Marco Boscarato

Cucina, cibo, storie. Poesia!

Marco Boscarato

Cucina, cibo, storie. Poesia!

In cucina fu l'Azione: un articolo di VegChef diVerso

2020-06-18 07:20:02

Torniamo sul tema dell'azione. Cosa è importante in cucina, fare bene? NO! Importante è FARE. Se siamo "collegati", il "bene" e il "buono" verranno da sé. Non solo in cucina, è chiaro, ma io di questo parlo. Trovate in questo articolo un ragionamento sul tema, un sonetto consonante e dolce musica.

Questo articolo, qui riprodotto pari pari, è pubblicato sul mio canale tematico

Se vi fa piacere, seguitemi anche lì

Ecco l'articolo:


Consonante sonetto

Vive nel mare del Vero Divino

questa Azione che mi porta al Mondo.

Io come un calice, io nulla, io assecondo.

Io solo agire, io nella vita, uncino.


Qui il mio piacere e dispiacere sono onde.

Qui bene e male sono solo sassi.

Cattivo e buono un rumore di passi

che il camminare mio nel vuoto effonde.


Ma se cerco davvero quel che resta

nell'andare continuo delle cose

nell'insistito divenir di questo lasso...


Rimango Io. Che agisco in questo tutto

che nulla lasciando vivo, il viver nutre,

riletto a specchio nel cuore e nella testa.



Cari amici di VegChef diVerso, ritorniamo sul tema:

si può essere buoni cuochi, buoni poeti?

Prima di tutto, cerchiamo di essere

buoni esseri umani.


Agiamo.

Diventiamo l'ago e filo della nostra esistenza e tessiamo, diventiamo noi i tessitori, che i materiali per la trama e l'ordito ci arrivano a frotte, di continuo.

Noi siamo i registi del traffico, i macchinisti del nostro convoglio, i registi del nostro rappresentarci in scena.


Per questo la cucina è 

Cucina Relazionale


Perché è nell'Azione interrelata che ci riconosciamo, riconosciamo ingredienti e cibi, ci colleghiamo agli esseri viventi. 

Le tre relazioni, ricordate?

Con le cose (nel buddhismo Dharma, la Legge), con la comunità del vivente (Sangha), con noi stessi (Buddha, la possibilità dell'illuminazione).

Ma potremmo forse anche dire Padre (ciò che è dato, il mondo creato), Figlio ("Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi." Giovanni, 15,15), e Spirito Santo (il Paraclito, la resurrezione per noi). 


Come potete capire, il ragionamento si allarga, si potrebbe argomentare a lungo, ma vi butto lì queste due o tre suggestioni interconfessionali, in modo che ciascuno adatti al proprio sentire e alla propria sensibilità questa legge generale della relazione, che si articola in molte possibili forme. Ma se ne possono a mio avviso leggere chiaramente tre, quelle sopra evidenziate.


Tutto il mondo è continuo divenire, cambia, immerso nella legge immutabile del... mutamento!


Cosa resta in questo tutto che cambia? Restiamo noi che agiamo.


In principio era l'Azione, come scrive Goethe nel Faust.

Chiaramente, dietro vi è il Logos, il pensiero, il tutto di cui siamo costruiti.

I nutrienti.


Pensare all'Azione senza il supporto materiale di un mondo che è costruito "divinamente" (qualunque nome vogliate dare alla legge perfetta che ha portato alla realizzazione delle "cose") è aberrante, porta ad agire senza etica. E' uno dei problemi che viviamo oggi. La mancanza di connessione e comprensione rende il nostro agire distorto.


Il mondo c'è, le cose ci sono. Sono belle, perfette.

Ma noi, l'Azione. Questo possiamo fare, questo possiamo. Questo siamo.

Questo, dobbiamo.


Allora, così come noi siamo di fatto, fisicamente quella "identità", quella permanenza che resta dall'ingurgitare cibo per vivere (proteine, carboidrati, lipidi, etc.: i nutrienti) per poi scomporli e ricostruirli in noi, così in cucina siamo quello che facciamo. Realizziamo piatti. Mettiamo la nostra creatività nelle cose. Mettiamo nei piatti la nostra anima e i piatti se ne nutrono, come una pianta si nutre dell'humus del terreno.


Se noi restiamo collegati alle cose, se alimentiamo nel nostro cuore la gioia, se sentiamo che i raggi di luce al mattino, quando ci svegliamo, nutrono la nostra interiorità e il nostro stesso sangue, possiamo trasmettere tutto questo nella nostra Azione. Possiamo cucinare e quello che realizzeremo sarà buono.

Possiamo esercitare la nostra creatività e comunicare.


Certo, come in tutte le cose è necessario alimentare un sapere tecnico, una conoscenza. Ma senza questa spinta vitale, resterà una azione arida, priva di bontà intrinseca, che non nutrirà né l'anima nostra né quella dei nostri simili, né il mondo.

E neppure avrà futuro in cucina, perché, come dice Saint Exupery, 


"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito."


E' questo nutrimento quello che resta, quello dell'azione collegata al mondo, non certo proteine, lipidi, carboidrati. Materia, cenere.


E' la luce di cui quella materia è impregnata, il suo essere carota, bieta, chicco di riso, la sua qualità, che resta.

Quello risuona con la nostra Azione.

La sua quantità andrà, come tutte le cose, Dust in the wind.


Grazie, come sempre, del Gusto

VegChef diVerso

by Marco Boscarato