Daniele Ventola

Founder Starter

204 Day

2019-02-25 07:14:37

I fratelli Krasmir e Milen, i quali hanno allestito un dimora per me negli uffici della loro fabbrica di porte e finestre, mi raccontavano che il nome Pazardzik unisce la parola persiana "bazar" a quella turca "cik", "mercato piccolo". Le carovane che proveninavo da lontano si fermavano qui per far riposare loro stessi e gli animali prima di riprendere il lungo viaggio che oggi ripercoriamo a ritroso. Pazardzik era un'antica crocevia che univa Oriente e Occidente e in un certo senso tutt'ora adempie questo compito essendo gemmellata con la nostra Salerno.

Al mattino, dopo una ricca colazione a base di Bannitsa preparata dalla moglie di Milen e un affettuoso arrivederci, mi indicano la strada verso Plovdiv. 

L'attuale statale 8 nasce sull'antica strada che costruirono i romani ramificando l'intero impero e forse sara' per questo che mi ricorda tanto quella via Appia sulla quale camminai sei mesi or sono, e che dalla fine Campania mi porto' nel Lazio. Ma non era la piu' simpatica delle strade.
 
Sole alto nel cielo, percepibili 20 gradi, ma fortunatamente un sentiero parallelo alla statale mi salva dalle macchine, adagiando il cammino su terreno morbido. Ai miei occhi i campi, la steppa col suo potere di cattura e conquista delle pianure in lontananza. Ai miei occhi il cielo, i germogli delle foglie e per le mie orecchie, in alto sui cavi elettrici, noto un passerotto ogni dieci metri. Bardo di ogni passo avvisa gli altri suoi colleghi alati dell'arrivo di un passeggiatore silenzioso e solitario.

 Un campo. Vi  lavorano delle persone che mi osservano arrivare con curiosa diffidenza fino a quando, passandogli vicino, li saluto augurandogli <<dobre robota>> che immagino significhi buon lavoro. Li', ricambiano con affettosa veemnza. Basta poco!

Cammino quando una macchina mi si ferma alla mia destra. Credevo fosse  di un lavoratore di campo, invece una delicata voce femminile mi chiama da dietro, mi giro.  Occhi chiari, capelli lunghi, voce bassa, mi dice <<ti ho visto camminare qui qualche giorno fa, ma dove vai?>> 

<<Non potevo essere io quel ragazzo che ha visto, e' la prima volta che passo di qui, ma che qualcuno che mi ha preceduto ha fatto si' che le nostre si incontrassero, mi  diverte molto.>> Improvvisamente un'altra vocina inizia a piangere dall'auto. La piccola Veli si e' svegliata e Kalina cullandola mi invita a prendere un the' in casa sua <<casa non era molto lontana>>, ma non vi viveva ancora e non avrei dovuto spaventarmi per il disordine. 

Devo essere onesto, questa intigrata confluenza di coincidenze mi ha immesso il germe del sospetto, ma volevo segurie il flusso del viaggio e la ragazza con la figlia mi intenerivano.

 In un paese sperduto del nulla vi e' un piccolo giardino con una piccola casa in mattoni rossi. La chiave e' nascosta tra alcune pietre e il terreno arato e' pronto per essere seminato. Entriamo in una casa ancora da sistemare  che le e' stata affidata da un amico. Prepara un the' con diverse erbe che lei stessa ha curato, mentre  la piccola Veli gioca con le patate germinate, in attesa di essere interrate.

Il germe del sospetto tesse le sue trame.

 Ci sediamo al tavolo quando iniziamo a raccontarci e tutto il germe sfuma divenendo come  la famosa storia di quei due sconsociuti che accettano di sospendere il giudizio per accettare l'incontro tra le loro anime. Dopo un paio d'ore era quasi giunto, per lei il momento di andare a prendere gli altri bambini a scuola, per me  quello di riprendere il viaggio. 

 Quando Kalina mi ha riportato sulla strada verso Plovdiv l'ho ringraziata di avermi curato dal sospetto e per aver avuto fiduca in me. Abbracciandoci come due amici di un tempo le guardavo allontanarsi su una punto azzurra che si faceva sempre piu' piccola e pensavo... "ma che pollo sono?!" 

E poi Plovdiv capitale della cultura assieme a Matera che non manca di sorprese...