Benedetto Neroni

Business & Finanza

Analisi fondamentale: focus sulle banche europee

2019-06-10 19:09:09

La settimana scorsa sia la BCE che la FED hanno deciso, per l'ennesima volta, di mantenere invariati i tassi di interesse. In Europa, a differenza che negli USA, i tassi di interessi sono addirittura negativi. Anche questo, oltre ai crediti deteriorati, sembra mettere in crisi il sistema bancario...

Nuovi tagli dei tassi in vista ?

In Eurozona si cerca di comprendere quali siano stati gli effetti della politica dei tassi sotto lo zero (i tassi sui depositi viaggiano ora al -0,40%), in vista del quinto anniversario del loro lancio da parte della Bce di Mario Draghi, che cadrà domani.

Le banche dell’area euro non hanno grandi motivi per festeggiare o anche solo ringraziare, tutt’altro. Soltanto nel 2018, gli istituti hanno pagato un ammontare record di 7,5 miliardi di euro di interessi per i depositi che hanno deciso di parcheggiare presso la Bce: praticamente, 21 milioni di euro al giorno.

Questi oneri hanno avuto un impatto considerevole sulla redditività delle banche, pari a un calo degli utili del 4% nel corso del 2018.

Considerando poi i cinque anni da quando i tassi negativi sono stati introdotti, ovvero dall’11 giugno del 2014, emerge che gli istituti hanno praticamente trasferito alla Bce un fatturato di 21,4 miliardi di euro.

Quel giorno del 2014, la Banca centrale europea introdusse per la prima volta i tassi negativi, abbassando il tasso sui depositi al -0,1%. Il tasso venne succesisvamente ridotto al -0,4%.

I dati sui costi che il sistema bancario ha dovuto sostenere sono stati comunicati oggi dalla piattaforma Deposit Solutions e riportati da un articolo della Cnbc.

Le banche tedesche sono quelle che hanno pagato di più (il 33%) degli oneri complessivi applicati dal 2016 al 2018; seconde le francesi (che hanno inciso per il 24%) e terze le olandesi (13%). Le banche tedesche sono state anche quelle che hanno sofferto la maggiore erosione in termini di redditività, perdendo il 9% dei profitti.  E i costi stanno salendo ancora tanto che, stando a quanto emerge dall’analisi di Deposit Solutions, gli interessi pagati dagli istituti teutonici sono quasi raddoppiati nel corso degli ultimi tre anni.

I dati vengono snocciolati in un momento in cui diverse banche centrali – inclusa la Bce – si apprestano a tagliare di nuovo i tassi, per ovviare ai danni sofferti dall’economia globali e inferti dalla guerra commerciale.

Così, in una nota, DWS commenta l’impatto dei tassi negativi:

“L’11 giugno 2014, la Banca Centrale Europea (BCE) ha introdotto un tasso di interesse negativo sui depositi presso la Banca Centrale. Da allora, le banche commerciali europee hanno dovuto pagare per depositare denaro presso la BCE, piuttosto che ricevere interessi sui propri saldi netti. A distanza di cinque anni, cosa abbiamo imparato sugli effetti di tali politiche di tassi d’interesse negativi (NIRP)”?

“Ebbene – si legge nella nota – non sono affatto una panacea. Le banche commerciali sono state restie a trasferire sui propri clienti questi costi. La maggior parte del settore privato, compresi praticamente tutti i conti di risparmio individuali, non è stata addebitata. Il motivo è semplice. Riducendo troppo i tassi d’interesse, le famiglie potrebbero ritirare i loro depositi bancari e tenere il denaro in contanti. Dati empirici dicono che questo potrebbe accadere, così come, le lunghe liste d’attesa di clienti per l’affitto delle cassette di sicurezza. Ovviamente, custodire contante ha dei costi. Quindi, se i risparmi delle famiglie sono stati ampiamente protetti, chi ha sostenuto il peso del cambio di politica? Ebbene, in alcuni paesi della zona euro, le banche hanno compensato aumentando i profitti su altri prodotti. Tuttavia, ciò è stato possibile solo laddove il settore bancario locale è altamente concentrato. In altri paesi, in particolare in Germania, i margini di interesse netti sono stati messi sotto pressione. Entrambi i comportamenti non sono particolarmente utili dal punto di vista della BCE. La pressione sulla redditività delle banche non è certo la soluzione più efficace per incoraggiare il credito bancario. Significa anche che le politiche NIRP hanno avuto un impatto differente nelle varie parti dell’Eurozona. Tutto ciò suggerisce che nella zona euro l’impatto delle politiche NIRP è stato nella migliore delle ipotesi marginalmente positivo”.