Giovanni Bonomo

Saper vedere

2019-07-29 13:31:44

L’uomo medio guarda senza vedere, ode senza ascoltare, tocca senza percepire, mangia senza gustare, si muove senza essere cosciente dei suoi spostamenti e nemmeno del suo corpo, respira senza percepire gli odori e parla senza pensare.

Ciò che sembra una mia considerazione attuale è invece un’osservazione che fece Leonardo da Vinci (15 aprile 1452 - 2 maggio 1519), ricordato quest’anno nel 500° anniversario della sua morte. Saper vedere era uno dei suoi precetti, base e fondamento delle sue opere prodigiose. Leonardo sviluppò una vista straordinaria al punto che certi particolari da lui descritti nel “Codice sul volo degli uccelli” sul movimento delle ali e delle penne durante il volo, vennero svelati e confermati solo quattro secoli dopo con l’avvento della moviola.

Tra i cinque sensi quello a lui prediletto era proprio la vista, della quale ci fornisce un’intensa e suggestiva descrizione nel Trattato della pittura, Parte prima, § 24. “Conclusione infra il poeta ed il pittore”:

“(…) chi perde il vedere, perde la veduta e bellezza dell’universo, e resta a similitudine di uno che sia chiuso in vita in una sepoltura, nella quale abbia moto e vita. Or non vedi tu che l’occhio abbraccia la bellezza di tutto il mondo? Egli è capo dell’astrologia; egli fa la cosmografia; esso tutte le umane arti consiglia e corregge; muove l’uomo a diverse parti del mondo; questo è principe delle matematiche, le sue scienze sono certissime; questo ha misurato le altezze e grandezze delle stelle; questo ha trovato gli elementi e loro siti; questo ha fatto predire le cose future mediante il corso delle stelle; questo l’architettura e prospettiva, questo la divina pittura ha generata. O eccellentissimo sopra tutte le altre cose create da Dio! quali laudi saran quelle che esprimere possano la tua nobiltà? quali popoli, quali lingue saranno quelle che appieno possono descrivere la tua vera operatione? (…).” 

L’acutezza visiva di Leonardo gli consentì di cogliere e dipingere particolari dell’espressione umana mai raffigurati prima, perché saper vedere significa cogliere “la principale via, donde il comune senso può più copiosa e magnificamente considerare le infinite opere di natura”.

Il suo più famoso dipinto, La Gioconda, rappresenta una sfida lanciata ai posteri: sappiate aprire gli occhi, sappiate guardare oltre le apparenze! Perché l’essenziale è invisibile agli occhi. Saper vedere significa sapere guardare oltre le apparenze per poter cogliere l’essenziale, ovvero ciò che dà senso, la spiegazione dell’enigma, il significato recondito, il pensiero dell'autore, il sentimento dell'artista.  

Mi sono già espresso sul termine “bellezza” nel campo dell’arte. Così come mi sono già pronunciato sul fenomeno dell’assimilazione dell’arte alla pubblicità, dell’opera d’arte come slogan pubblicitario, dalla forte carica emotiva che impressiona l’osservatore, dell’idea originale, della c.d. trovata, indipendentemente dal gradimento estetico o dalla ripugnanza che suscita. Molti sostengono che ciò sarebbe iniziato con i modernisti per poi proseguire con le avanguardie. Ma se guardiamo un’opera di Picasso, maestro del cubismo, troviamo sempre una bellezza, una nuova armonia, una gradevolezza estetica. Non vedo questo presunto distacco dell’opera d’arte moderna dall’idea di armonia, dall’idea di bellezza.

L’opera d’arte osservata disvela il sentimento e la sensibilità dell’osservatore, che sa distinguere ciò che è bello da ciò che è brutto o kitsch. Il noto critico d’arte italiano Matteo Marangoni, nel libro “Saper vedere” (1927) e in quello successivo “Come si guarda un quadro” (1935) spiega come i valori poetici dell’opera provengono da una memoria inconscia dell’osservatore, epperò maturata attraverso una coscienza critica e culturale. Ma già J.W. Goethe sottolineava il mistero della bellezza nell’opera d’arte, definendola come “la manifestazione di leggi segrete della natura che, se non fossero rivelate dalla bellezza, rimarrebbero per sempre sconosciute”.

Leonardo già ci diceva che la ragione istintiva del sentire, del sentimento, affonda le radici nello spirito della natura e nell’anima dell’uomo. Anche l’arte, come dico nelle introduzioni alle serate e ai vernissages di Candide C.C., provoca una riflessione filosofica intesa a cercare il fondamento spirituale, a disvelare il pathos e la Weltanshauung dell’artista.

Per questo, nella mia pagina di FB “La mente sveglia. Mentalisti v. Illusionisti”, invito a tenere gli occhi bene aperti, a spalancare la mente, a valutare i segni, a scrutare la realtà che ci circonda oltre le apparenze: potranno venir fuori impensate sorprese.

Milano, 29. 7.2019            Avv. Giovanni Bonomo - Candide C.C.