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Ma come fanno i bambini a sopportare gli adulti?

2020-11-19 14:00:43

“Spesso, tra bambini e genitori, si invertono le parti. I bambini, che sono degli osservatori finissimi, hanno pietà dei loro genitori e li assecondano per procurare loro una gioia”, scriveva così Maria Montessori. E allora ripartiamo dall’osservazione dei più piccoli per parlare di infanzia.

Da adulti le sollecitazioni neuronali si riducono, insieme agli ormoni della felicità. Invece nell’amore del bambino verso la madre, per esempio, si scatena una miscela di sostanze chimiche (in parte paragonabile a quello che accade con l’assunzione di droghe) liberate dall’ipotalamo. Quando i bambini stanno insieme fra loro, perfino in classe, la dopamina si impenna giustificando l’euforia dell’ora della merenda, quando il gioco prende il sopravvento sulla fame da merendine. I bambini nel gioco dimenticano l’appetito, il sonno… Gli adulti possono sperare di rivivere questi sentimenti solo quando si innamorano (verso qualcuno o perfino verso il proprio lavoro).

Da adulti dobbiamo tener conto che noi tutti abbiamo uno sguardo parziale sullo scenario del mondo, un cosiddetto “punto cieco”, in cui qualcosa sfugge alla retina e di conseguenza al cervello. Non vediamo mai il bicchiere intero, ma sempre mezzo pieno o mezzo vuoto. I bambini, semplicemente per scelta, decidono di focalizzare la loro attenzione in maniera differente e non solo perché i loro neurotrasmettitori funzionano meglio, come dicevamo…I più piccoli hanno una percezione fine e globale delle cose, molto più alta degli adulti e, anche per questo, scansano la noia, l’angoscia, la tristezza. 

Perché perdersi in un’angoscia quando posso disegnare, saltare, pasticciare? Ma come fanno i bambini a sopportare gli adulti, incapaci di vedere le foglie, i lavoro delle formiche, la gioia del pallone che rimbalza e la nostalgia del palloncino che scompare nel cielo? 

Come fanno i bambini a sopportare la banalità degli adulti, che li “accusano” di continuo di aver perso la loro infanzia, mentre sono loro stessi – i più grandi – ad aver delegato ad altri la bellezza dell’esser genitori e leggere qualcosa insieme alla sera? Agli adulti sfuggono i particolari, almeno a quelli che si vantano di aver perso la loro dimensione infantile.

Noi adulti sappiamo con certezza che un treno produrrà un determinato rumore al suo arrivo e quasi lo silenziamo con la forza della ripetitività e dell’abitudine. I più piccoli invece mettono in risalto tutto quello che gli adulti non possono più vedere: un treno che passa è per loro il treno che passa, che porta dove vuoi e chissà come fa a correre così! Avete mai visto bambini alla stazione?

 Il cervello dei bambini non normalizza, restando aperto a scenari complicati, anche in tempi difficili come questi: i bambini, a loro modo, si spiegano anche la morte e l’assenza, quando gli adulti provano a celarla. La cecità “cecità attenzionale” degli adulti è una “malattia” totalmente estranea all’infanzia!