Tiziana Coco

Founder Starter

"IL POTERE DEL LIVE"

2019-02-23 17:58:28

La musica dal vivo è l'esperienza più intensa che si possa provare, lo afferma una ricerca globale condotta da Live Nation.

Lo studio del "Potere del live" realizzato assieme all'agenzia Culture Coop ha analizzato i trend e i comportamenti di oltre 22.500 consumatori di 11 paesi, di età compresa tra i 13 e i 65 anni, svelando come i concerti siano capaci di unire le persone più di ogni altra cosa.
Se infatti come si legge nel comunicato, "connettersi alle persone non è mai stai così facile come ora grazie alla tecnologia, è difficile creare delle relazioni con le persone".
Il 73% dei partecipanti afferma che ora più che mai desidera godere di esperienze reali nel corso della propria vita e di essere stufo di quelle virtuali e digitali.
La musica live pare essere l'antidoto.
Il 71% dei partecipanti si trova concorde nell'affermare che i momenti che li fanno sentire più vivi sono quelli passati ai concerti.
Altri dati fondamentali che emergono dalla ricerca sono l'altissima richiesta di musica dal vivo e la maggior parte afferma di andare a diversi eventi live nell'arco di 12 mesi.
I live inoltre stimolano i legami e aumentano il buonumore.
E' scientificamente provata la produzione di dopamina come risposta all'ascolto musicale!
Durante un concerto circa il 70% dei partecipanti mostra una significativa sincronizzazione nei movimenti del corpo che stimola l'ossitocina, l'ormone che facilita i legami e le interazioni tra esseri umani.
L'intensità emotiva vissuta durante un live apre la mente a nuove idee, risultando superiore a quella provata con la musica in streaming e con valori più alti persino del sesso!
 

Che bellezza! Quindi io ho la fortuna di dedicare la mia vita a qualcosa che fa tanto bene alle persone oltre che a me e che le persone ritengono essere irrinunciabile…la Musica!!!
Faccio un passo indietro rispetto alle belle notizie che leggo e realizzo che urge fare una distinzione tra i concerti degli stadi, quelli dei tour mondiali che questa ricerca prende in considerazione e i concerti della fascia media, quella dei professionisti come me che si esibiscono nei locali, teatri, rassegne locali, i musicisti che non hanno un nome altisonante per fare un tour mondiale o uno stadio la cui attività live è stata fortemente compromessa e che si allontana nettamente dalla felice realtà illustrata dalla ricerca.

E' colpa della crisi?
Non ci sono soldi e nei momenti di ristrettezza la prima cosa a saltare sono le cose superflue?
Ma se ascoltare musica è l'esperienza più intensa che si possa vivere come può essere considerata superflua? E poi questa crisi colpisce in modo del tutto irrazionale perché anche quando la musica live è praticamente gratuita la gente non arriva.

E' URGENTE REALIZZARE che se scompaiono i professionisti scompariranno anche i grandi concerti fatti da Artisti preparati e in grado di offrire qualità perché la mia fascia è quella che tiene in vita il circuito, l'indotto degli strumenti musicali, delle scuole di musica, delle sale prova, degli studi di registrazione e funziona da prezioso vivaio per gli artisti ad alto livello di domani.
Se scompariamo noi che abbiamo fatto della musica la nostra professione allo stadio vedremo solo surrogati di musicisti che dovranno sedarci di decibel ma della musica hanno capito ben poco e questo sta già succedendo :(

Rifletto, cerco di capire perché per chi fa musica il live è esigenza primaria e mi chiedo perché lo è solo per un numero ristretto di ascoltatori tanto che quasi tutti i locali storici della mia città e di tutto il paese hanno chiuso con alcune eccezioni che offrono importanti elementi di riflessione per capire che se in alcuni casi può funzionare allora può funzionare per tutti.
Incassiamo lo schiaffo della crisi tutta italiana e continuiamo a crogiolarci nell'idea di chi ha perso e continuerà a perdere o vogliamo tentare un'analisi costruttiva che tiri in ballo tutte le parti per capire come possiamo riportare in vita qualcosa di così prezioso per il benessere di tutti noi?




 

La domanda è semplice: perché i locali non hanno un folto pubblico a fronte di concerti di altissimo valore artistico?
A mio parere c'è una risposta universale per questa dinamica ma ci sono diverse risposte che coinvolgono PUBBLICO,ORGANIZZATORI,ARTISTI, scopriremo che nessuna di queste categorie può chiamarsi fuori.

Il primo grande e profondo nodo è l'esserci disabituati all'ascolto attivo.
Rifletto sul senso del verbo ascoltare…non è forse donare tempo?
In una società in cui a governare è l'ego e privata del suo tempo donare tempo non è un'azione scontata anche se indubbi sono i benefici dell'ascolto.
Ascoltare significa voler capire e saper riconoscere.
Come possiamo riconoscere e capire qualcosa a cui solo una piccola nicchia è esposta, in un paese dove la didattica musicale nella scuola pubblica viene relegata al piffero di plastica?
Quando ero bimba e studiavo pianoforte ero guardata come una sorta di piccolo genio disadattato e soprattutto una "diversa", ricordo bene come mi guardavano i compagni di classe quando al saggio di fine anno le mie manine volavano sul pianoforte.
Mi occupo di propedeutica musicale e ciò che posso dirvi è che il  bambino è l'essere più musicale del pianeta e se esposto alla musica sin dalla nascita raggiunge un altissimo livello nell'ascolto consapevole oltre che nella performance, è il non esporlo alla musica che lo allontana da qualcosa che fa parte invece della natura umana.Eppure pochissimi sono i genitori che avvicinano i bambini all'ascolto della musica dal vivo pur avendo a disposizione un'ampia rosa di concerti adeguati a tutte le fasce di età ritenendo tale attività noiosa per i bambini (convinzione assolutamente errata) e privandoli di una preziosa occasione di interazione empatica.
Ma quali sono le condizioni perché si verifichi un ascolto efficace?
Andare oltre le parole e mettersi nei panni e nei sentimenti dell'altro, dargli tempo di narrare la sua storia.
Mettersi nei panni dell'altro??? Caspita non è poco, parliamo di "ascolto empatico" e allora parliamo di comprensione, parliamo di fiducia, interesse e rispetto senza riserva, accettazione dell'altro, disponibilità.
L'ascolto empatico è il rapporto di vicinanza tra due persone che anziché tendere all'annullamento delle differenze, esalta le caratteristiche individuali con rispetto e valutazione positiva delle differenze, presuppone dunque il mantenimento della consapevolezza della propria identità.
L'ascolto attivo permette alla persona di cogliere e mettere a fuoco i propri sentimenti e le proprie emozioni, si sentirà più libera, capace di esprimere i propri stati d'animo, più in contatto con la sua esperienza.
Nell'ascolto attivo si sperimenta il senso di vicinanza e di appartenenza.
Ascoltare vuol dire non coprire la propria verità con fiumi di parole che riempiano un silenzio scomodo, la musica è in grado di metterci a nudo e di metterci faccia a faccia col nostro più profondo sentire, è il canale diretto con le nostre emozioni, non ci sono se e non ci sono ma.
E se volessi stare lontana da tutto questo non andrei mai ad un concerto live di qualità!
 
Occorre riprenderci il diritto alle emozioni ma perché il desiderio di emozionarci si trasformi in azione concreta è necessario che tutti gli anelli della catena rivedano il modo di proporre e fruire la musica.

Vi racconterò di cosa accade durante un concerto del cuore, dove risiede il momento magico, l'importanza dell'interazione col pubblico, rifletterò insieme a voi su cosa possiamo concretamente fare per apportare nuova linfa alla musica dal vivo, vi parlerò del valore del momento creativo nell'improvvisazione.

Ma ora guardo chi suona staasera..mi è venuta una gran voglia di emozionarmi!

To be continued...