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Dubaization, sai che cos'è?
brevi appunti su una città in continua trasformazione.
La Dubai moderna nasce a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, dopo la scoperta dei giacimenti di petrolio. Fino ad allora era protettorato britannico, grazie alla posizione strategica del porto, funzionale alla rotta verso le Indie. La progettazione urbanistica della nuova città inizia da Deira, la zona del porto a nord del Creek. Qui si trovano il vecchio Souk e i primi edifici moderni in stile brutalista con pattern decorativi evocanti la tradizione araba.
Nel 1971 ,dopo il disimpegno britannico, nascono gli Emirati Arabi Uniti, formati da 7 emirati: Dubai, Abu Dhabi i più noti, Ajman, Ras al-Khaima, Umm al-Qaywayni, Fujaira e Sharja, gli altri cinque.
La scommessa e la straordinaria visione di Dubai è quella di diventare la città modello per i paesi in via di sviluppo, dove pochi anni fa c’era solo il deserto. Dubaization o modello Dubai è il termine utilizzato per indicare un preciso modello urbano di riferimento: turismo, torri vetrate, effetto wow!
La città nel corso degli anni si va componendo come un gigantesco puzzle, i cui pezzi a seconda della vocazione che hanno, scelgono un modello urbano di riferimento, lo portano alla massima espressione, utilizzando il meglio dei progettisti mondiali.
I pezzi di questo gigantesco puzzle sono eterogenei e ognuno ha la sua peculiarità: le penisole artificiali a forma di palma, il distretto finanziario Difc, Downtown, il Design District di Norman Foster, la Dubai Marina, e l’elemento acqua, che qui più che mai, è indice di abbondanza e bellezza.
Numerosi gli elementi architettonici che si stagliano e arricchiscono lo skyline, il Burj Kalifa dello studio Skidmore Owings and Merrill, (considerati nel mondo i padri del grattacielo), il Burj Al-Arab, meglio conosciuto come La Vela, autodefinitosi l’unico albergo a 7 stelle del mondo, completato alla fine del 1999, giusto giusto per il nuovo millennio. Il progettista, è l’architetto inglese Tom Wright.
Si racconta, che quando l’emiro, ovvero il committente, visitò il cantiere, non rimase molto soddisfatto del troppo uso del bianco su superfici e elementi decorativi interni all’edificio.
Quest’opera doveva rappresentare l’emirato, di conseguenza, colori e decorazioni andavano scelti per essere esemplificativi delle tradizioni e del gusto locali. Fu così che incaricò la interior designer sino-britannica Khuan Chew, di affrontare l’avvincente impresa della progettazione degli interni. Forse ai nostri occhi certe soluzioni possono apparire esagerate o kitsch, ma dobbiamo accettare che ogni luogo e ogni cultura hanno forme proprie di espressione.
Nel 2018 è stato ultimato il The Frame, un altro elemento architettonico caratterizzante lo skyline, nel nome la forma e il concetto dell’edificio: una cornice, da cui si inquadra da una parte la vecchia e dall’altra la nuova Dubai, diventando una sorta di cannocchiale visuale della città verso il futuro.
Nel febbraio 2022 è stato inaugurato un altro capolavoro, il Museo del Futuro, opera dello Studio Killa Design, riconosciuto dal National Geographic uno dei 14 musei più interessanti al mondo. Poggia su una collinetta verde artificiale, simboleggiante la terra, le radici dell’uomo. L’edificio di forma toroidale, simboleggia la passione e le sfide della creatività. La grande forma vuota ellittica, simboleggia lo sguardo al futuro; la facciata è caratterizzata dalla tessitura di elementi decorativi nella calligrafia araba, che riportano 3 citazioni di Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum
"Potremmo non vivere per centinaia di anni, ma i prodotti della nostra creatività possono lasciare un'eredità molto tempo dopo che ce ne siamo andati",
"Il futuro appartiene a chi può immaginarlo, progettalo ed eseguirlo. Non è qualcosa che aspetti, ma piuttosto crei”
“L'innovazione non è un lusso intellettuale. È il segreto dietro l'evoluzione e il ringiovanimento delle nazioni e dei popoli”
Queste frasi direi che sintizzano molto bene lo spirito che anima il cosiddetto Rinascimento arabo e chi sorride quando sente questa espressione, forse dimentica che tutto è in divenire.