VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

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Parole e poesia per la cucina

Buscar el Levante por el Ponente, e del cacciare nuvole.

2020-06-29 10:05:17

Cuoco, va bene. Vagabondo, l’ho scritto un po’ nella biografia. Ma perché Cacciatore di nuvole? Adesso vi spiego. Appunti di Cucina Relazionale cogliendo spunto da una intervista in arrivo.

Cucina Relazionale

Cari amici di VegChef diVerso, vi scrivo oggi ancora di Cucina Relazionale prendendo spunto da due interviste.

La prima, realizzata dall'amico Gennaro Muscari Tomaioli, a Radio Gamma 5, che trovate qui

Vi si parla appunto di Cucina Relazionale; della tripartizione della relazione con le cose, il mondo del vivente "fuori di noi", noi stessi; del progetto Cuochi di Terra; dell'alimentarsi di forze ed energie; etc. etc.

La seconda intervista è in arrivo, a cura dell'amico Devis Zampedri, The Life Coach. Si terrà in diretta su facebook giovedì alle ore 21, trovate il link qui

Allora cosa c'entra

Buscar el Levante por el Ponente

Perché mai questo titolo?

 Adesso vi racconto.

il racconto

Devis mi scrive qualche settimana fa e mi dice: hai piacere che ti intervisti, su un tema che ti fa piacere?

Certamente sì, rispondo, accolgo volentieri l'invito.

Di cosa parliamo?

Beh, di Cucina Relazionale direi: è l'argomento su cui sto cercando di approfondire in questi giorni, su cui sto lavorando.

Cucina Relazionale è il tema sul quale sto costruendo un infoprodotto, spero presto disponibile su questo canale!

Va bene.

Fissiamo per giovedì, ore 21.

Poi mi scrive, Devis: dimmi tre parole per descriverti. Cuoco, poeta, ...

Ci penso un po', e gli rispondo.

Cuoco, ci siamo. E' quello che faccio.

Poeta, va bene, ma tutti lo siamo, un po', nel senso intimo e generico del termine. Tutti noi siamo poeti, in una qualche forma.

 Ovviamente, ci sono i poeti "veri", di mestiere, con , come i miei amici Giovanna Frene o Paolo Steffan, che affinano le loro parole con la lima della pratica quotidiana, che pubblicano.

E' un'altra cosa.

Quando dico che "tutti siamo poeti" intendo dire che tutti abbiamo la possibilità di accedere a una lettura del mondo interiore, altrimenti non potremmo neppure leggere la poesia e sentirne la vibrazione  in noi. Chi scrive per mestiere lo fa a un diverso livello. E ' come dire, con un paragone che forse sembrerà irriverente ma invece credo sia nobilissimo: un ciabattino sa aggiustare le scarpe, lo sa fare, è il suo mestiere. Sa girarle per dritto e per rovescio. Ma se io ho una scarpa rotta e devo utilizzarla, visto che le scarpe le usiamo tutti, posso provare a farlo, esiste un concetto di scarpa che ho jn mente, presente in me, e posso cercare di intervenire per rimediare alla rottura. Anzi, se vedo lavorare un ciabattino, capisco e imparo.

Così il poeta. Il vero poeta parla all'anima, ma se anche noi un poco non lo fossimo, non potremmo neppure ascoltare. 

Allora, poeta no, troppo generico.

Vagabondo, piuttosto.

Anche vagabondi lo siamo tutti...

(«Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».  (Matteo 8, 20)

... però è più divertente!!!

E l'ho spiegato nella biografia, qui.

Il primo libro ad ispirare il mio viaggio è stato "I vagabondi del Dharma" di Jack Kerouac, ho nel cuore quei momenti in cui pensavo di passare la vita guardando il cielo e saltando su e giù peri treni della vita, o i giorni passati lungo la Via Francigena.

e poi?

Cosa dire di me dopo cuoco e vagabondo per descrivermi?

Pensa, ripensa, ecco:

cacciatore di nuvole!

Che vuol dire tutto, e niente.

Cacciatore di nuvole

Le nuvole sono l'effimero per eccellenza.

"Vanno, vengono, ogni tanto si fermano."

Sono la migliore espressione del nostro navigare nel mondo inutile.

Ma proprio per questo, sono BELLE.

Proprio perché passano, ci dicono di noi molto di più che altro mondo sensibile, che sembra possa durare, sembra rimanere.

Ma così non è, tutto passa, tutto scorre. Come un fiume.

Come nuvola.

Andare a caccia di nuvole, a caccia di effimero, è un gran mestiere!

Perché ci allontana dal rischio di credere che le cose restino, ci insegna l'impermanenza.

Ci racconta di noi.

Noi, sì. Noi restiamo.

Almeno, nell'atto percipiente.

Poi, sul cosa siamo "Noi", a ciascuno la sua risposta.

Nelle relazioni con le cose esiste però un unico punto di riferimento certo.

Noi, che ci relazioniamo.

Quando dico che, parlando di Cucina Relazionale, l'alimentazione è essenzialmente un fatto relazionale, non dico che gli ingredienti non siano.

E' chiaro che in una lasagna possiamo trovare carboidrati, proteine, lipidi.

Ma gli ingredienti, i nutrienti, sono come le nuvole.

"Vanno, vengono, ogni tanto si fermano."

Costruiscono il nostro mondo fisico, ci strutturano.

Ma secondo una legge che siamo noi.

Una legge che è intessuta nel mondo materiale e che è la legge della vita, che non possiamo "vedere" con gli occhi ma che si esprime in noi.

Non possiamo vederla ma c'è: non potrebbe esserci manifestazione sensibile senza le cose, ma non potrebbe esserci percezione se non ci fosse dietro alle cose questa legge!

E' una verità talmente evidente, se ci si pensa, ma talmente data per scontata che non viene mai considerata.

Per cui si ritiene che il mondo (alimentare e non) sia solamente quello che risulta all'evidenza sensibile e non la struttura funzionale che questa fisicità invece utilizza e mette a disposizione.

Sembra un passaggio banale, per tanta evidenza, ma non considerarlo comporta un sacco di problemi. Come ad esempio quello di pensare al corpo umano come un sistema meccanico di azione e reazione.

Non è così. La vita nasce in noi come nasce da un seme di fagiolo. Provate a riprodurlo in un laboratorio, non ci riuscirete, neppure tra secoli e millenni.

Sì potrà sezionare ed analizzare la vita, quella sì. Finché si vuole.

Ma non si potrà generare la vita se non entrando nel suo flusso, in cui non c'è dualità soggetto e oggetto analizzato, ma c'è solo Presenza.

Così come possiamo cacciare e cercare le nuvole, che passano.

Con le nuvole almeno, siamo sicuri: che passano.

E' il mondo dell'effimero, dell'evidenza sensibile, che ci passa davanti.

Ma attraverso di esso, visto che tutte le cose gridano a gran voce la verità, possiamo arrivare all'essenziale, a noi stessi.

Alla parte che resta.

Abbiamo bisogno del mondo sensibile, per riconoscerci.

Così come Cristoforo Colombo, per arrivare ad oriente, aveva bisogno di puntare a occidente.

Per arrivare a dove siamo già, dobbiamo uscire da noi stessi e guardare.

Così come per Cristoforo Colombo: non era importante restare dove già stava, lì era, lì sarebbe tornato.

Cercando l'Oriente attraverso l'Occidente.

Cercando là dove non c'è, per trovarsi.

Importante è sapere che dietro di noi c'è un mondo, che dietro di noi c'è una sfera vitale a cui attingiamo, continuamente.

Importante è sapere che la terra è tonda, che non è piatta e che non ci sono Colonne d'Ercole a chiudere la nostra possibilità di essere, noi, quello che siamo.

Il mondo intero tutto che in noi si esprime e parla.

Noi, che siamo qui dove siamo, per ascoltarlo.

Che sia su un foglio da scrivere in parole, o davanti ai fornelli di una cucina.

Sarà una gioia leggere i vostri commenti, se vi andrà.

Sempre, vi ringrazia, del Gusto

VegChef diVerso