Martina Dell'Osbel

AFFIDANDO LE MIE EMOZIONI AL TRAMONTO Ci sono momenti in cui il richiamo di fare Stone Balancing diventa più forte. È un richiamo potentissimo che mi porta a lasciare da parte qualsivoglia attività. In quel momento diventa necessario il contatto con le pietre. Un contatto ancestrale, un contatto profondo ed autentico. È successo ieri. La giornata sembrava tutto sommato “normale”. Emozioni stazionarie, a parte qualcosa che mi disturbava. È stato proprio quel disturbo a darmi lo stimolo per salire in macchina ed avviarmi verso il mare. Un viaggio così breve, il tempo è stato clemente. Arrivata al mare ho notato, con mia somma gioia, che c’erano poche persone. Davvero poche. Meglio così, avrei sicuramente assaporato il momento del tramonto in totale solitudine. Avevo con me solo tre pietre. Quelle che mi avevano chiamata. Erano quelle giuste, per quel momento. Il tramonto si avvicinava. Le pietre sembravano diventare calde. Che stranezza. Vi assicuro che al mare c’era freddo. Forse stavano attirando a loro gli ultimi raggi del sole che da lì a poco sarebbe sparito all'orizzonte? O forse volevano scaldare me e le mie emozioni? Qualunque cosa sia successa ho sentito la loro energia di supporto. Un supporto che arrivava non solo dalle pietre ma anche dal tramonto. Si era creato un ponte tra quel tramonto così lontano da me e le pietre così vicine e tangibili. Le pietre e il tramonto mi hanno trasmesso la magia e la potenza della natura e le mie emozioni si sono riequilibrate.

Martina Dell'Osbel

Quando bilancio le pietre, solitamente, lo faccio in habitat naturali: fiumi, torrenti, laghi oppure a casa se le condizioni meteo sono avverse. Invece, due settimane fa, ho voluto sperimentare un ambiente nuovo recandomi a Venezia portando con me una piccola radice ed alcune pietre. Erano pietre particolari: due selci. La selce è una roccia sedimentaria che ha una particolare vitalità. Quando in passato ho provato a metterle a contatto tra di loro, vi era una sorta di energia repulsiva. Come se non volessero stare vicine, così, questa volta, ho usato una piccola pietra che potesse distanziarle. Ero alle Zattere, un luogo a me familiare. Quante volte sono stata lì di passaggio o per raggiungere l’isola della Giudecca, eppure quel giorno mi sembrava un posto nuovo. Forse perché dovevo realizzare qualcosa di diverso. È bastato poco per estraniarmi dalla realtà e mettermi in contatto con le pietre che tenevo tra le mani. Non esistevano più pensieri. Sembrava di non essere a Venezia. Sembrava non essere attorniata da persone. Sola, con le selci che attendevano di giocare con me. Non è stato difficile trovare l’equilibrio, è arrivato in pochi minuti. Quel giorno, forse, le due selci, erano pronte per raggiungere l’equilibrio a Venezia!

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