Sebastiana Patanè

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Il lato oscuro del sistema sanitario americano: The Resident - serie tv.

2019-06-26 16:00:19

In queste serate estive, quando di solito faccio zapping tra repliche di brutti film e varietà discutibili, Rai 1 propone per la prima volta in chiaro la serie tv The Resident. Ieri sono andati in onda i primi tre episodi, e non mi è sembrata affatto male.

La trama

Il giovane medico Devon Pravesh, neolaureato con ottimi voti, affronta il suo primo giorno da specializzando ("resident") all'ospedale Chestain Park di Atlanta. Il suo supervisore è Conrad Hawkins, un medico geniale e sbruffone, allergico alle regole e idealista. Da subito appare evidente che al Chestain Park la salute del paziente non è l'unico interesse.

Il solito medical drama? 

The Resident  si inserisce nel filone delle serie tv ambientate in un ospedale, un filone molto sfruttato dalla produzione seriale americana, ma anche nostrana. Immagino che molti di voi ricordino la serie tv E.R., che fu un successo anche qui da noi e sancì la fortuna dell'allora semisconosciuto George Clooney. Io ne ho seguito le prime stagioni, così come ho seguito, e mi piace ricordarlo, qualche stagione di Doctor House. Ma ce ne sono tante altre. 

È evidentemente un tema che funziona, quindi fin troppo sfruttato. Io non ne vado matta. Ma questi primi episodi di The Resident mi hanno colpito perché si allontanano dall'ipocrisia che di solito avvolge questo argomento. 

Una storia che esce dai soliti schemi

Già dal primo episodio ci viene mostrato quello che sembra essere il tema principale della serie: il conflitto tra i bisogni di cura delle persone e l'interesse economico. I medici qui non sono solo eroi invincibili dediti a salvare vite, ma anche, e in alcuni casi soprattutto, ambigui personaggi  interessati più al denaro e al prestigio che al benessere dei pazienti.

Appaiono anche evidenti le distorsioni del sistema sanitario americano, dove la vita del paziente sembra dipendere dall'entità della sua polizza assicurativa. 

Una storia piena di luci e ombre, rappresentate dal conflitto fra il giovane Conrad Hawkins, testardo e pieno di ideali, e il suo primario, considerato un luminare ma che si macchia di molti, troppi errori.

Un cast capace e una buona scrittura

Devo confessare che ho iniziato questa serie per simpatia verso due degli attori principali. Il dottor Conrad Hawkins è interpretato da Matt Czuchry, che è nientepopodimenoche Logan, il fidanzato di Rory in Gilmore Girls. Molti si staranno chiedendo chi sia, ma chi è stato giovane negli anni novanta capirà.

Emily VanCamp interpreta invece l'infermiera Nic, ed è stata la protagonista di una serie di qualche anno fa che ho apprezzato molto, Revenge, a cui magari dedicherò un articolo. Entrambi hanno dimostrato durante la loro carriera di essere dei buoni interpreti. Ma tutto il cast mi è sembrato azzeccato e capace. 

A mio avviso, il merito di questa serie sta nel disincanto con cui vengono presentati la professione medica e gli interessi che nasconde. Ho provato disagio e incredulità, e mi sono trovata a pensare che nella nostra piccola, sgangherata Italia almeno chiunque abbia bisogno di aiuto può trovare un posto in ospedale e qualcuno che prova ad aiutarlo. 

In un periodo dell'anno in cui in televisione non c'è molto da vedere, questa serie mi sembra una piacevole eccezione. Continuerò a seguirla con molto interesse.