Stefania Giacomelli

Founder Starter

Sono uguale a voi

2018-12-22 11:12:24

Bisogna sforzarsi di non guardare i due a testa bassa, il pugno chiuso alzato in un guanto nero, calze nere e niente scarpe, sul podio. Bisogna concentrarsi sull'atleta di sinistra, bianco, lo sguardo dritto, le braccia lungo i fianchi. Bisogna ricordare alcune cose, di quel 1968 perennemente associato al Maggio francese. Il 16 marzo il massacro di My Lai, il 4 aprile l'assassinio di Martin L. King, il 5 giugno tocca a Bob Kennedy. Aggiungiamoci il Biafra, i carri armati sovietici sulla primavera di Praga, la strage di piazza delle Tre Culture poco prima che cominci l'Olimpiade messicana. Bisogna sapere che la finale dei 200 metri la vince Tommie Smith in 19"83 (primo a scendere sotto i 20") davanti a Norman (20' 06") e Carlos (20' 10"). Carlos parte forte, troppo forte. Smith lo passa a 30 metri dalla linea e corre gli ultimi 10 a braccia alzate. Norman ai 100 metri è solo sesto, viene fuori nel finale, supera Carlos negli ultimi metri. Bisogna sapere che nel '67 Harry Edwards, sociologo a Berkeley, voce baritonale, discreto discobolo, ha fondato l'Ophr, Olympic program for human rights. L'idea è che gli atleti neri boicottino i Giochi, ma è difficile da realizzare. Chi aderisce porta il distintivo, una sorta di coccarda, ed è libero di manifestare la sua protesta come crede. Smith e Carlos, accolti alla San José perché bravi atleti, a loro volta studenti di Sociologia, portano il distintivo e vogliono manifestare. Bisogna anche avere un' idea sull'età dei tre sul podio. Tutti nati nel mese di giugno. Smith nel Texas, settimo di undici figli. Ha 24 anni. Suo padre raccoglie cotone. Norman è il più anziano, ha 26 anni, suo padre è macellaio, famiglia molto credente e vicina all'Esercito della salvezza. Carlos ha 23 anni, è figlio di un calzolaio, nato e cresciuto ad Harlem. Appena giù dal podio la loro carriera sarà finita, bruciata, e la vita un inferno. Ma loro non lo sanno e, se lo sanno, non gliene importa. Nel sottopassaggio che va dagli spogliatoi al podio Norman assiste ai preparativi dei due americani. Tutto è fortemente simbolico, dalla mancanza di scarpe (indica la povertà) alla collanina di piccole pietre che Carlos mette al collo (ogni pietra è un nero che si batteva per i diritti ed è stato linciato). Smith e Carlos spiegano. E Norman dice: "Datemi uno dei distintivi, sono solidale con voi. Si nasce tutti uguali e con gli stessi diritti". Così anche Norman sistema la coccarda sulla sinistra della tuta. C'è un problema, Carlos ha dimenticato i suoi guanti neri al villaggio, mentre Smith ha con sé quelli comprati da Denise, sua moglie. "Mettetevene uno tu e l'altro tu", consiglia Norman. Così fanno. Smith alza il pugno destro e Carlos il sinistro. "Se ne pentiranno tutta la vita", dice Payton Jordan, capodelegazione Usa. Vengono cacciati dal villaggio, Smith e Carlos. Uno camperà lavando auto, l'altro come scaricatore al porto di New York e come buttafuori ad Harlem. Sono come appestati. A casa di Smith arrivano minacce e pacchi pieni di escrementi, l'esercito lo espelle per indegnità. A casa di Carlos minacce telefoniche a ogni ora del giorno e della notte. Sua moglie si uccide. Solo molti anni dopo li riprenderanno a San José, come insegnanti di educazione fisica. E nel 2005 Norman sarà con loro, per l'inaugurazione di un monumento che ricorda quel giorno in Messico. Norman in Australia viene cancellato. Supera 13 volte il tempo di qualificazione per i 200 e 5 quello per i 100, ma a Monaco '72 non lo mandano. Nessuna spiegazione. Gioca a football ma smette per un infortunio al tendine d'Achille, rischia l'amputazione di una gamba. Insegna educazione fisica, svolge attività sindacale, arrotonda in una macelleria. Il più grande sprinter australiano non è coinvolto in Sydney 2000 né tantomeno invitato (col suo 20"06 avrebbe vinto l' oro). Sofferente di cuore, muore il 3 ottobre 2006. Smith e Carlos vanno a reggere la bara, il 9 ottobre. La banda suona "Chariots of fire". Il 9 ottobre diventa, su iniziativa Usa, la giornata mondiale dell' atletica. (Gianni Mura)

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Stefania Giacomelli

Founder Starter

Regali di Natale

2018-12-22 08:44:17

- A chi soffre di malinconia, regalerei un libro che scalda il cuore, come IL BUIO OLTRE LA SIEPE di Lee- A un amico che tende all'intolleranza, che a causa dei tempi difficili incolpa il diverso, consiglierei di leggere FURORE di Steinbeck; - A un religioso incallito regalerei A VOLTE RITORNO di Niven, gli permetterebbe di porsi delle domande importanti; - A un'amica che fa fatica ad accettare il tempo che passa, che ha perso di vista le cose importanti della vita, regalerei RAPITA di Trapani; - A chi ha perso lo spirito del Natale, che non si emoziona più davanti al sorriso di un bambino, regalerei IL CANTO DI NATALE di Dickens; - A chi si sente solo e sfortunato, regalerei un libro che fa compagnia, che ridimensiona le tragedie e consola: L'IDIOTA di Dostoevskij. In ogni caso, regalate libri. Oggi alla radio hanno detto che un italiano su tre ha regalato un libro per Natale piuttosto che un capo di abbigliamento. Non è magnifico?

Stefania Giacomelli

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La rubacalzini

2018-12-21 18:40:05

Come mai il cane ruba i calzini ? Se ne sentono tante...lo fanno perché hanno il tuo odore, perché poi si diverte a masticarli, perché si annoia, perché soffre di ansia da separazione….mah...io allora ho una Golden atipica . Lei li ruba, poi viene da me scodinzolante per far vedere il trofeo, io comincio a giocare con lei, lei è felicissima, la sequenza è che poi l'abbraccio, me la sbaciucchio tutta e mi lascia prendere i calzini….A volte diamo per scontato che certi comportamenti canini siano uguali per tutti….ho sempre pensato che così come noi umani siamo diversi l'uno dall'altro anche i cani lo sono e noi possiamo avere solo la presunzione di capire fino in fondo il loro comportamento. E poi ditemi se quello della foto non è un sorriso...io la amo

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