Denis Favarin
Founder Starter
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Denis Favarin
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COME SONO GLI OCCHI DELLA TIGRE? Partita di tennis di un torneo amatoriale Vinco il sorteggio e parto a servire, mi brekka, 0 a 1 per lui, poi tiene il servizio vincendo al killer, 0 a 2, mi brekka nuovamente e mi ritrovo sotto 0 3. Gli chiedo, al cambio campo, se è un giocatore di categoria, tanto per farlo uscire da quella zona di massima concentrazione dove si era arroccato e fortificato… e da dove dovevo stanarlo, rompendo l’incantesimo, il suo gioco sembrava baciato dalla fata del tennis quasi perfetto, pochissimi errori gratuiti, con servizi potenti, ace, volèè vincenti, e anche addirittura qualche smash, diritti carichi di top, e altri vincenti grazie a rovesci angolati… mi dice di no e che ha sempre giocato a tennis fino all’età di 16 anni, poi calcio, e a seguito infortunio riprende a giocare a tennis. Tiene il servizio sul tre a zero, credo a 15 o a 30, poco importa, e vince primo set 4 a zero. Capisco che devo cambiare strategia, così non và, non posso essere diventato tutto a un tratto incapace, posso fare di meglio, posso tirargli delle palle meno attaccabili, posso essere io quello che attacca, e non lui, devo essere io quello che comanda il gioco, invece di farmi prendere letteralmente ”a pallate”, non ho nulla da perdere, nessun timore, o cambio sperando di trovare una nuova strategia, o continuo a fare quello che stò facendo per ottenere lo stesso risultato… Non ho scelta: si cambia! Inizio quindi un dialogo tra me e me, capisco che il problema principale è il mio atteggiamento, sono io che non attacco, sono io che gli permetto di farmi attaccare, sono io quindi che posso e devo cambiare, non dipende da lui, dipende da me. Ritrovo nei cassettini della memoria l’epico dialogo tra Rocky e Apollo Creed: “Ecco, li vedi gli sguardi di quegli occhi, Rocky? Quando abbiamo combattuto, io mi ero allenato molto, MA NON AVEVO QUELLO SGUARDO NEGLI OCCHI, tu ce l’avevi, e hai vinto tu! DEVI ritrovare quello sguardo, Rocky, gli OCCHI della TIGRE, AMICO, gli occhi della tigre, andiamo.” Penso inoltre al fatto che stò giocando su un campo “magico”, quel campo che in passato mi ha regalato gioie e dolori, anzi prima il dolore, mio primo grave infortunio, e l’anno dopo la gioia immensa, primo torneo vinto sull’erba… “Come sono, Denis, gli occhi della Tigre?” e mi rispondo: “Indiavolati!” Ripartiamo e riesco a portare a casa il mio primo game 1 zero. Ora al cambio campo tiene il suo servizio, 1 pari. Mi ripeto questa frase motivante prima di iniziare ogni nuovo scambio. Vado sul 2 1. Pareggia. La sicurezza dei colpi del mio avversario inizia a traballare, i suoi errori iniziano ad aumentare, la sua concentrazione inizia a vacillare, forse il vento stà cambiando, gli occhi della tigre stanno facendo girare le sorti dell’incontro… Vado sul 3 2, e chiudo 4 2 conquistando il secondo set ed il diritto di giocarmi il tutto al tie break finale. Continuo a ripetermi quella frase, che diventa sempre piu’ parte di me, si incarna, e forse riesco anche a trasmettere al di là della rete… Parto a servire, tengo il primo p.to, 1 0, poi pareggia e scavalca 1 2, non demordo, continuo ad incitarmi a chiedermi: “Come sono, Denis, gli occhi della Tigre?” e mi rispondo: “Indiavolati!”. Pareggio, poi lui si porta sul 2 3 e pareggio ancora. Cambio campo. Si porta sul 3 4, pareggio 4 pari. Ancora riesce a mettere la testa avanti e andare sul 4 5. Ora mi ordino: adesso basta. Devo VINCERE e lasciarlo a 5. Devo fare 3 p.ti e vincere la partita…
Denis Favarin
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