Brevemente, lo stato di veglia è quello che normalmente la nostra mente sperimenta tutti i giorni durante le nostre varie attività.
Lo stato di sogno (associato molto strettamente al subconscio) è quando stiamo dormendo ma l’attività mentale è ancora molta (gli psicologi la chiamano fase REM del sonno) e viviamo esperienze dirette ma di oggetti psichici puri, non manifestati nella realtà.
Lo stato di sonno profondo corrisponde a quello che comunemente è il sonno senza sogni, ovvero quando ci si “riposa profondamente”.
Non è che la psiche non ci sia più, ma la sua attività è ridotta e si vive un’esperienza estremamente interiore, una specie di “pace dei sensi”.
La Mandukya Upanishad afferma che questo stato è un’anticipazione della beatitudine sperimentabile con la liberazione, il raggiungimento della perfezione.
Sembra che sia proprio per questo motivo che questo tipo di sonno, la notte, sia molto ristoratore e che, quando non avviene, non si riposa veramente ma ci si sveglia ancora stanchi, come se l’attività del giorno prima non fosse mai cessata.
Ti è mai capitato ad esempio di svegliarti con la mente che continuava i ragionamenti del giorno prima o di provare stanchezza per l’intensità di un certo sogno?
Dunque l’OM riassume questi tre stati e diventa quindi ponte e connessione tra tutti e tre.
Racchiude infatti l’atto di ascoltare (primo stato), quello di riflettere su propri stati d’animo (secondo stato) e infine supera questi schemi ancora basati su un pensiero duale ed egoico.
In pratica, recitare il Mantra OM permette di creare il giusto equilibrio tra questi tre stati per poter più facilmente accedere alla coscienza universale, in cui si vive direttamente l’esperienza mistica della connessione con tutto il creato.
Da dove viene il Mantra Om?
Nonostante le sue prime tracce si trovino nei testi vedici più antichi, il Mantra OM si trova anche come apertura di molti mantra tibetani specialmente nella tradizione del Buddhismo Vajrayana.
Comunque, stranamente, non compare nel testo vedico per eccellenza, ovvero il Rig Veda, ma nel primo verso dello Yajur Veda dove viene definito appunto pranava mantra.
Ma come mai, se si usa come introduzione agli altri mantra, molte persone lo recitano da solo, senza aggiungere altro, come meditazione esclusiva?
Questo avviene perché i bija mantra hanno un potere a sé stante che è strettamente collegato alla vibrazione che producono e che risuona dentro il corpo dello yogi praticante.
I suoni prodotti recitando le sillabe dei bija mantra attivano specifici centri nervosi e producono stati d’animo ed emozioni molto focalizzate che vengono specificatamente risvegliate per portare benessere e prosperità fisica, mentale e spirituale a chi li recita.
A questo punto ti sarà perfettamente chiaro che è estremamente importante che i bija mantra vengano recitati con la pronuncia e la modalità corretta, pena la minore efficacia della pratica di recitazione.
Per quanto riguarda il Mantra OM dovresti recitarlo con una “o” molto profonda e allungata che però inizia con una “a” molto nasale. Poi il suono dovrebbe gradualmente diventare una “m” che fa vibrare molto la parte interna della gola e che alla fine diventa quasi una “n”.
A scriverlo sarebbe una cosa del genere “aoooooooooooooooooommmmmnnnnnnnnnnnnnnnnn”.
Il mantra OM è così potente che a questo punto è fondamentale che ti dia una importantissima regola di precauzione sul numero di ripetizioni.
Sappiamo che 108 è il numero ideale di recitazioni di qualsiasi mantra ma, se sei all’inizio ti consiglio di recitarlo 9 volte consecutive. Questo perché ha la proprietà di potenziare tutte le nostre caratteristiche, ma proprio tutte, quindi non solo quelle positive, ma anche quelle che non ci piacciono tanto, e su cui stiamo ancora lavorando.
In compenso però è possibile cantarlo più volte nel corso della giornata. Ad esempio, potresti cantarlo 9 volte al mattino, quando ti svegli, per dare una giusta carica alla nuova giornata. Poi altre volte durante il giorno, a orari precisi, oppure anche semplicemente quanto ti viene in mente, e senti la necessità di “ri-centrarti”.
Il mantra om è come un arco che scocca la freccia (noi), verso il suo obiettivo, ossia l’Essere Supremo (SB 7.15.42) e significa accettazione di ciò che siamo e di ciò che accade, per questo motivo dona pace e serenità a chi lo recita.
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Om tat sat,
Andrea Grendele (Ananda Kishor)