Lisa Fusco

Famiglia & Genitorialità

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Progetto mai più farmaco. (4)

2019-07-20 11:08:35

Eccolo qui, il nuovo farmaco che mi ha prescritto il neurologo: lindo e pinto, ancora vergine... E così può rimanere per me. No, non sono pazza, continuate a leggere e vi spiego meglio.

La lotta continua

Lotta contro l'abuso di farmaci, lotta a favore della mia stessa salute, lotta contro la commercialazzazione della salute. Sì, perché nell' ultima visita neurologica il dottore ha confessato che "eticamente" - cito le sue parole - deve "prescrivere un farmaco data la malattia" anche se "chi la vede (cioè chi mi incontra per la strada o mi visita, e quindi anche lui) direbbe che non abbia niente".

Ricordate la parente che, pur non essendo d'accordo con me nell'aver sposato mio marito (l'ho raccontato nell' articolo Un po' di noi al sottotitolo "Tutti contro", e per privacy la chiamerò Gilda) ci ha invitato al suo matrimonio? Ebbene, invece di essere contenta del fatto che io non abbia più crisi, né ticchi nervosi, né assenze, né altri sintomi legati all'epilessia dal momento in cui poco alla volta ho sospeso i farmaci; si diceva contraria e quasi mi voleva obbligare a riprendere la cura. E tutto ciò nonostante le avessi spiegato che il farmaco antiepirettico serve per rallentare il flusso di energia nel cervello di modo da evitare che le cellule malate vadano in tilt, e dal momento che ho sviluppato un certo autocontrollo e preso le precauzioni al fine che ciò non accada, in questo caso era logico che presentassi vari sintomi collaterali del farmaco stesso, dato che in pratica lavorava su cellule già "placate".

Gilda mi disse che era un ragionamento tutto mio, nonostante le avessi detto che ero arrivata a questa conclusione ragionando su ciò che mi era stato riferito dai medici in tutti questi anni: la stessa spiegazione che ora leggo nel foglietto delle istruzioni di questo farmaco a me nuovo (il neurologo, prima di prescriverne uno, mi ha chiesto quali avessi già preso in passato):

Ora che si fa?

Il neurologo ha prescritto un farmaco perché a quanto pare è stato costretto eticamente (mah, secondo me il giuramento di Ippocrate poco ha a che fare sul dare un farmaco a chi non ha sintomi di malattia, elettroencefalogramma alla mano e visita dei riflessi appena fatta da lui... Ma come ogni cosa, ognuno intende in modo diverso qualsiasi cosa scritta o detta), infatti a Gilda (è voluta essere presente per poter parlare lei stessa col neurologo), quando gli ha chiesto se devo ricominciare la cura, ha risposto che il farmaco è per una sicurezza. Inutile dire che lei ha voluto più spiegazioni, ma il dottore non si è sbilanciato; allorché, al silenzio di tomba dello specialista,  sono intervenuta io dicendole "significa che non ho bisogno di prendere farmaci, ma secondo lui lo devo prendere per precauzione". Il medico ha continuato col suo silenzio per qualche secondo e poi, rivolgendosi a Gilda, ha confessato: "lei (cioè io) può fare quello che vuole, ma io come medico devo prescriverle una medicina".

"E tu non la prendi?" mi ha chiesto Gilda; poi, dopo una pausa, si è data una risposta da sola "No, è ovvio".

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