Chiara Merlino

Founder Executive

E tu, che ciambella sei?

2019-08-16 14:03:26

[tempo di lettura: 3 minuti] Se hai intrapreso la lettura pensando di prender nota di una ricetta, allora devo deluderti. La mia sarà una ciambella metaforica, nel senso che vorrà far riflettere in merito a quanto si è abituati a profondere per la realizzazione di un determinato obiettivo.

Il buco della ciambella è l'ultimo dei problemi

Quante volte avrai sentito dire "Eh... Non tutte le ciambelle riescono col buco!"

Beh, permettimi di dire che è una gran baggianata.

Se analizzi bene questa affermazione capirai che è un controsenso in termini, poiché una ciambella per essere tale non potrà mai nascere senza buco.

É lo stampo che determina il foro, non l'impasto.

Sia esso di ottima o pessima qualità, sempre dentro allo stampo dovrà alloggiare, e quindi il foro sarà in effetti l'unico risultato certo al termine della cottura.


I parametri da analizzare in merito alla buona riuscita di una ciambella saranno pertanto altri, come per esempio quali ingredienti usare, quali quantità adottare, dove trovarli, temperatura e timer da rispettare, bla bla bla.

E, in ogni caso, il risultato non sarà mai identico ad uno precedente.


Ma tornando al punto di partenza, tu che ciambella sei?

E per capirlo, scegli l'immagine sottostante che più senti affine al tuo metodo.

Io e i dolci: Cracco de noantri.

Non sono mai stata un'amante della preparazione di dolci, forse perché non ho mai ottenuto i risultati desiderati.

Fino ad un determinato momento della mia vita ho sempre pensato che si trattasse di una capacità innata, di un "dono" a cui qualcuno aveva avuto accesso e qualcuno no.

Ovviamente io ho sempre sostenuto di far parte della seconda categoria.


Frutto dell'insegnamento culinario materno (e mamma non ha mai brillato per questo aspetto), tutti i miei prodotti alimentari si sono sempre rifatti alla prima immagine di cui sopra: pochi ingredienti, ma buoni e genuini.

Ciò nonostante il risultato era sempre lo stesso: buono ma... povero!

Inutile dire che mi adoperavo per preparare dolci solo quando in qualche modo vi ero costretta, salvo poi sentirmi mezza umiliata nel notare quanto la mia ciambella fosse, paragonata alle torte altrui, misera e modesta.

Un'autentica frustrazione.

Il gusto c'era ma era... povero.

Idem la quantità: era a forma di ciambella ma nella totalità era... povera!

E mentre io stessa ammettevo che i dolci altrui erano eccezionali se confrontati con il mio, sentivo le sweeties (le proprietarie dei dolci da competizione) schernirsi con frasi del tipo "Eh.. Ma non avevo tempo... L'ho tirata sù con quello che avevo nel frigo!"

Che schiaffo morale.


La svolta avvenne quando conobbi lei: mia suocera.


Lei, sweetie per eccellenza.

Una di quelle che se l'avverti adesso per una festa in corso ti arriva con una torta calda da far impallidire un pasticcere.

Inutile dire che le feste in famiglia erano diventate un dramma, dove ogni mio dolce sfigurava letteralmente accanto al suo.

Insomma, convivevo cò 'na serpe in seno.


Un giorno decisi che era ora di scendere dal mio piedistallo d'orgoglio, e le chiesi timidamente qualche informazione circa la sua ciambella.

"Per l'impasto allora devo rompere due uova..."

"Noooo! Almeno 4! E poi occorre montarle a lungo con lo zucchero. Ma non zucchero semplice, ma la qualità Zefiro."

Ah.

"Poi aggiungo 200 grammi di farina..."

"Almeno il doppio Chiara! Di cui la metà a doppio zero e metà Manitoba."

Uhm.

"Aggiungo una bustina di lievito e.."

"Due bustine, setacciate. Meglio se addizionate con vanillina"


....


Oh, sebbene stessimo parlando degli stessi ingredienti, sembrava ci riferissimo a due dolci totalmente diversi! Assurdo!

Ma allora, se il problema non erano gli ingredienti, la differenza risiedeva palesemente nelle quantità e nelle varietà considerate!

Fu così che un giorno ci provai, lottando contro le abitudini di una vita, consuetudini innestate come radici di vite nelle mie conoscenze.

E il risultato arrivò subito: eccellente!


Amo la ciambella che sono diventata!

Inutile dire che ciò che ho appreso con una semplice ricetta è diventato spunto circa il metodo con cui affrontare le sfide, soprattutto se ci tengo particolarmente ad ottenere un risultato soddisfacente.


Tutti sono capaci di imbastire una ciambella. Non serve una laurea.

Gli ingredienti richiesti sono infatti sostanzialmente uguali per tutti.

Ma la differenza nella ricchezza del risultato non è dovuta ad un "dono" che qualcuno ha avuto dalla nascita a differenza di qualcun altro che si è convinto esserne sprovvisto.

La differenza consiste nell'abbondanza dei componenti utilizzati.

Se si vuole osservare nell'ottica di risultati di vita, bisogna sicuramente considerare la costanza e la quantità di impegno profuso per ottenere ciò che si è prefissato.


Non è sufficiente fare. A meno che non si nutrano scarse ambizioni.

Piangersi addosso perché qualcuno pare essere "stato unto" dal Signore significa lamentarsi del fatto che la propria torta è misera rispetto ad un'altra.

Ma perché i propri risultati sono mediocri rapportati ad altri?

Chiediti quanto hai investito, quanto di te hai impiegato, quanto sei disposto a dedicare, e poi chiediti se nella torta appena ottenuta hai messo tutto te stesso e la miglior qualità delle tue azioni, o se hai appunto fatto qualcosa.


Esci dalla tua zona di comfort, e osa!

Tanto il buco ce lo mette lo stampo! 😁


PS: per la cronaca, quella sopra è la mia ciambella 💪🏼