Chi salverà l’italiano? Stiamo distruggendo e sprecando la nostra lingua nazionale

Parliamo sempre peggio. Con un vocabolario ristretto, con slogan ripetuti in modo ossessivo, con metafore banali e inutili. E con una valanga di parolacce. Così si distrugge e si spreca un patrimonio della nostra identità. Allarme nelle scuole e nelle università, non parliamo più l’italiano.

Sopra, Aldo Moro. Nasce nel 1916 a Maglie, Lecce. Si diploma al Classico all’Archita di Taranto e poi si laurea a Bari, in Giurisprudenza, con la media del 30 e lode. Viene chiamato alle armi nel 1942, prima come ufficiale di fanteria e poi come commissario nell'aeronautica. Insegna all’Università, prima a Bari poi a Roma. Deputato per 28 anni, Ministro degli Esteri, dell’Istruzione, della Giustizia, Presidente del Consiglio Europeo. E Primo Ministro, per 7 anni. Mantiene sempre - a prescindere dalle ideologie - ritegno e compostezza. Ovunque e comunque. Anche rapito, in punto di morte. Sotto, Matteo Salvini. Si diploma al classico, senza sapere bene perché. Partecipa a Doppio Slalom e al Pranzo è servito, senza sapere il perché. Si iscrive all’università, senza sapere il perché. Lavora per un breve periodo al Burghy (unico caso nella vita) per mantenersi agli studi che non fa. Ricopre l’incarico di consigliere comunale a Milano per 25 anni, senza che i milanesi sappiano il perché. Ricopre l’incarico di eurodeputato per un decennio, senza che i cittadini europei sappiano chi è. E il perché. Prima frequenta i centri sociali, poi diventa padanista e odia i terroni, pulendosi il culo col tricolore e cantando “Vesuvio lavali col fuoco”. Poi il suo partito ruba 49 milioni, quindi si scopre sovranista e capisce che anche al sud si vota. Inizia a odiare migranti, Rom, zingari e omosessuali, pur di continuare a non lavorare. Non conosce il ritegno. Non conosce la compostezza. Non conosce il rispetto. Sempre. Comunque e dovunque. di Fabrizio Delprete

Le belle domeniche di agosto. ☹️