Elisa Nodari

Il fenomeno del bullismo, purtroppo, è molto diffuso tra gli adolescenti. Consiste nell’offendere, prendere in giro e usare la violenza (spinte, pugni…) contro una vittima, che nella maggior parte dei casi è considerata più debole. Gli episodi di bullismo partono solitamente da una persona, il bullo, che si crede più forte della vittima, ed è sostenuto da un gruppo di coetanei. Il bullo di solito è vittima di violenza in famiglia, e scarica la sua rabbia sugli altri. Molto tempo fa gli episodi di bullismo avvenivano fuori dalle scuole, invece oggi avvengono soprattutto nelle scuole, ma anche in altri luoghi frequentati da bambini e adolescenti, come ad esempio palestre o parchi. Secondo alcune indagini, circa il 50% delle vittime di bullismo segnala agli insegnanti, o agli adulti in generale, ciò che subisce, ma essi tendono a non dar peso alla situazione, risultando, quindi, anche loro complici del problema. La vittima tende a non parlare di questi avvenimenti con i genitori e gli amici, perché nella maggior parte dei casi si vergogna, e quindi tiene tutto dentro di sé. Per quanto riguarda le ragazze, i tipi di bullismo sono diversi; infatti, al contrario dei ragazzi che nella maggior parte dei casi usano la violenza fisica, molte volte le ragazze usano la violenza psicologica. Un esempio è quello di estraniare la vittima dal gruppo di coetanei. Il bullismo può quindi essere diretto, e si manifesta in attacchi aperti nei confronti della vittima, oppure indiretto, e consiste nell’isolamento della vittima dal gruppo di coetanei. A mio parere bisognerebbe cercare di includere la vittima nel gruppo, di coinvolgerla, invece di estraniarla e di maltrattarla e la vittima dovrebbe cercare di segnalare gli episodi di bullismo e cercare di difendersi dai bulli. La scuola, invece, dovrebbe progettare programmi di prevenzione, educando all’empatia e alla compassione.

Elisa Nodari

Un problema di cui l’umanità si è resa conto, purtroppo, solo da poco tempo è il degrado dell’ambiente, che mette a rischio la stessa sopravvivenza della nostra specie su questo pianeta ospitale che, a poco a poco, stiamo rendendo invivibile. Molto complesso è agire per salvaguardare l’ambiente, perché l’ambiente è qualcosa che funziona insieme, un organismo, nel quale un singolo intervento locale ha conseguenze sull’intero sistema, poiché i vari elementi sono collegati tra loro da una stretta rete di relazioni. Se si rompe questo equilibrio l’intero sistema rischia di essere distrutto. Certo, la terra ha saputo sopportare cambiamenti violenti e devastanti, operati non solo dall’uomo, ma anche dalla natura, come le glaciazioni, ed ha saputo sempre trovare un nuovo equilibrio ambientale. In questi ultimi due secoli, però, l’intervento dell’uomo si è fatto massiccio e spropositato. Anche da un punto visivo ci rendiamo conto che il nostro pianeta è ormai costituito più di cemento che di “verde”. Vale la pena, adesso, di capire almeno quali sono gli ambiti in cui si fa più evidente l’intervento dell’uomo. Ognuno di questi problemi meriterebbe una trattazione a parte, ma, per quanto il nostro discorso possa risultare generico, non sarà inutile uno sguardo d’assieme. Anzitutto l’uomo interviene negativamente sull’ambiente terrestre, per esempio, disboscando le foreste. L’ha sempre fatto, ma ormai il pianeta non è più in grado di far fronte all’azione dell’uomo. La percentuale del territorio ricoperto dalle foreste diminuisce anno dopo anno, e sappiamo come gli alberi siano fondamentali per la produzione di ossigeno e per gli equilibri alimentari. Di contro i deserti avanzano, fino a minacciare zone da tempo dedicate alle coltivazioni e ad altre attività produttive. I terreni si impoveriscono di elementi nutritivi essenziali, ed in alcune zone la crosta terrestre ha già fatto spazio al mantello, privo di sostanze nutritive essenziali per la vita. Rifiuti non smaltiti, e spesso di grande tossicità, come quelli nucleari, compongono il quadro di una “terra” attaccata da più parti. In secondo luogo l’acqua è un bene prezioso di cui solo un quinto della popolazione mondiale può usufruire e noi, che siamo forse proprio in quel quinto, non ci rendiamo conto del dramma della carenza di acqua. In alcuni casi, invece, sembra che di acqua ce ne sia troppa, ma anche questo può essere il frutto di un’azione sconsiderata dell’uomo, che privilegia un interesse economico immediato all’assunzione di misure contro inondazioni e straripamenti. Persino il mare, che era sempre stato in grado di apparire in tutta la sua purezza anche quando doveva smaltire l’inquinamento delle foci di fiumi, nasconde oggi insidie ben più grandi, come sostanze chimiche e scorie nucleari in quantità rilevanti. Anche l’atmosfera risente negativamente dell’intervento umano. L’inquinamento invade le nostre città, provocando malattie, tra le quali la più grave è certamente il tumore ai polmoni, provocato dall’eccessivo smog che il nostro organismo deve sopportare. Non sono solo le fabbriche a provocare l’inquinamento, ma anche i privati, con i gas di scarico delle automobili, con il riscaldamento e i condizionatori. I frigoriferi, inoltre, producono cloro-fluoro-carburi che trattengono il calore all’interno dell’atmosfera, con il fenomeno del cosiddetto effetto-serra. Per non parlare dell’inquinamento da campi elettromagnetici, non percepibile con i sensi umani, ma non per questo meno preoccupante e inquietante. Insomma, ci siamo illusi che la natura fosse un bene inesauribile, mentre adesso ci accorgiamo che non è affatto così. Oggi ci accorgiamo che non è neanche gratuito, e per proteggerlo bisogna spendere sempre di più, anche se questo ha significato la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore. Bisogna quindi abbandonare l’atteggiamento di chi ripone fiducia assoluta nel progresso industriale e urbano e orientare la capacità creativa dell'uomo verso la ricerca di tecniche per la conservazione dell'ambiente.

Elisa Nodari

Quando la natura si ribella!questo pianeta lo stiamo sfruttando troppo.

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