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La relazione tra spread e mutui

2018-10-23 16:28:47

Per leggere l'articolo integrale cercare Lavoce.info L’impatto sui mutui esistenti: anzitutto, è essenziale distinguere tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile.I mutui a tasso fisso già stipulati sono invulnerabili alle dinamiche dei tassi di interesse e dei mercati; in altre parole, l’ammontare della rata non subirà mai variazioni, indipendentemente da eventuali rialzi futuri dei tassi di interesse. È questo il motivo per cui il mutuo a tasso fisso costa sempre più del variabile: il sovrapprezzo copre una sorta di polizza assicurativa che consente al mutuatario di avere bloccata, fino alla scadenza, la rata stabilita nel giorno della stipula. Pertanto, l’andamento dello spread non ha alcun effetto sul costo dei mutui a tasso fisso.Tuttavia, come evidenzia un recente articolo sul Sole-24Ore, i tassi sui nuovi mutui a tasso fisso stanno iniziando a salire, dopo una lunga stagione di continui ribassi. I rincari non sono però da imputare all’aumento dello spread tra Btp e Bund, bensì all’aumento dell’Irs, ossia il tasso di interesse interbancario al quale sono indicizzati questi mutui. Un aumento che non ha niente a che fare con la situazione italiana.Veniamo ai mutui a tasso variabile. Per definizione, hanno una componente di imprevedibilità: le rate dei mutui variabili sono infatti agganciate alle oscillazioni e all’andamento degli indici Euribor (il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee) e per una quota residuale al tasso Bce. Come fa notare un altro articolo del Sole-24Ore, gli indici Euribor – tanto quello a un mese quanto quello a tre mesi, le due principali scadenze utilizzate dalle banche per calcolare la rata dei mutui indicizzati – sono fermi da tempo su valori negativi. In particolare, i valori attuali Euribor sono gli stessi di quelli di inizio anno (-0,37 per cento quello a un mese, -0,32 per cento quello a tre mesi) e non hanno risentito della forte volatilità dello spread Btp-Bund degli ultimi mesi. I mutui futuri, invece, possono risentire di un eventuale aumento dei costi di finanziamento delle banche. Uno spread Btp-Bund crescente nel tempo aumenterebbe i costi di raccolta per le banche e le porterebbe ad alzare i tassi dei mutui. Le obbligazioni che emettono le banche di solito risentono del più generale andamento del sistema paese. Se peggiora lo spread, le banche dovranno corrispondere interessi più alti sulle loro obbligazioni. E costandogli di più il denaro, lo faranno pagare di più anche ai cittadini. Molte banche hanno poi a bilancio una quota consistente di titoli di stato (ad agosto 353 miliardi) e un’eventuale perdita di valore di questi ultimi ne eroderebbe il patrimonio. Con attivi di bilancio più magri, le stesse riserve potrebbero risentire della minor ricchezza. Le banche sarebbero quindi costrette a recuperarla scaricando ulteriormente i costi sui clienti, ossia alzando i tassi dei mutui.E qualcosa di tutto ciò è già riscontrabile nella realtà. Già in primavera molti istituti finanziari hanno visto erodere il proprio capitale di prima qualità (core tier 1) a causa dell’aumento dello spread. Sul fronte obbligazioni, invece, l’effetto è ancora latente. Secondo il Sole-24Ore, le banche non hanno emesso più bond senior da maggio e il costo medio di raccolta è in discesa. Ma è solo questione di tempo perché anche da questo punto di vista il problema possa manifestarsi. Per prendere decisioni relative al ritocco dei tassi d’interesse sui mutui, le banche possono infatti aspettare anche qualche mese.

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