VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

Con J.W. von Goethe, alternandosi tra il Prendere e il Dare

2020-05-18 10:47:43

J. W. von Goethe, a detta dei suoi contemporanei, era un ottimo poeta, ma uno scienziato dilettante. Iniziamo con questo articolo un percorso nella sua opera per capire come si sbagliassero. E come sia necessario, oggi, rifondare una scienza su basi morali e vitalistiche. Anche in cucina.

Johann Wolfgang von Goethe

Personalità eminentissima del secolo Diciannovesimo, le sue radici nell'Illuminismo settecentesco ma lanciato verso il Romanticismo ottocentesco, la figura grandiosa di Goethe si staglia nel panorama del suo tempo, togliendosi da una definizione esclusiva, come tutte le personalità ai confini.


Il confine è il luogo dell'arricchimento, della vita. Al confine si forma relazione e si crea bellezza. Pensate all'alba e al tramonto, confini del nostro giorno.


Goethe mette in relazione i due Secoli sotto un segno personale, offrendo delle cose del mondo una interpretazione ricca e significativa che oggi, passati ormai quasi 200 anni, avrebbe davvero  bisogno di ascolto.


Ecco qui, pari pari, l'introduzione alla sua "Metamorfosi delle piante", 

Metamorfosi delle piante


In questo testo si trova la chiave del mondo di relazione che dobbiamo poterci costruire con le cose.


Che deve potersi generare in due sensi, come un respiro.

Ricevendo, e offrendo.

Prendendo, e donando.


In questa epoca materialistica noi stiamo principalmente prendendo. 

Donando, poco.


Ovviamente sempre si riceve e si offre, ma l'approccio dell'umanità oggi è più che mai dominato da un tecnicismo utilitaristico che punta allo sfruttamento delle risorse, dimentico dell'azione morale che invece si sostanzia nell'offerta, nel sentimento di essere parte di un Tutto.


Questo tecnicismo dogmatico (perché presuppone, dogmaticamente, che non vi sia realtà se non visibile e misurabile) ci ha reso ciechi a quel mondo che Goethe evoca, dietro all'apparenza, nella vitalità intrinseca delle cose.


E' giunto il tempo di donare, perché la nostra società è disequilibrata, malata, è davanti agli occhi di tutti.


Donare attenzione, donare relazione.


Ricreare l'intimità del fenomeno religioso, in senso a-confessionale. Cioè di quel senso derivante dal significato della parola stessa: legame, religo. Senso di appartenenza, nella differenza.


Non è una parola a caso, anche il termine Yoga deriva dal sanscrito Jug, giogo, legame.


E ancora meditazione, medicina, mediare. Tutti derivanti da mederi curare, applicare.


Capite come tutto questo mondo di significato delle parole si collochi al confine, nello spazio tra ME  e TE, qualsiasi cosa questo significhi!

Sono temi che avrò il piacere di approfondire, perché credo che siano importanti.


Quello che vorrei trarre oggi da Goethe è un concetto di base della sua descrizione riguardo alla metamorfosi delle piante. Egli teorizza che esista una condizione della pianta originaria uguale per tutte le specie e che questa condizione subisca delle variazioni “metamorfiche” (ossia che mantengono intatta la forma originaria o archetipica) differenziandosi in funzione dell’ambiente e della propria specifica spinta vitale.


Queste variazioni sono basate su un ciclo binario di espansione e contrazione, che passa da una forma di base a una forma più elevata secondo quello che un biografo di Goethe, l'antroposofo Ernst Lehrs, ha definito il “principio della rinuncia”.

Ovvero, al termine di un ciclo di espansione e contrazione, la pianta rinuncia e “si eleva”: muore in qualche modo l’applicazione della forma precedente e nasce una nuova interpretazione della forma.


Così nella pianta abbiamo il seme, che si espande nella foglia per poi contrarsi nel calice del fiore. Ancora una espansione dei petali che si contrae tra stame e stimma. Nuovamente una espansione nel frutto, che in ultima si contrae nel seme, concentrato di vita della pianta e suo “messaggio” rivolto al futuro.



Ecco, in cucina

Vogliamo creare lo stesso respiro.

Raccogliere l'ingrediente, prenderlo. E donare attenzione, pensiero. Azione.

Metterci il nostro piglio di Essere Umano, la nostra poeisis.

Poesia, creazione.


Poi radunare i nostri strumenti e concentrare gli ingredienti nel nostro concetto di piatto, da farsi.

Costruire e ricostruire, offrendo femminile attenzione, donando maschile azione (ovviamente femminile e maschile non sono indicazione di genere, ma è l'atteggiamento, chiamatelo Yin e Yang se volete, che tutti gli essere umani, maschi e femmine, interpretano in sé, indifferentemente).


Prendere e offrire, arrivando a quel gradino superiore che, come il fiore per la pianta che era foglia, ci consente di offrire il nostro piatto.

Dove muoiono gli ingredienti, forma nel mondo, ma rinasce una nuova forma, il nostro piatto, la nostra proposta di cucina.


Offrire, ancora una volta. E raccogliere nell'anima il risultato del dono.

Perché più si dona, più si riceve.


E ancora, mangiare quel piatto,  lasciarlo morire in noi, raccogliere in noi le sua forza e vitalità, poi scomporla, grazia al nostro sistema digestivo. Quindi ricostruirla: in carne, sangue ossa ed anima. Continuando a respirare il mondo.


Nella foto in copertina le mani di Alessia ricevono un dono, degli splendidi fiori di sambuco. Qui, ve li abbiamo offerti, con quattro pensieri in croce. Torneremo sul tema.


Grazie del Gusto!

VegChef diVerso