Sabrina Rotaris

Giorni da 5 a 7. Procedere, con costanza

2019-06-14 15:28:24

Passo dopo passo, con determinzaione..

Il percorso procede, anche se non scrivo tutti i giorni. L’intensità del periodo è tale, che scelgo se meditare e praticare gli esercizi, o scrivere. Oggi riesco a fare entrambi, e ne approfitto.

Unisco tre giorni in uno, cercando rimettermi in pari nella condivisione di questo cammino.

In questi giorni ho approfondito ulteriormente i concetti di consapevolezza ed  equilibrio, sempre sul tema della “fame” e dei rapporti interpersonali.

Ormai ho dato per assodato che  più affamati siamo, più affamato rimaniamo, indipendentemente da quanto cibo mangiamo... e se questo riguarda il corpo, la relazione con mente e spirito è più che forte: mentalmente siamo affamati di esperienze  “nutrienti”e se siamo nutriti nelle emozioni, le smanie fisiche si fermano.  Altrettanto vero è che questo non significa collegare a tutti i costi  il nostro  appetito ad un bisogno reale che può essere soddisfatto  concretamente.

Perché? Innanzitutto, come è emerso più volte,  non possiamo modificare ciò di cui non siamo consapevoli. Ma se mettiamo mano direttamente a ciò che ci disturba a livello conscio, e riempiamo i nostri vuoti consapevoli, è probabile che  evitiamo l’innescarsi di inopportune e indesiderate compensazioni.  Più “mettiamo ordine” nella dispensa delle nostre necessità, più apparirà chiaro se qualcosa resta fuori: esperienze, emozioni, sogni.

Se tutto è collegato, tutto è riequilibrabile. Il punto è che un assolutismo come “tutto” può spaventare, sembrare “troppo”. Come si fa ad affrontare…TUTTO????

Credo che la soluzione sia: visione globale, e poi fare un passo alla volta. Come in un piano marketing (per l’azienda IO) ,  come in qualsiasi azione di problem solving. Un pezzetto alla volta, un sorriso alla volta, una passeggiata alla volta, una mela in più e una merendina in meno alla volta.

Non sono la lotta, lo sforzo, e la preoccupazione lee armi da usare: guardare a questo cammino come a una guerra pone già in una vibrazione negativa. Si conquista con amore, pazienza, e sorriso.

Sorridete, di più a voi, agli altri, a i cani che incrociate per strada e ai gabbiani in cielo. Sorridete alle sfide e sorridete ai risultati:  scoprirete che non siete tante parti diverse, ma siete un’unica entità nutrita dall’emozione suscitata da quel sorriso.

Cito  Deepack: “Noi metabolizziamo tutto ciò che incontriamo - fisicamente ed emotivamente - così ogni esperienza diventa una parte delle nostre menti e dei nostri corpi. Le esperienze negative sono metabolizzate in modo diverso rispetto alle esperienze positive. Se sovraccarichi il sistema con un input negativo, esso diventa sbilanciato. I migliori input sono le esperienze che ti fanno sentire più leggero fisicamente ed emotivamente, dai cibi biologici più freschi alle risate alla bellezza della natura. L'input positivo ti rafforza a ogni livello, rendendo molto più facile liberare il tuo sistema dalle tossine.”

Noi siamo le nostre esperienze, e siamo le nostre emozioni. Solitamente, però, siamo le nostre REAZIONI. Quindi trovare un equilibrio tra quello che ci arriva dall’esterno e quello che gli restituiamo, può fare la differenza . E fuori di noi, cosa c’è?

Un mondo, fatto soprattutto di persone con cui interagiamo, e verso le quali solitamente dirigiamo le nostre reazioni. Provare ad allenarci alla gentilezza, verso ciò che accogliamo e ciò che restituiamo, può cambiare poco a poco la nostra prospettiva.  Pare un’attitudine in via di estinzione, essere gentili: quanto cambierebbe esserlo anche con noi stessi?

Attenzione, non intendo “essere indulgenti”, pecchiamo di indulgenza tanto spesso quanto di eccessivo giudizio. Parlo proprio di gentilezza:

Dalla Treccani: gentilézza s. f. [der. di gentile]. – 1. ant. Nobiltà, sia ereditaria sia (secondo l’interpretazione degli stilnovisti) acquisita con l’esercizio della virtù e con l’elevatezza dei sentimenti: prende amore in g. loco (Guinizzelli). 2. a. La qualità propria di chi è gentile, nei varî sign. dell’aggettivo: g. d’aspetto, g. di modi; e in senso morale: g. d’animo, di costumi, di sentimenti. Più com., amabilità, garbo, cortesia nel trattare con altri.

Qual è l’ultima volta che ho visto un atto di gentilezza? O che l’ho compiuto? Quando torna alla mente, si sorride.

Provate a pensarci anche voi.. io mi sono ripromessa di trovarne in me e/o negli altri almeno 1 al giorno. Vedremo se è fattibile. Per ora, lo è stato.

Vi unite?