Evoluzione Massaggio Sportivo

Per un massaggio unico ed efficace

Evoluzione Massaggio Sportivo

Per un massaggio unico ed efficace

Nuovo approccio al massaggio classico e sportivo

2021-01-27 17:50:59

Sai che gli sportivi sono sempre più esigenti e richiedono sempre nuovi trattamenti per risolvere le loro problematiche?

Ogni volta che massaggio uno sportivo mi rendo conto di quanto siano particolarmente esigenti in fatto di trattamenti e di quanto richiedano sempre novità per risolvere ogni loro problematica.

Spesso arrivano con storie cliniche lunghe ed anche travagliate, si sono rivolti a specialisti e si sono affidati a terapisti di svariate discipline terapeutiche eppure quando li sento raccontare mi sembra che non siano riusciti ad arrivare al nocciolo del loro problema fisico.

Per quanto possa essere forte fisicamente, lo sportivo è comunque molto fragile emotivamente e delicato fisicamente e spesso non sopporta certi tipi di trattamento che lo possono costringere a lunghi stop dalla loro attività.

Un ragazzo podista che ultimamente si è rivolto ai miei trattamenti mi confessa di non andare più dal suo massaggiatore perché dopo ogni massaggio necessita di almeno 5 giorni di recupero


Per uno sportivo questo significa dover rinunciare o interrompere parte del suo allenamento e condizionare la suo forma fisica in vista di una competizione.

Ovviamente questo non succede solo per gli sportivi, anche persone che non praticano sport ma che hanno bisogno comunque di un trattamento non sono spesso soddisfatte del terapista o del metodo che gli è stato applicato.

Quando una persona decide di cambiare o di non andare più da un terapeuta, dice di non essersi trovata bene, ti racconterà magari di non essere stata trattata nel modo adeguato, ma in realtà quello che non dice (e forse non lo sa spiegare) è che non si è sentita in sintonia e che quindi non è riuscita legare con lui.

Approccio globale del corpo 

Avendo la possibilità di lavorare con sportivi di ogni fascia di età, di diverse discipline, dai professionisti ai semplici appassionati che praticano attività fisica nel tempo libero, ho la possibilità di vedere come risponde il nostro corpo alle diverse sollecitazioni e agli stimoli interni ed esterni al nostro organismo.

Oltre allo sforzo fisico, viene fuori quanto possa contare il livello mentale di ogni singolo sportivo e quanto possa influenzare una prestazione positivamente o negativamente. 

Chi pratica ad esempio il nuoto e deve allenarsi in piscina tutti i giorni per diverse ore, è messo a dura prova con la sua mente e con le sue emozioni. Il fatto di essere da solo e per di più in acqua senza la possibilità di parlare e di sfogare determinati stati emotivi possono influenzare il suo stato fisico.

Più lo sport è di alto livello e più si spinge al massimo con il proprio corpo, più vengono fuori i problemi che ci si porta dietro, non solo a livello fisico ma anche emotivo, non solo per quanto riguarda l'attività sportiva, con le sue vittorie e le sconfitte, i momenti in cui tutto sembra girare bene e altri dove le cose non vanno come si vorrebbe, ma anche a livello sociale e familiare, con gli alti e i bassi della vita.

Quando guardiamo un atleta, un corridore o chi pratica qualsiasi tipo di sport, non possiamo osservarlo solo dal punto di vista dell'infortunio che ha subito al singolo muscolo o alla singola articolazione, ma dobbiamo affrontare la problematica nella sua complessità, capire perché è successo. 

Ci sono diverse ragioni che portano a un infortunio e, se non vengono indagate e affrontate con un protocollo terapeutico idoneo, il rischio è quello di ricadere nuovamente.


Ma questo vale anche nella vita normale e non solo nello sport, quando si rimane bloccati con la schiena o ci si fa male alle ginocchia o alle gambe, c'è una ragione dietro e non è solo la sovrautilizzazione, ma qualcosa che si continua a ripetere e che si esegue in modo scorretto.

Il dolore non è mai il problema, il dolore è un sintomo. 


E anche se faccio di tutto per farlo passare con creme, pastiglie o erbe, potrà passare momentaneamente per ripresentarsi magari più forte di prima, perché il dolore è un allarme che ci dice di fermarci un attimo, ascoltare il messaggio che ci manda, prestare attenzione ai movimenti che si compiono quotidianamente, valutare se possono aver influenzato il disturbo e provare a cambiare abitudini consolidate.

Ed è per questo che quando ti prendi carico di una persona, e ancor più di uno sportivo, è importante prendere in considerazione anche il suo bagaglio emozionale, le aspettative, i suoi timori e le paure per quello che potrebbe succedere alla sua attività sportiva se vi dovrà rinunciare per un determinato periodo di tempo.

La complessità di ogni persona e della sua richiesta non è riducibile né solo al corpo né solo alla mente, ma a quel qualcosa in più della somma delle parti, che deriva proprio dall'inevitabile connessione tra gli aspetti emozionali e quelli corporei che spesso vengono presi separatamente ma che nella realtà non sono mai separati.

Ad esempio nelle mie sedute di trattamento non tralascio mai il lavoro sul diaframma e la respirazione e i miei clienti ne sono consapevoli, notano le differenze e ne godono i benefici. 

Anche tu puoi iniziare a usarli con i tuoi clienti, portando il loro grado di consapevolezza a un livello superiore.

Adesso la tua domanda potrebbe essere: “Ma io come faccio a occuparmi di tutti questi aspetti? In fondo sono solo un massaggiatore!

Massaggio globale e piano di trattamento

Nel precedente articolo ti ho parlato di “Evoluzione del massaggio sportivo” e di come un approccio rivoluzionario alla persona mi permette di trattare sia atleti che persone che non praticano sport in modo completo ed anche più profondo.

Questo significa che se un movimento o una posizione causa dolore, allora stimolerò il corpo ad assumere una posizione a lui congeniale, che gli permetta di riconoscere le sue limitazioni, rilasciando le tensioni e, cosa ancor più sorprendente, innescando il meccanismo di autocorrezione.

Come puoi notare, è un approccio completamente diverso e rivoluzionario rispetto ai normali concetti con i quali siamo abituati a confrontarci; siamo spesso convinti che per avere un beneficio bisogni provare il dolore, altrimenti non c'è alcun effetto, e che bisogna trattare il corpo come fosse una macchina portata in carrozzeria.

Nel settembre 2017 facevo parte dello staff organizzativo come massaggiatore sportivo del Triathlon di Locarno, mentre mi trovavo nel mio stand intento a preparare alcuni atleti prossimi alla competizione, vedo arrivare un ragazzo giovane con il volto tirato, qualche smorfia di dolore e una mano appoggiata sulla schiena.

Mi si avvicina e mi dice: “Mi sono svegliato ed ero bloccato con la schiena, ho la gara tra un’ora, puoi fare qualcosa?”

Ti lascio immaginare il tipo di lavoro che deve aver svolto per preparare quella gara e i sacrifici in termini di tempo per gli allenamenti; arrivare in quelle condizioni non è certo il massimo. 

Ma appunto per questo non era certo intenzionato a mollare e così, dopo una veloce indagine, mi apprestai a eseguire il mio trattamento, che non poteva essere profondo a livello muscolare visto la sua imminente gara, ma che come hai letto nelle righe precedenti poteva dargli quegli effetti tali da sciogliergli e sbloccargli la muscolatura che lo rendeva inabile alla competizione.

L'ho rivisto dopo la competizione con un bel sorriso e, ringraziandomi, mi disse di essere riuscito comunque a portare a termine la sua gara, anche se non nei tempi da lui auspicati, e di volermi rivedere per sistemarsi per i prossimi allenamenti.

Se sei un terapista, non sarai di certo sorpreso nel leggere di questo avvenimento, perché in ogni tipo di trattamento si riesce a ottenere risultati che possono essere sorprendenti, come risolvere un mal di testa, liberare una spalla bloccata da mesi, allentare un dolore o permettere a una persona di ricominciare un'attività sportiva abbandonata a seguito dei continui acciacchi muscolari. 

Non sono opere miracolose, ma piuttosto il risultato di una buona comunicazione tra il terapista e il proprio cliente.


Perché non è solo la volontà del terapista che porta alla risoluzione dei problemi del suo cliente, come spesso sento quando le persone dicono “mi devi risolvere questo problema”, ma in primis la “responsabilità”, perché se non si interviene in modo reciproco non si possono ottenere i risultati sperati.

Responsabilità intesa come capacità di rispondere agli stimoli che vengono dati al corpo e come volontà o desiderio di ritornare a una condizione ottimale, tale da collaborare con il terapista per poter arrivare alla soluzione. 

Nel caso dello sportivo di cui ti ho appena parlato ha giocato un ruolo fondamentale la sua voglia di partecipare alla competizione; la seduta di trattamento si sarebbe svolta in modo differente se un’altra persona al suo posto avesse scaricato la sua responsabilità completamente su di me.

Quando noi terapisti tocchiamo una persona, non stiamo solo eseguendo un massaggio asettico e privo di ogni significato, magari con la tua mente potrai andare altrove, ma quando si crea un contatto avviene uno scambio di informazioni a livello sottile, che tu lo voglia o meno; questo scambio trasmette i sentimenti del cliente al terapista, ma anche quelli del terapista al cliente.

La non consapevolezza di questo meccanismo è alla base di tanti problemi di rapporto che si vengono a creare tra le persone, dove la prima reazione è incolpare l'altro e giudicarlo, scaricando le proprie responsabilità. 

Così, si sente dire in giro che quel terapeuta non è bravo o che quel cliente non si riesce a gestire, ma di fondo manca un livello di consapevolezza che ci permetta di creare un buon rapporto.

Quando mi si presenta un cliente e mi chiede un massaggio sportivo, che può anche solo essere un massaggio defaticante post gara, il mio approccio parte sempre dalla valutazione posturale e dall'eventuale riequilibrio di strutture che risultino disorganizzate.

1° Passo

Il primo passo è quindi l'osservazione, che può essere eseguita sia in posizione eretta sia, meglio ancora, sul lettino, in posizione supina (a pancia in su). 

In questo modo è possibile rilevare le prime asimmetrie presenti, come l'inclinazione di un piede piuttosto che di un altro, il sollevamento di una spalla, l'inclinazione della testa e perfino una curvatura del corpo che segua un suo possibile atteggiamento posturale quando è seduto o sta in posizione eretta.

2° Passo

Una volta riportata la persona in uno stato di riequilibrio degli arti e averle fatto assumere le posizioni correttive dei distretti in disequilibrio, eseguo un massaggio a livello dell'emicupola diaframmatica con penetrazione dei pollici all'interno dell'emicostato prestando attenzione sulla parte destra del cliente, dove risiede il fegato, che può causare un eccessivo fastidio.

3° Passo

Faccio eseguire delle respirazioni diaframmatiche appoggiando le mie mani sull'addome del cliente, che ha le ginocchia flesse, chiedendo di eseguire delle profonde inspirazioni effettuate con il naso, che siano mirate a gonfiare l'addome nella parte dove sono posizionate le mie mani.

4° Passo

Eseguo una correzione del bacino, posizionando il cliente sul lettino in posizione prona (a pancia in giù), con una mano afferro la cresta iliaca e con l'altra agisco sulle tuberosità ischiatiche, comprimendo il bacino e accentuando la rotazione all'indietro fino al suo rilascio.

Quindi se sei interessato a trasformare il tuo massaggio e rivoluzionare la tua visione di terapia o di apprendere una nuova pratica in fatto di massaggio ti invito a seguirmi e a condividere questo articolo.