Emanuela Bonfili

Casa & Arredamento

GLI ANGELI DEL PONTE

2019-09-23 16:12:16

Lo scultore Luciano Capriotti, in arte Capri Otti, ha rivisitato il tema dell’ angelo, presenza emblematica e misteriosamente silenziosa della Roma barocca. Il Ponte di Castel Sant’Angelo, o come egli preferisce chiamarlo il Ponte degli Angeli.

Il Ponte di Castel Sant’Angelo, o come egli preferisce chiamarlo il Ponte degli Angeli, ha rappresentato la meta di un reiterato e meditato pellegrinaggio artistico e spirituale, un luogo dell’anima

che l’ha portato a reincontrare le angeliche creature del Bernini e a riproporle attraverso il filtro della propria sensibilità e del personale linguaggio plastico. 


Nell’era di internet e delle comunicazioni sui social, più o meno virtuali, una riflessione sul tema del ponte è parsa particolarmente significativa. 

Il ponte è la strada che gli uomini costruiscono tra due sponde, superando un ostacolo comune, per incontrarsi e comunicare; il ponte è sempre un atto di buona volontà e di collaborazione per unire ciò che è separato, ma , ancora di più, stabilire e mantenere un ponte con qualcun altro è l’unico modo per confrontare idee e condividere emozioni.

L’IDEA BERNINIANA


Nel 1667 papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi) decide di avviare la decorazione scultorea ed architettonica di Ponte Sant’Angelo, che costituiva l’unica via di accesso alla Basilica di San Pietro per chi proveniva dal centro città

Fu una delle ultime commissioni affidate al Cavalier Gian Lorenzo Bernini, ormai settantenne e all’apice della sua fortuna artistica. 

Tra l’altro vogliamo ricordare che proprio durante questa impresa Bernini fu colpito da una paresi all’arto superiore destro che lo indusse amaramente a considerare che “la sua mano destra aveva troppo a lungo lavorato ed ora esigeva un po' di meritato riposo”


Secondo la visionaria e scenografica idea berniniana, dieci figure di angeli, recanti ciascuno uno  strumento della Passione di Cristo, avrebbero fermato il battito delle proprie ali lungo i parapetti, trasformando l’intero percorso del ponte in una simbolica e inedita Via Crucis  (ricordiamo che  questa pratica religiosa non era stata ancora ufficialmente istituita all’epoca). 


Le elegantissime figure angeliche si sarebbero presentate al passante e al pellegrino come spunti meditativi attraverso cui realizzare un autentico percorso di espiazione e rinnovamento spirituale, prima di accedere alla Basilica Petrina


Bernini realizzò di propria mano due capolavori in marmo alabastrino di Carrara: l’Angelo con il cartiglio (o titolo della Croce INRI), languido e flessuoso, metafora dello struggimento e del dolore muliebre, e l’Angelo con la corona di spine, espressione palpitante di virile sofferenza. In entrambi i panneggi vivono di vita autonoma, come astratte lingue di fuoco.

Ma Bernini, per non lasciare il ponte privo di un’opera di sua diretta esecuzione, fece scolpire dai suoi allievi due copie dei suoi angeli,

intervenendo personalmente sull’angelo col cartiglio, finché la salute e le forze glielo permisero.


La realizzazione delle altre otto statue fu affidata ad un gruppo di collaboratori, in grado, ciascuno con le proprie capacità tecniche ed il proprio temperamento artistico, di tradurre un rapido schizzo del Maestro in una monumentale opera in marmo alta più di tre metri.  


Senza questa schiera di “giovani” o “scultori minori”, spesso dimenticata, il genio supremo di Gian Lorenzo Bernini non avrebbe mai potuto realizzare la Roma barocca che oggi conosciamo, ammiriamo ed amiamo. 


Questi gli artisti e le loro opere: 

Antonio RAGGI  (detto il Lombardo, proveniente da Morcote, un villaggio dell’attuale Canton Ticino), sicuramente il più affidabile e talentuoso collaboratore di Bernini, con il suo Angelo che sostiene la colonna, una delle sculture più interessanti, audaci e dinamiche dell’intera serie, che più si distacca in termini di originalità ed estro inventivo dallo schizzo del Maestro e che   merita un commento di approfondimento: l’angelo sostiene la colonna a cui Cristo fu legato e flagellato; sicuramente è la creatura che sopporta lo sforzo maggiore nel contrastare la gravità della colonna ed ecco che…quasi miracolosamente un vento misterioso ed impetuoso lo investe dal basso , creando un vero artificio di movimento nel panneggio e contribuendo ad aiutarlo nel sostenere la colonna: vento barocco e mistico!  




Lazzaro MORELLI di Ascoli Piceno con il suo Angelo con i flagelli (fruste), la prima statua ad essere posta sul ponte; 

Paolo NALDINI autore della copia dell’Angelo con la corona di spine  e dell’Angelo con la veste e i dadi (quest’ultimo angelo ha il volto somigliante ad Alessandro Magno); Cosimo FANCELLI per l’Angelo col velo della Veronica  (particolare l’espressione dell’angelo un po' assonnato) ; 

Girolamo LUCENTI autore dell’Angelo con i chiodi (forse la scultura più rigida e meno armonica, ma Lucenti era più che scultore  il fonditore di cannoni per Castel S. Angelo); 

Giulio CARTARI   aiutante del Maestro nella replica dell’Angelo con il cartiglio;  

Ercole FERRATA per l’Angelo con la Croce (dopo la morte di Bernini, Ferrata aprì una sua scuola per far fronte alle commesse); 

Antonio GIORGETTI per l’Angelo con la canna e la spugna (fu l’unico scultore che colto da morte prematura non ebbe la soddisfazione di vedere la propria opera posizionata sul ponte) 

Domenico GUIDI per l’Angelo con la lanciauna delle sculture piu’ interessanti insieme a quella di Giorgetti


Da piu’ di tre secoli i pellegrini, i turisti ed i romani più o meno distratti, o impegnati a rispondere al cellulare, sono accolti ed accompagnati dagli Angeli che danno vita coralmente ad una coreografia di grande suggestione e bellezza, aerei nel cielo di Roma, sospesi sopra il fluire del Tevere, stagliati contro la cupola michelangiolesca.