Rossella Corrado

Il ritocco pittorico e le tipologie di ritocco

2019-05-06 12:23:14

In questo articolo, e nei prossimi, svilupperò piccoli spunti d'ausilio che riguardano le tipologie di "ritocco pittorico".Questo per aiutarvi a scegliere il professionista che sceglierete, in base alle sue proposte e competenze al fine di continuare a "dare vita" ai vostri preziosi ricordi antichi

Il ritocco pittorico e le tipologie di ritocco

Il ritocco pittorico e le tipologie di ritocco sono fondamentali per la buona riuscita del restauro.


L’ intento di rendere giustizia all'opera d arte in quanto documento con interventi conservativi è destinato a fallire, poiché la realtà ARTISTICA dell'opera d’arte non è scindibile da quella STORICA.


Prendendo in considerazione soltanto quest'ultima, può accadere di rompere l'unità del dipinto e comprometterne la leggibilità.

Per il restauro questo punto di vista teorico costituisce una scappatoia e non porta a risolvere il problema.


Tra le due alternative - non integrare o integrare totalmente - vi sono tentativi di soddisfare sia l'aspetto artistico che quello storico dell'opera d’ arte.


Conseguentemente al trasformarsi delle esigenze del culto e della moda, si sviluppano metodi sempre nuovi e si condannano quelli vecchi.


Solo dopo aver compreso questo dato di fatto, che chiarisce come non vi sia differenza sostanziale tra un integrazione totale "ineccepibile" e un ritocco neutro, si possono effettuare tentativi per diminuire o eliminare l'effetto, sgradevole in senso visivo ed estetico, del ritocco “neutro”.


L' opera d’ arte è unica e irripetibile: l'integrazione imitativa della superficie visiva con l'intento di ripristinare l'originale perduto, è un illusione

Se tuttavia si tenta di colmare la lacuna, la parte mancante può essere sostituita soltanto con la realtà artistica del presente.

Si possono suddividere i metodi di integrazione in cinque grandi gruppi:, elencati sotto, ma in questo articolo ne spiegherò solo alcuni poichè risultano i più conosciuti ed essenziali nonchè le basi di ritocco che includono anche gli altri:


  1. il ritocco neutro
  2. il ritocco totale
  3. il ritocco normale
  4. il tratteggio o rigatino
  5. il restauro del "dipinto in quanto frammento"    


Esistono perciò casi in cui l'integrazione totale compare insieme al restauro del "dipinto in quanto frammento", l'integrazione totale con il ritocco neutro ecc. 


L’uso di uno specifico genere di ritocco dipende in larga parte dal caso da affrontare, dall'idea del restauratore, dalle richieste del committente o del soprintendente così come dal valore, dalla finalità e dal luogo di conservazione del dipinto o dell’opera pittorica.


Esistono soluzioni intermedie e forme miste: nel medesimo quadro possono comparire contemporaneamente diverse possibilità.


E quindi impossibile tradurre in pratica lo schema di una ricerca “rigidamente” sistematica. 

Di certo però queste considerazioni possono contribuire a chiarire i fondamenti della scelta e ricondurla dall'ambito puramente empirico ad una valutazione più responsabile e consapevole. I mezzi tecnici e le competenze personali non dovrebbero costituire mai l'unico punto di partenza di un restauro.

1 Il ritocco pittorico e le tipologie di ritocco - Il ritocco "normale"

Nel caso del ritocco "normale" non si possono aprire dibattiti basati su di una teoria. 

Esso dimostra con molti esempi, che mediante una valutazione critica di ogni singolo compito è possibile trovare soluzioni che affrontano con successo il problema dell'integrazione delle lacune pittoriche.

In ogni caso evita forme di integrazione che già a causa della loro astratta sistematicità possono apparire spesso più sgradevoli di una integrazione priva di presupposti e suggerita dall'oggetto stesso.



Che cos è?


Integrazioni di questo genere evitano da una parte gli sgradevoli effetti, per esempio, di un ritocco neutro, senza cercare dall'altra di simulare un inesistente “autenticità”.


Già con il modesto ingrandimento di una lente o ad una osservazione ravvicinata l'area integrata si rivela chiaramente come ritocco.
Ci si limita a uniformare semplicemente la superficie del dipinto colmando le lacune, in modo che l'occhio disarmato dell'osservatore non sia più disturbato o “distratto”.


In molti casi questo è il metodo di fatto probabilmente più adeguato.
Il ritocco “normale” deve assolvere la sua funzione , ovvero deve far apparire il quadro visivamente completo alla distanza normale, tenendo conto del suo valore artistico.


Dal punto di vista tecnico in questo metodo non va trascurato il vantaggio di poter utilizzare materiali facilmente rimovibili, mentre nel caso del ritocco totale proprio il tentativo di imitazione "ineccepibile" è spesso motivo di utilizzo di materiali che facilitano o rendono possibile copiare fedelmente, ma dopo qualche tempo non sono più REVERSIBILI.


È inoltre possibile che la forma, il colore e la struttura di una lacuna si inseriscano nell'area circostante senza alcuna elaborazione o si leghino all'originale con mezzi molto limitati. 

Proprio in casi simili non si comprende perché questa possibilità offerta dalle condizioni dell'opera debba essere rovinata da un integrazione neutra o perfezionata da un integrazione totale.


Essenziale per prendere una decisione sarà allora anche il carattere e la superficie visiva del dipinto. 

Se prevalgono gli elementi grafici, nel restauro occorrerà tenere conto in modo più sostanziale di questi, di fronte ad opere pittoriche o fortemente policrome al contrario occorrerà operare con i relativi effetti di colore.


Zone importanti per il quadro saranno colmate in modo più intenso rispetto ad esempio ad uno sfondo neutro.
Intensità e genere dell'integrazione dipendono dalla zona di quadro interessata e dall'importanza, dal formato, ecc.

2 Il ritocco pittorico e le tipologie di ritocco - Il "Tratteggio" o "Rigatino"

CHE COS È: Il "Tratteggio" o "Rigatino"?


Non come compromesso, ma riconoscendo questa bipolarità dell'opera d’ arte quale realtà estetica e storica è stato ideato il tratteggio ( = tratteggiatura verticale).


Esso cerca di riportare l'opera d ‘arte il più possibile alla sua unità perduta, di rendere l’opera nuovamente "leggibile", rispettando contemporaneamente il valore artistico.


La tecnica del "TRATTEGGIO"


La tecnica del tratteggio è simile a quella “ pointillistica “(Il Pointillismo dal francese point = punto, definisce una forma del Neoimpressionismo e si colloca tra il 1880 ed il 1910) ;  i colori esistenti vengono affiancati eseguendo dei trattini, in modo che l'immagine dell'oggetto si evidenzi soltanto ad una certa distanza . 

Ciò significa soddisfare l'esigenza propria del restauro di riacquistare l'unità estetica (ad una normale distanza di osservazione) mantenendo il carattere documentario del frammento (integrazione visibile a distanza ravvicinata).


I ritocchi vengono eseguiti sulla stuccatura con colori ad acquerello . 


I trattini sono effettuati sempre verticalmente, seguono però l'originale per densità, tonalità e accostamento di colori.


Si ritocca procedendo dai toni chiari a quelli scuri, da quelli freddi a quelli caldi. La struttura superficiale viene integrata soltanto dove la piattezza del ritocco all'interno del contesto originale ne inficia la discrezione visiva. Non si imita l'invecchiamento, ma il ritocco si attiene all'aspetto attuale del dipinto e non per esempio ad un presunto stato iniziale.


Il tratteggio non è un integrazione artistica con intento imitativo, ma la realizzazione di un principio, una questione di “estetica”.


Nonostante la sua sistematicità vi sono vari esempi di questo metodo, in cui ad una certa distanza di osservazione il grado della ricostruzione a tratteggio equivale visivamente ad un integrazione totale. Nel caso di integrazioni in zone periferiche del quadro il tratteggio appare più soddisfacente del ritocco neutro, perché ha l'effetto di una smorzatura, di un passaggio al contesto.


All'interno di un oggetto l'intensità della chiusura della lacuna può variare: alcune aree vengono ampiamente integrate, mentre altre restano pressoché allo stadio di ritocco neutro.

COME È NATA QUESTA TECNICA?


Il tratteggio è stato ideato presso l'Istituto Centrale del Restauro di Roma.


Si è cominciato con trattini relativamente uniformi e allungati.


Con il tempo si è tratteggiato in modo più sottile con trattini più brevi di diversa lunghezza. In questo modo il ritocco si inserisce meglio nel contesto e ha una minor esistenza autonoma. Non bisogna tuttavia supporre che questa evoluzione resa alla fine perfetta, coinciderà con l'integrazione totale "ineccepibile", perché ciò significherebbe ignorare la consapevolezza, generata da un atteggiamento critico nei confronti dell'opera d'arte, dell'aspetto bipolare del dipinto.


Per i dipinti che servono al culto si fanno (come di consueto) concessioni. 

In questi casi si ritrova o si inventa la forma e si colma poi la lacuna con la consueta modalità del tratteggio. Anche qui si evita di imitare l'invecchiamento.


Nessun tipo di integrazione evidenzia un fondamento teorico tanto preciso e anche rigido quanto il tratteggio. Tra tutti i tentativi di trovare soluzioni al problema dell'integrazione per la strada delle riflessioni teoriche questo sembra essere uno dei più promettenti.


Occorre rendersi conto del punto di vista che consente di comprendere il principio del tratteggio. È essenziale, afferma Brandi, giungere al concetto di restauro, e quindi di integrazione, mediante il concetto di arte stessa.


Benché il tratteggio sia visibile a chiunque e possa essere rimosso con i mezzi più semplici, occorre utilizzare tutti i documenti per riuscire ad avvicinarsi considerevolmente all'originale. È una preparazione filologico-critica che deve guidare l'intera opera, così da liberarla dalla casualità della fantasia e da discutibili deduzioni analogiche.


La consapevolezza che l'opera d arte non può essere riportata al suo aspetto originario mediante alcuna integrazione, implica che si riconoscano l'invecchiamento e la patina come tracce "che il corso del tempo [ha lasciato] sull'opera d arte" (Brandi).

CONSIDERAZIONI ED APPICABILITÀ DEL METODO

Esistono esempi di quadri in cui le nostre concezioni estetiche coincidono con l'intento di un integrazione ineccepibile dal punto di vista documentario. 


Così sembra che il tratteggio sia particolarmente adatto ai dipinti di scuola italiana antica.


Il suo carattere relativamente piatto non cela il pericolo di un effetto di disturbo sulla spazialità del quadro, osservabile in esempi di epoche successive. 

Di certo il criterio di applicabilità del metodo per tutte le epoche è costituito dalla capacità e dalla competenza del rispettivo restauratore.  Il carattere archeologico del metodo e la sua sistematicità teorica si rendono a tratti spiacevolmente percepibili.


Il ritocco a tratteggio è stato in un primo momento utilizzato nel restauro di affreschi e, dopo che si è inutilmente cercato di accrescere la neutralità (neutro rispetto al contesto) di grandi ritocchi su affreschi con strutture a tratteggio, evidenzia in questo campo i risultati migliori.


L'influenza del restauro di affreschi è molto  forte in Italia. 

Essa può indurre a reinterpretazioni nel restauro di dipinti.


Più importanti di queste relazioni sono i parallelismi con l'arte moderna e in genere con tendenze contemporanee di esattezza e evidenza scientifica dell'attività di restauro. 

Il metodo romano si basa su riflessioni teoriche.

Questo punto di partenza determina il successo dell’utilizzo  del tratteggio in un epoca di orientamento scientifico e lo definisce come metodo esatto di conservazione. 

Questo è il lato del tratteggio che riconosce l'opera d arte come documento storico, in quanto introduce la documentazione direttamente nell’opera pittorica.