Karateka Ingegnere

KARATE tanti stili un'unica ARTE

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Karate e mente

2018-08-26 11:14:20

Noi diamo miriadi di forme ai vasi che costruiamo, ma è solo il loro vuoto interno che può contenere tutto ciò che vogliamo Senza vuoto non ci sarebbe forma. Senza vuoto non c’è funzione della forma. Se la mente non si svuota di tanto in tanto non è possibile metterci cose nuove, e le vecchie dopo un po’ ristagnano e divengono maleodoranti. cit.Lao Tzu

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Teorie sullo sviluppo del Karate-do

2018-08-23 18:35:10

Sulle origini del Karate si potrebbe parlare molto. Esitono almeno 4 teorie accreditate che spiegano lo sviluppo del karate-do: 1) Le tradizioni di combattimento senza armi si svilupparono per opera dei contadini 2) Le arti di combattimento di Okinawa vennero influenzate dalle arti cinesi insegnate dalle cosiddette "trentasei famiglie" di immigrati cinesi che si stabilirono nel villaggio di Kume 3) Le 1507 armi messe al bando dal re accrebbe la necessità da parte dei benestanti terrieri di sviluppare mezzi di difesa per se stessi e per la loro proprietà 4) Lo sviluppo di tale arte si può attribuire alla necessità della sicurezza interna e del personale incaricato per far rispettare la legge a cui non veniva permesso di portare armi. Molte sono le leggende e testimonianze fatto sta che il Karate è un’arte marziale a mani nude sviluppatasi nel corso dei secoli nell’isola di Okinawa nell’arcipelago delle Ryukyu ed originata dalla fusione tra metodi di combattimento nati nell’isola e tecniche di combattimento originarie della Cina, in particolare della regione del Fujian (Fukien), e del Sud Est asiatico. Grazie alla particolare posizione geografica dell’arcipelago delle Ryukyu furono infatti molto frequenti i contatti con la Cina (di cui Okinawa fu per un periodo protettorato) e con l’antico Regno del Siam (attuale Thailandia). Questo metodo di combattimento era inizialmente finalizzato all’autodifesa contro le aggressioni comuni, necessità particolarmente sentita in quanto i militari degli eserciti di occupazione, prima cinesi e poi giapponesi, proibirono agli isolani il possesso di qualsiasi arma. Nacquero numerose interpretazioni del cosiddetto Okinawa-Te o To-De (termini utilizzati per individuare quello che oggi chiamiamo Karate-do) che presero il nome dei villaggi in cui si svilupparono: Shuri-Te, Naha-Te, Tomari-Te, ecc… Quello che molti di noi conoscono oggi come Karate, prese forma solo all’alba del ventesimo secolo, sotto la guida di Itosu Ankō (uno dei maestri di Funakoshi). Quest’ultimo, facendo uscire l’antica arte di Okinawa dalle porte chiuse della “segretezza”, riuscì a rendere di pubblico dominio un’interpretazione fortemente semplificata del Karate. Usato come veicolo educativo nell’ambito del sistema scolastico, attraverso il quale promuovere la forma fisica e la conformità sociale, il karate soddisfò egregiamente la richiesta del Giappone xenofobo alla rurale Okinawa di produrre coscritti abili a supporto della sua macchina bellica nel corso di un periodo – quello dei primi anni del secolo scorso – caratterizzato da una radicale escalation militare. Introdotto in Giappone – informalmente nel 1917 e formalmente nel 1922 – l’allenamento al Karate divenne popolare tra gli studenti universitari e i giovani salariati sia nella regione del Kansai che in quella del Kanto. Riflettendo nella sua pratica molte delle caratteristiche culturali di Okinawa, quando il Karate guadagnò popolarità a livello universitario e all’interno di aziende private, le autorità del Dai Nippon Butokukai [DNBK] presero consapevolezza delle differenze “straniere”e fu così che con il passare del tempo il potere prevalente del Budo Giapponese e la sua cultura fortemente conformista esercitò una profonda influenza e impose profondi cambiamenti all’Arte di Okinawa perché la stessa potesse essere finalmente accettata – nel dicembre del 1933 – come arte del Budo Giapponese. Con la focalizzazione sulle abilità di base [Kihon-waza], sull’esecuzione a solo di tecniche di combattimento in specifiche sequenze coreografate [Kata] e sullo sparring regolamentato, usando solo tecniche ad impatto percussivo con mani e piedi [Kumite], la tradizione moderna, fortemente semplificata e sportivizzata del Karate [Karate moderno o tradizionale o “Karate delle tre K”] con le sue diverse interpretazioni (stili) è cambiata davvero poco dalla forma che aveva nel periodo precedente la seconda guerra mondiale. Il Karate divenne parte della cultura del Budo Giapponese solo nel dicembre del 1933.

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Che cos'è il Karate-Do ?

2018-08-21 18:13:43

Il termine Karate-dō è scritto ricorrendo a tre kanji (ideogrammi), il primo, Kara, significa vuoto, il secondo Te significa mano ed il terzo dō significa Via. Il kanji kara può essere interpretato in due modi. La prima e più conosciuta definizione ricorda che, attraverso la pratica del Karate vengono studiate tecniche di autodifesa senza uso di armi che non siano mani, piedi ed altre parti del corpo umano. La seconda definizione rispecchia la filosofia delle arti marziali e della spiritualità orientale bene espressa dalle parole del M° Gichin Funakoshi: «Come la superficie lucida di uno specchio riflette tutto ciò che le sta davanti ed una valle silenziosa riporta ogni più piccolo suono, così il praticante di Karate deve rendere il proprio spirito vuoto da ogni egoismo e malvagità in uno sforzo per reagire convenientemente dinnanzi a tutto ciò che può incontrare. Questo è il significato del termine Kara, o vuoto, in Karate».

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