Si tratta di cogliere l’intima essenza del nostro essere materia, di cui siamo costituiti sia noi che il cibo, fondandosi sulla sua poesia, sulla vita interiore che la anima: la scienza materialistica vede quello che è visibile ma l’essenziale, come diceva il “Piccolo Principe” di Antoine de Saint Exupery, è invisibile agli occhi, per vedere veramente ci serve il cuore.


Oggi credo che sia sempre più importate cercare questo tipo di relazione.


Perché un mondo che ci invita a guardare solo l'esteriorità ci distrae dalla domande fondamentali.


Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?


Sono domande che hanno a che vedere con la relazione.


Certamente dobbiamo "stare in salute fisica", vivere bene e a lungo, alimentarci con proprietà... ma se trascuriamo di farci delle domande sull'esistenza siamo come un ciclista che pedala pedala pedala, fatica fatica fatica, magari molto efficiente... ma non conosce qual' è la meta del proprio viaggio!


Quindi rischia di essere molto efficiente, ma altrettanto poco efficace.


La nostra alimentazione può aiutare a farci queste domande.

Le risposte ciascuno se le darà da sé.

Ma alimentarci e cucinare sono sia uno strumento per stare bene fisicamente, che un modo per conoscerci, a fondo.

Riso per l’estate e per i quattro mondi

Eccoci infine alla ricetta!


Per stare bene, mangiare un buon piatto salutare e pensare che con questo piatto noi attraversiamo non solo le tre relazioni ma anche i 4 mondi della vita vegetale.

La pianta si esprime infatti su questi quattro diversi livelli: radice, foglie, fiori e frutto-seme. Dal nuovo seme spuntano radici e foglie, le prime attratte dalla terra, le seconde dal cielo. Le foglie, poi, mediante una legge di metamorfosi (si veda l'articolo dedicato a Goethe, ma anche di questo parleremo ancora), si espandono per poi concentrarsi in fiore, che si espande per poi concentrarsi in seme e frutto


E' questo un semplice piatto unico per l’estate molto piacevole e gustoso.


Ingredienti per 4 persone: 240 grammi di riso rosso integrale, una manciata di pistacchi, 2 zucchine (frutta e semi), 2 carote e un quarto di sedano rapa (radice), dell’erba cipollina (foglie), 4 fiori di zucca (fiori). Olio evo, salsa di soia, limone, sale q.b.

Preparazione: cucinate il riso con 2 parti di acqua salata o brodo. Grattate e saltate separatamente in padella antiaderente le zucchine, le carote, il sedano rapa e metteteli da parte. Mettete in padella il riso cucinato con metà dei pistacchi interi e le verdure. Saltate a fuoco vivo con olio e salsa di soia, aggiungendo alla fine qualche goccia di limone. Servire guarnendo con i fiori di zucca tagliati fini e fritti a parte e con il resto dei pistacchi tritati e tostati.


In foto vedete il riso realizzato, così come lo serviamo a Casa la Buona Stella ;-)


Grazie del Gusto!

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