✳️Romana Prostamo✳️

Founder Senior

Il paradigma dei nuovi papà.

2019-08-24 09:29:33

Il difficile e meraviglioso compito dei nuovi papà.

Paradox esponenziale inverso i nuovi papà più sono coinvolti meno fanno figli.


Siamo d’accordo tutti che prendersi cura di un neonato non è certo cosa facile e l’aiuto del compagno, nella new generation, è diventato indispensabile,non solo, è fautore della costruzione di  una profonda interazione padre-bambino.



Le nuove osservazioni scientifiche hanno riscontrato che un padre presente nelle fasi pre e post natali, non solo sviluppa maggiori neuroni adibiti ad aree emozionali specifiche ma che,  a lungo andare, a giovarne saranno anche i figli e la compagna che che non si vedrà costretta a lunghe assenze dal posto di lavoro se non addirittura ad abbandonarlo.



Malgrado l’emancipazione abbia fatto grandi passi, nella maggior parte dei casi, gli oneri familiari sono ancora a carico delle donne, questo stato di cose riduce drasticamente la loro presenza nel mondo del lavoro. 



Si è visto nel tempo quanto questa tendenza si ripercuota negativamente sul tenore di vita della famiglia su due aspetti fondamentali.

Il primo è la possibilità di migliorare la qualità della vita familiare.



In secondo luogo, avere un’indipendenza economica salvaguarda la dignità della donna lavoratrice, sviluppa un senso di compartecipazione e di utilità, riscatta emotivamente nel potersi prendere cura della famiglia ma anche di se stessa.

Un figlio che crescerà vedendo il proprio padre prendersi cura della casa, della loro educazione  e riconoscendo il valore dello spazio lavorativo della donna, diventerà un adulto capace di prendersi cura a sua volta, sarà più propenso a dare ascolto alle esigenze dell’altro e sarà socialmente più aperto.



Per rendere questo possibile è importante cambiare la mentalità da homocentrica a eterocentrica e comprendere che la famiglia è un Sistema che cresce in virtù della crescita degli elementi che lo compongono.


La direttiva UE nel 2007 ha varato delle disposizioni per dare una mano in questo senso, che comprende il congedo per paternità retribuito e l’impegno da parte dei padri di utilizzarlo.



Cosa rallenta l'utilizzo di un’opportunità come questa?


La barriera più grossa, la nostra cultura.


La figura maschile è da secoli l’incarnazione della forza, del condottiero, il responsabile del mantenimento della famiglia; è ancora ben salda l'idea dell'uomo virile come poco propenso alla dimostrazione affettiva.


Ultimamente, la tendenza pare abbia inziato una svolta.



Si incontrano sempre più spesso padri che vanno ai giardini coi figli, giocano con loro e si impegnano nel loro accudimento.


Vi dirò, negli Stati Uniti ho visto moltissimi papà accudenti, è stato bellissimo.



Nel 2007 è stata varata un legge per dare l’opportunità ai neo-padri di poter sostenere o sostituire la mamma negli impegni domestici .


Le ancore culturali sono ancora molti forti, l’uomo che prende un congedo per paternità ( 5 settimane), molte volte non si sente davvero utile, menomato nel suo ruolo di capofamiglia.

Il risultato ad ora ottenuto è che la maggior parte dei padri che hanno usufruito del concedo, in seguito si sono rifiutati di avere altri figli.


MI viene da pensare che l’esperienza abbia fatto comprendere loro quanto sia impegnativo fare il genitore, d’altro canto, è pur vero che molti sono i corsi preparatori per mamme lo stesso non si può dire per i papà.

.

 Nel mio lavoro mi trovo ad accompagnare i futuri genitori a una maggior conoscenza del rapporto genotori-figli.



Proprio in virtù  dell’incremento di uomini che assistono le compagne al parto e che vogliono essere parte attiva dell’accudimento dei loro figli e che da questo traggono molto piacere, sia in termini emozionali che relazionali con la loro prole, si rendono necessari incontri propedeutici e corsi in modo da acquisire gli strumenti migliori per rispondere alle molte richieste dei figli nelle varie tappe di crescita.

In una cultura che ha sempre visto le donne responsabili dell’andamento del focolare domestico, è doveroso sottolineare che noi donne, a volte, diamo  poco spazio alle performance paterne in termini di baby-sitting,  in virtù del fatto che  li consideriamo poco esperti.



Le cose stanno lentamente cambiando, man mano i compiti di accudimento si stanno decentrando e questo permette uno spazio interattivo padre-figlio.

 

I neo papà che passano del tempo con i loro cuccioli, e condividono con loro anche i momenti che sviluppano forte ansia, come il pianto, comprendono le sfumature emozionali che nel tempo hanno dimenticato, imparano ad accettarsi come persone con le loro debolezze così saranno in grado di accogliere le fragilità del loro bimbo; in questo modo non solo crescono i loro figli, crescono loro stessi.



Nel corso del tempo ho visto molti uomini avere reazioni di ansia, impotenza e non accoglienza nei confronti delle lacrime versate da donne e bambini.

Viene insegnato loro che “non si deve piangere” “sei un ometto, non devi piangere” “fai l’uomo, solo le donne piangono”.


Ma noi siamo esseri umani e quando soffriamo ci capita di piangere, indipendentemente dal sesso. Trovo che ci sia molta dignità nel pianto.



La legge italiana varata il 1 agosto 2019 prevede 10 giorni obbligatori di congedo retribuito per i padri, a cui si possono sommare 4 mesi di congedo parentale, di cui solo 2 possono essere usufruiti dalla madre, in aggiunta a questo si può usufrire di congedi facoltativi entro gli 8 anni.


E’ una grande opportunità per i futuri papà di vivere in prima persona i momenti più incredibili che un bimbo può donare e, a loro volta, i papà possono ricambiare donando loro  attenzioni e amore.