Una mimosa e una pacca sulla spalla per poi ricominciare tutto come prima non bastano più
8 marzo: giornata internazionale dei diritti della donna. Il nome ufficiale della ricorrenza dice molto di più sul suo significato che la più generica espressione "festa della donna". È anche il momento per ricordarsi che la questione femminile riguarda la società tutta intera. VAMOS!!
Da figlio di una madre single nato agli inizi degli anni 80 posso assicurarvi che l'espressione "sesso debole" riferita alle donne non è per nulla adeguata.
A meno che non si ritenga che ci voglia una particolare debolezza per lavorare fino a 12 ore al giorno in diversi luoghi di lavoro trovando poi ancora il tempo e l'energia per le procedure necessarie a fare valere i propri diritti e quelli del proprio figlio.
Ebbene sì: mia mamma è il mio mito. Qualcuno potrebbe pensare che un supereroe o un grande personaggio è più figo come modello di vita rispetto a una donna delle pulizie. Problema suo.
Da piccolo non capivo ancora molto: ma mi ricordo chiaramente come partiva la mattina presto cercando di non svegliarmi e la rivedevo poi solo la sera tardi. Sicuramente troppo stanca per giocare si sforzava comunque di farmi divertire. Anche perché se no cominciavo a rompere le scatole.
Durante il giorno e per il pranzo stavo con la famiglia della nostra vicina del piano di sotto, da sempre una grande amica di famiglia.
Ok. È stata un'impresa eroica ed epica e io spero di riuscire ad essere degno dei suoi sforzi!!
Ma non doveva andare così: non è giusto. Nessuna madre e nessuna donna dovrebbe essere obbligata a vivere così: tanta fatica, poco riposo e pochissimo tempo per sé.
E quando finalmente arriva la pensione ... rendita minima.
I diritti delle donne riguardano tutti quanti
Questo piccolo esempio illustra bene come i diritti delle donne siano una questione concreta, pratica e vissuta e non ideologica o astratta.
Prendiamo i salari.
Le ultime cifre disponibili dicono che in Svizzera, nel settore privato, le donne guadagnano in media il 19.6% in meno di noi uomini, cioè, a conti fatti 1'532 franchi svizzeri in meno ogni mese (sempre parlando di medie).
E questi sono fatti concreti: non dottrine politiche.
Se si calcola questa differenza sulla durata di un anno troviamo che le donne lavorano gratuitamente per 71.5 giorni in media. Insomma: a partire dal 21 ottobre scorso e fino alla fine dell'anno è come se le donne non avessero toccato più un solo centesimo per il loro lavoro.
Ok. Non è giusto. Ma perché questo dovrebbe concernere tutti quanti e non solo il mondo femminile?
Beh...se ci riflettiamo un po'su possiamo vedere come in realtà siamo sempre tutti legati anche al di là delle nostre famiglie, amicizie o conoscenze.
Prendiamo ad esempio gli anziani pensionati o i giovani disoccupati.
L'ingiustizia salariale subita da donne sconosciute e con cui apparentemente non hanno alcun legame può avere conseguenze concrete sulla loro situazione.
Da tempo ormai in Svizzera ci si interroga sullo stato di salute del sistema pensionistico e si ipotizzano delle riduzioni di prestazioni, innalzamenti dell'età pensionabile, e altre misure volte a controllare le uscite nel contesto di una popolazione sempre più longeva.
Ma se ci fosse giustizia salariale tra uomini e donne, la massa salariale totale su cui vengono dedotti i contributi alle assicurazioni sociali (contro la disoccupazione, la vecchiaia e l'invalidità) si gonfierebbe enormemente garantendo un finanziamento solido di tutti questi settori senza bisogno d'inasprimenti e di austerità.
Questo non vale solo per la parità salariale tra donne e uomini ma anche per qualsiasi parte della popolazione che dovesse essere esclusa dalla partecipazione sociale o discriminata nella vita comune e lavorativa.
La solidarietà è essenziale alla società intera.
Essere disponibili e pronti a costruire insieme un sistema più giusto è il solo modo in cui tutti potremo progredire.
Buona giornata dei diritti delle donne a tutte e tutti (e cerchiamo di fare in modo che duri tutto l'anno)!!