Daniele Ventola

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Da Samokov a Momin Prohod

2019-02-16 14:32:02

In Michele ho trovato un amico e un compagno di viaggio! Ci siamo salutati sotto una leggera neve che rendeva l'arrividerci come fosse uno stato onirico. E forse per quel saluto che il resto del cammino era quasi un perenne stato onirico. Non so cosa mi sia successo ma sono stato rapito da tutto cio' che mi circondava. Dall'alta Borovets continuavo a scendere sulla statale innevata, mentre le montagne di fronte mi parlavano ed ero leggero. Davvero rapito.

Le macchine che mi passavano vicino neanche le sentivo era solo una danza di fiocchi di neve, di freddo sulla faccia come una carezza, e, per la prima volta un passo leggero. Una luuunga discesa prima di raggiungere quella pianura che mi indirizzava nella tappa del di': un piccolo paese che si chiama Momin Prohod.

Curve e ruscelli percorsi lungo la statale 82, incontrando i primi paesi di strada. Il paese di Raduil sembra deserto, non si sentono neanche i cani abbaiare da dentro le case. Almeno fino a quando due vecchietti si salutano e la piu' anziana va a sedersi vicino alla fontana. Quando mi vede avvicinarmi alla fonte d'acqua mi osserva in silenzio. Le passo vicino e al mio saluto il sorriso le si allarga. Bevo, mi parla. Le dico che parlo >, mi sorride.

E mi fa una domanda che capisco. Solitamente tutti mi chiedono da dove vengo, o dove vado. La signora e' stata la prima a domandarmi > (come stai?). Mi colpsice la sua domanda come le carezze di neve del vento di Borovets e riamaniamo un poco a parlare, per quanto la lingua ce lo permette. Dopo averle chiesto di poterla fotografare, ritorno a camminare immerso nel cammino.

Attraverso un paese. I bambini incuriositi si fermano a guardare questo animale ingombrante con una casa sulle spalle che cammina lento fotografando in giro. Il padre li richiama preoccupato che l'animale ingombrante possa essere pericoloso.
Attraverso un altro paese. Zingari mi guardano con seria curiosita', ma dopo essere entrato nel quartiare gitano di Samokov, mi pare di conoscerli meglio e li saluto senza timore. Mi ricambiano con sorriso.

Cammino, cammino e cammino senza pausa percorro i 33 chilometri di tappa per raggiungere Momin Prohod.

Momin Prohod, per quanto piccolo, e' un paese abbastanza famoso per le sue acque termali terapeutiche che vengono usate per malattie respiratorie e cardiovascolari, ma cio' che mi ha fatto arrivare fin qui e' in realta' un ragazzo di Altamura che anche lui si chiama Michele.

E' da un anno quasi che Michele sta partecipando ad un progetto europeo qui a Momin Prohod che si occupa di valorizzare uno stile di vita ecologico e vicino alla natura. La casa che ci ospita si chiama Green House ed appartiene ad un ragazzo che si chiama Aleko (che purtroppo non conoscero' per il momento). La cosa interessante e' che Michele mi ha fatto scoprire diverse realta' di giovani che ricercano uno stile di vita in armonia con la natura e che, come Angela Arrigoni (vedi post su Zona Divo), hanno deciso di costruire ecosistemi che riavvicinino l'uomo alla sua origine. E sono molti i giovani volontari che arrivano da tutta Europa per aiutare a costruire questi sogni.

Cosi' come Angela, Michele, Aleko, Petko, mi pare che siano non poche le silenziose realta' che, come una foresta che cresce senza rumore, di qua' e di la' per il mondo. Non sono hippie nostalgici, ma persone che si sentono membri di questa civilta', ma che contemporaneamente sono preoccupati di quel che la civilizzazione sta portando in termini di sfruttamento di risorse naturali ed economiche, ma sopratutto sono preoccupati per come tutte queste cose stanno riducendo i rapporti umani di interconnesione ad una frenetica corsa al successo materiale. Cercando di costruire nuovi significati, recuperare forme di amicizia e di cooperazione in un mondo sempre piu' complesso e meccanico, le loro speranze si forgiano al ritmo delle stagioni.

E la mia speranza in tutto questo e' che ci possa essere un dialogo tra queste due parti: tra il mondo complesso e tecnologico, e il mondo che vorrebbe recuperare i significati intimi della natura.

Non si tratta qui di abbattere un sistema, o giudicarne l'efficienza, quanto piuttosto di considerare la possibilita' dell'uomo di non percepirsi al di sopra del cosmo, ma integrato armonicamente ad una vita connessa nel sistema piu' vasto del quale non puo' fare a meno: la terra. E rispettando questa, di conseguenza, si rispetta anche l'umano.

Quando questo mattino mi sono svegliato ospite in Green House avrei voluto ripartire, ma riscontro problemi ai legamenti e ai muscoli delle gambe. Sono infiammati, avrei dovuto prendere delle pause durante il cammino. Appena l'infiammazione guarisce riprenderemo in direzione di Plovdiv, capitale della cultura quest'anno assieme alla nostra Matera.