Stefania Giacomelli

Founder Starter

Jesse Owens e Luz Long, l’amicizia che ha fatto infuriare Hitler

2018-11-27 09:14:25

Lo sport è un linguaggio universale di rispetto e fratellanza, ormai accreditato ma non così scontato, soprattutto nella Germania degli anni ’30.Eppure, proprio in quella Germania degli anni ’30 ci fu un uomo che andò oltre le imposizioni e le barriere mentali che il Nazismo aveva creato, per contribuire ad una delle leggende sportive più grandi di sempre, ma soprattutto ad una delle amicizie più espressive che lo sport abbia mai fatto nascere. Se leggiamo sugli albi sportivi, constatiamo che il 4 agosto del 1936 alle Olimpiadi di Berlino, Jesse Owens vinse l’oro nel Salto in Lungo, oro che non sarebbe stato possibile senza il biondo tedesco Luz Long.Carl Ludwig Long nasce il 27 aprile 1913 a Lipsia, in una famiglia fatta di illustri accademici. Long, continuando la dotta tradizione familiare, dopo gli studi giovanili, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza all’Università di Lipsia. La carriera studentesca e poi professionale di Long fu brillante, così come la mai accantonata passione sportiva per il salto in lungo. Atleta battente bandiera della Leipziger SC, Long si mise subito in mostra, entrando di diritto tra i migliori saltatori in lungo europei. Il partito Nazista si propose di portare i Giochi 1936 a Berlino, facendone così una passerella di lusso per la millantata magnificenza del Terzo Reich.Viaggiamo avanti, ed arriviamo al fatidico giorno. Archiviato il primo oro, il 4 agosto 1936 scoccò l’ora del salto in lungo anche per Jesse Owens, il quale rischiò una clamorosa eliminazione a causa dei primi due salti nulli. L’aiuto venne nel modo più inaspettato da un compagno di pedana, che vedendo Owens in difficoltà, lo avvicinò per dargli un consiglio che cambiò la storia; quel compagno di pedana fu proprio Luz Long. Long disse a Owens: “Parti più indietro”. L’americano seguì il consiglio e fu qualificazione, raggiungendo l’accesso all’agognata finale, programmata per il pomeriggio. Dopo aver preso il pass anche per la finale dei 200m, nella serata del 4 agosto Owens tornò sulla pedana del salto in lungo; ad attenderlo c’era proprio Luz Long, il quale, in fase eliminatoria, aveva stabilito il nuovo Record Olimpico con 7,73m.I due iniziarono una lotta senza esclusione di colpi, con Long che andò a migliorare la sua gran prestazione della mattina, saltando 7,87m. Owens non rimase certo a guardare, saltando prima 7,94m e poi rifinire il tutto col primo salto oltre gli 8 metri mai visto alle Olimpiadi, ovvero 8,06m.Quel famoso scontro con Long, viaggiò oltre le barriere razziali che imponeva la Germania e si trasformò nell’esempio più nobile di sport, dove tra gli avversari non c’è solo il mero agonismo ma anche un profondo rispetto.L’amicizia tra Owens e Long durò salda fino al 14 luglio 1943, quando l’atleta tedesco, a trent’anni, consegnò definitivamente la sua vita alla storia. Dopo un rapido addestramento fu prima mandato il Polonia con la contraerea e quindi a combattere nel Sud Italia dove rimase ferito in battaglia. Carl Ludwig Long perì il 14 Luglio 1943 a causa delle sue ferite. Nonostante la guerra e la lontananza, i rapporti di fratellanza tra il tedesco e l’amico Owens non cessarono. Long infatti, quando ricevette la notizia che la moglie aveva partorito, preso dalla felicità, scrisse a Jesse una lettera nella quale chiedeva all’amico di far sapere a suo figlio, di quanto sia importante l’amicizia e di come essa sia possibile, nonostante guerre, barriere razziali e divisioni. Anni più tardi, Owens si prodigò per trovare la famiglia di Long, riuscendo infine a partecipare al matrimonio del figlio del caro amico scomparso. Nel 2000, il gesto di umiltà e correttezza di Long, il quel 4 agosto 1936, fu celebrato dal Comitato Olimpico Internazionale come esempio di pace e fratellanza tra i popoli, secondo la fiamma originaria dei Giochi olimpici, e se non è spirito d’atleta quello che mosse Long nel tendere la mano ad Owens, non sappiamo cos’altro sia.

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Stefania Giacomelli

Founder Starter

Wole Soyinka

2018-11-26 10:52:04

Da oggi il mio intento è quello di far conoscere persone di colore che si sono distinte nei vari settori della società...questo perché contro tutte le teorie razziste ritengo che non ci siano differenze tra gli esseri umani e vorrei che questo messaggio fosse diffuso il più possibile : mi rivolgo specialmente ai genitori ai quali spetta l'obbligo di educare i bambini al rispetto della multietnicità….ma anche a quelli scellerati che ritengono che i neri siano culturalmente inferiori ai bianchi....Io l'unica cultura inferiore che vedo è quella della caccia al diverso...tra qualche anno in Italia saremo come in Inghilterra, Francia, Stati Uniti dove (salvo poche eccezioni) bianchi e neri convivono in maniera civile. Wole Soyinka, pseudonimo di Akinwande Oluwole Soyinka (Abeokuta, 13 luglio 1934), è un drammaturgo, poeta, scrittore e saggista nigeriano Premio Nobel per la letteratura nel 1986, è considerato uno dei più importanti esponenti della letteratura dell'Africa sub-sahariana, nonché il maggiore drammaturgo africano. Ha compiuto gli studi universitari a Ibadan e a Leeds, in Inghilterra, dove ha conseguito il Ph.D. nel 1973. Dopo due anni al Royal Court Theatre di Londra come drammaturgo, nel 1960 è rientrato in Nigeria, dove ha iniziato ad insegnare letteratura e teatro in diverse università e ha fondato il gruppo teatrale "Le maschere 1960". Nel 1964 ha creato la compagnia "Teatro Orisun" con la quale ha messo in scena anche le proprie opere. Nel 1965 ha pubblicato il primo romanzo, scritto in inglese, Gli interpreti. Nel corso della guerra civile nigeriana, viene incarcerato dal 1967 al 1969 per un articolo in cui chiedeva un cessate il fuoco. La sua esperienza in cella di isolamento è narrata in L'uomo è morto. Ancor più che per la narrativa e la saggistica, Wole Soyinka si è affermato in Africa e in Occidente attraverso il teatro e la poesia. In particolare, è noto per aver rivalutato il teatro della tradizione nigeriana e la "folk opera Yoruba". Ha scritto oltre venti drammi e commedie e ha adattato a un contesto africano Le Baccanti di Euripide, L'opera da tre soldi di Bertolt Brecht, I negri di Jean Genet. Fra i suoi lavori teatrali figurano: Il leone e la perla, Pazzi e specialisti, La morte e il cavaliere del Re, Danza della foresta, La strada, Il raccolto di Kongi. Fra le sue raccolte poetiche: Idanre and Other Poems; A Shuttle in the Crypt; Ogun Abibiman (it. 1992); Mandela's Earth and Other Poems. Ha insegnato in numerose università, fra cui Yale, Cornell, Harvard, Sheffield e Cambridge, ed è membro delle più prestigiose associazioni letterarie internazionali. Ha ricevuto diversi riconoscimenti in tutto il mondo e il premio Nobel per la letteratura nel 1986. Perseguitato e condannato a morte dal dittatore nigeriano Sani Abacha Soyinka è vissuto in esilio negli Stati Uniti fino al 1998, anno in cui morto il dittatore Soyinka ha fatto ritorno in Nigeria. Ora vive ad Abeokuta, la città nigeriana dove è cresciuto.

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Stefania Giacomelli

Founder Starter

Ho bisogno di silenzio

2018-11-24 09:02:50

Non si può dire quali delle poesie di Alda Merini sia la più bella ….ognuno di noi sceglie quella che rispecchia il proprio stato d'animo in quel momento...

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