Giuseppe Longo

A volte, grazie alle nuove tecnologie, rivedo i vecchi intervalli della Rai (chi di voi se li ricorda?) con tanto di pecore e di scorci di paesi, montagne, fiumi, chiese, vecchi monasteri ecc. della nostra meravigliosa Italia (probabilmente, chi realizzò quei filmati, credeva, ingenuamente, che il nostro Paese, sarebbe rimasto vergine, candido e puro come allora. Che tristezza..!) con il sottofondo musicale de 'L'allegro della Toccata in La maggiore' di Pietro Domenico Paradisi con Anna Palomba Contadino all'arpa. Ebbene, le sensazioni che provo, nel rivedere e nell'ascoltare ciò, sono estasianti e indescrivibili, ovvero, riescono a scuotere, dalle oscurità del mio inconscio, emozioni di un passato che non esiste più e che ricordano la mia fanciullezza, la mia purezza e ingenuità e che si rispecchiano nelle foto dell'Italia di quegli anni. E' come se si ritrovassero, dopo tantissimo tempo, vecchi oggetti dimenticati negli angoli più remoti, nascosti e impolverati di una cantina. Tutto ciò per dire che il passato, anche se molto lontano, rimane comunque registrato nei nastri nel nostro inconscio e che, a volte, basta poco (una foto, una musica, un romanzo ecc...) per far scaturire sensazioni che ci sorprendono ma, soprattutto, che ci fanno capire quanta poesia, purtroppo, si è dispersa con lo scorrere degli anni....

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Giuseppe Longo

Sono un nuovo utente cam.tv

2019-05-13 16:19:24

Un gran saluto a tutti

Giuseppe Longo

Dell'arte moderna o pseudo-moderna C'è, nell'arte, l'esigenza di essere incomprensibili. Ciò è lo specchio di una società diventata, ormai, assuefatta alla proprio routine e all'avanzare di una tecnologia che non fa altro che sopprimere le emozioni più pure e ancestrali. Gli artisti si sono calati, loro malgrado, in un ruolo che non è speculare alla loro primordiale natura. Essi sono, semplicemente, testimoni di una catena di montaggio che li rende automi e privi di qualsiasi consistenza emozionale. A tal proposito, non ho ancora visto nessun poeta, dedicare una poesia ad un cellulare o a un Ipad. E spero di non vederne mai. Stiamo vivendo una sorta di Futurismo moderno, quello del terzo millennio, dove gli artisti, a mio avviso, avvertono una specie di disagio nel voler aderire o meno a questo vento di novità, a mio avviso, nocivo. Per citare una frase poetica pronunciata da Paolo Villaggio, in una scena del film 'La voce della luna', l'ultima opera di Federino Fellini, dove il protagonista, ritrovatosi catapultato in una discoteca dalla musica insopportabile e assordante, dice ai ragazzi: 'Ma avete mai sentito il suono di un violino?' (Giuseppe Longo)

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