Daniele Ventola

Founder Starter

#day382 - Ognuno vede ciò che sa

2019-08-18 22:50:47

Riprendiamo da qui, da ora, le pubblicazioni del viaggio. Siamo in Georgia, Akhemeta

Ognuno vede ciò che sa

Abbandonavo la citta' di Akhemeta in un giorno afoso e senza vento. Costeggiando biondi campi spianati dove grasse mandrie di mucche pascolano sotto gli occhi assorti e vigili di due pastori con un grosso cane al quale mi dicono di fare attenzione. I due mangivano al tavolo sotto l'ombra di due alberi e appena mi vedono urlano: <<Modi, modi! (vieni, vieni!)>>.

Mangio con loro formaggio, pane e pomodori e, per quanto possiamo, tentiamo di comunicare con il mio scarso georgiano.
Dopo qualche tempo riprendevo il cammino e mentre salivo un ponte, chiedo a un giovane la direzione per Telavi. Mi indica dritto, ma subito dopo mi invita a prendere un caffe'. Tamazi e la madre vivono nella piccola Kistauri con cinque maiali, tante galline e campi da lavorare. Entro nelle loro vite come un fiore che rompe l'asfalto, il tempo si ferma e qualcosa di straordinario accade. Anche se ho mangiato poco prima, non accettare un cibo e' offesa, per cui mi offrono un buonissimo kachapuri (un impasto pane e formaggi). La madre di Tamazi e' osseta e quando le chiedo che ne pensa di Pankisi lei mi dice che il mondo e' pieno di belle persone. Vuole bene ai kist, ai georgiani, ai russi <<e adesso tu sei mio figlio>>.

Mi invitano a rimanere con loro per due settimane o a vivere con loro ma il poco tempo che avevo e' passato. Tamazi mi accompagna per un breve tratto dopodiché continuavo con il sole che intanto calava alle mie spalle.

Era quasi notte e la notte sarebbe stata calda. Una forte luce del tramonto si rifletteva sull'asfalto che tanto pareva commosso per l'oro che vedeva in cielo che aveva deciso anche lui di vestirsi con lo stesso tono. Il verde delle vigne si arricchiva ancora di più per quella luminescenza e non sapevo ancora dove dormire quando ormai la luce andava scomparendo. Percorrevo la strada che taglia un paesino dove un'anziana signora seduta sulla panchina di fronte la sua casa mi sorride. La saluto.

Gulo mi invita a sedermi poi scompare dietro la soglia di casa. Riappare dopo pochi minuti con un boccione d'acqua che tradisce il suo corpo esile e minuto e un biscotto ancora caldo nell'altra mano.
La cognata esce spesso con la figlia e parlano quando a un certo punto Gulo mi dice di potermi accampare nel loro giardino. Ma non leggo negli occhi della moglie di suo nipote la stessa sicurezza che ha lei, per cui quando le dico che vorrei continuare a camminare per non spaventare nessuno mi dice di non preoccuparmi. Quando entro mi danno da bere e da mangiare e piano piano faccio parte di un'intera famiglia di quattro generazioni.
Il giorno dopo non voglio subito ripartire decido di vivermi i momenti con tutti loro.

Con Dato, il figlio di Gulo, pascoliamo le mucche con la distesa del Caucaso che si apre ai nostri orizzonti. E' meraviglioso, vengo rapito. Pian piano mi allontano senza accorgermene, sperdendomi tra i vigneti e i campi di pannocchie.

Quando torno l'odore del brodo del pollo in pentola si librava nell'aria accompagnato dal suono del suo ribollio nella salsa di pomodoro. La deda (mamma) fa una cosa che non avevo mai visto, ovvero mischiare al brodo di pollo e pomodori delle uova per rendere il sapore più intenso e condensato. Deda metteva sul tavolo un piatto di formaggio e dei pomodori, tutti prodotti della loro terra. un coltello che veniva usato da tutti quanti e poi <<chami, chami! (Mangia mangia)>>, mi diceva come una madre preoccupata per un figlio che non mangia tanto.

Dopo un pranzo delizioso il momento era arrivato. Raccoglievo il mio carico sulle spalle sotto lo sguardo preoccupato delle mie sorelle e delle mie madri. Gulo non ce la faceva a salutarmi e i suoi occhi hanno iniziato a bagnare l'asfalto rattrestendo anche me. Mi allontanavo e mi rigiravo e loro erano li', a guardarmi, attendendo che la mia sagoma scomparisse alla prima curva, prima di poter rientrare nel loro pomeriggio.

"I denti d'oro valgono meno dei denti di ceramica bianca, ma se metti un bracciale di ceramica bianca e' difficile che ti venga rubato rispetto ad un bracciale d'oro. Ma, se una donna con denti d'argento ti invita a ristoro seppure hai barba lunga e vestiti impolverati, questo ha un valore inqualificabile rispetto a denti di ceramica o bracciali d'oro. Ci sono cose che non si possono comprare e neanche mastercard serve a molto... forse dovremo riformulare i nostri sistemi di valori e comprendere da chi, i valori che abbiamo, sono proposti e come vengono condivisi. E forse forse dovremo fare questo prima che la vastità dell'arte si trasformi in merce di graphic design, ma sopratutto prima che i ghiacciai si sciolgano del tutto..."

Pensavo questo quando tre signori, seduti a mangiare intorno al tavolo dentro il locale che stavano costruendo, mi urlavano <<modi, modi!>>.