Daniele Ventola

Founder Starter

Addio Ungheria #day140

2018-12-19 21:39:30

Le penultime persone che mi hanno ospitato in Ungheria sono due splendidi personaggi inaspettati: Manuel e Timea. Lui ingeniere, ma appassionato di psicologia, psichiatria, pedagogia, filosofia e neuroscienze con il quale abbiamo parlato fino a notte fonda perche' ha scritto un libro divulgativo sulle sette emozioni fondamentali >. Lei, Timea, storica appasionata. E' andata piu' e piu' volte in israele per intervistare anziani ungheresi ebrei sopravvissuti ai campi di concetramento. Prima di mangiare, soli nella piccola casa illuminata da candele e profumata da oli essenziali fanno un ringraziamento e dicono una speranaza affinche' nelle piccole cose che si riflettino le grandi. Mi hanno risvegliato un qualcosa dentro, un qualcosa che mi e' stata utile il giorno dopo.

Cosi' e' andata...

18.12.2018

Mi sveglio nell'ostello di fortuna trovato a Kiszombor in Ungheria a una decina di chilometri dal confine con la Romania. Fuori e' il gelo, ma mi sento bene. Vado verso il supermarket per comprare provviste e saluto le persone che invece mi guardano preoccupate. Faccio per entrare nel market, alla mia destra noto un ragazzo alto che parla al telefono. Entro nel market, faccio la fila, dopo un minuto entra il ragazzo. Mi guarda strano, gli sorrido gli dico vado a Pechino col piedino. Mi sorride e esce mentre la fornaia che si appassiona alla storia mi chiede di spiegare. E' cordiale e detto quel poco che riesco a dire in ungherese prendo i miei pani e i biscotti per fare la colazione.

Mentre esco...

L'ultima persona che incontro in Ungheria e' una poliziotta. Mi ferma. Le persone che fino a un attimo prima erano appassionate della mia storia, mi guardano ora come fossi un bandito. Siamo dal market, fuori le sorrido. Vedo il ragazzo gli dico >, mi sorride ipocritamente. Intanto la poliziotta mi chiede un documento. Le dico che sono italiano che sto andando a Pechino. Mi chiede perche'. Le dico che sono fatti miei e le chiedo per quale motivo la hanno chiamata. >.

Saranno le ultime parole che mi vengono dette in Ungheria.

Si dica quel che si dica l'Ungheria non e' stato un paese facile. Se per accapararsi voti Orban e il suo partito di Fidesz fanno un continuo lavaggio instigando all'odio e seminando puira attraverso i media questo funziona. Fa si, a parer mio, che nelle persone cresca quella paura elevandosi sopra ogni cosa. La vedono in qualsiasi tutto cio' che vada un attimo al di fuori della loro normalita'. Giudicano con sospetto e a volte con cattiveria.
Mentre mi avvio amerggiato verso il confine ripenso a Manuel e Timea, a Sarlota a Csilla, a Jozef, Lali, Tomas, Ambrogio, Zsuzsa, Chabi, Beata, Kati etc. e a tutte le persone aperte nell'incontrare uno sconosciuto che si aggira come una lumaca con la casa sulle spalle e penso a loro come una speranza per questo bellissimo paese il quale sta perdendo la sua identita' con la pretesa di Orban e Fidesz di rafforzarla. Che sofisticato paradosso!

Arrivederci Ungheria con la tua natura cruda di distese infinite di steppa e con la tua atmosfera greve. Sei stata una prova con me stesso passo dopo passo, sguardi storti contro sguardi storti. Ogni giorno. Ma per fortuna ci sono le belle persone che ho incontrato e le persone che mi accompagnano virtualmente in questo viaggio pronti a supportarmi quando la mia identita' e' influenzata. E tra di loro c'e' chi ogni sera ringrazia e pensa ad una speranza. E la mia speranza questa sera va ai ragazzi che invece la mia fortuna non c'e' l'hanno. Hanno uno scuro colore della pelle e probabilmente non piu' una casa alle spalle.

Addio Ungheria e Binevenit in Romania,

Dove mi hanno salutato dalla strada, accolto nel supermarket di Mia; dove Cristian mi voleva offrire la cena. A soli dieci chilometri dal confine.

Notte buona!