Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: il valore della preghiera

2021-03-26 08:31:48

Sono del parere che i momenti di riflessione interiore conditi dalla preghiera possono aiutare la persona a collocarsi in maniera equilibrata...

Riflessioni per nutrire l’anima: Il valore della preghiera


Sono del parere che  i momenti di riflessione interiore conditi dalla preghiera possono aiutare la persona a collocarsi in maniera equilibrata nel proprio mondo.
Secondo alcuni testi  “Pregare” significa chiedere umilmente e nell’accezione cristiana abbandonarsi completamente alla volontà di Dio.
Quindi prerogativa della preghiera è porsi in modo umile perché solo in questa dimensione possiamo aprire la porta del dialogo con noi stessi e con il nostro Dio.
Possiamo andare all’essenza del nostro essere per lasciarci fecondare dalle nostre riflessioni e dalle letture sacre.
Ritengo che l’agire umile nella nostra giornata comporti “concedersi del tempo per noi stessi”.
In questo senso l’uomo umile è quello che vuole  prende consapevolezza di se stesso.
La preghiera aiuta l’uomo a concentrarsi e a mettere in comunicazione la mente con il corpo per fare pratica di congruenza.
Noto che esistono due categorie di persone:

  • quelle che si lasciano scorrere la vita ed evitano il contatto con il proprio io
  • quelle che trovano nella giornata momenti per stare con se stesse per trovare una centratura

Il primo gruppo di persone da priorità al fare più che all’essere e sono sempre in corsa per raggiungere traguardi.
Iniziano la giornata in modo frenetico e finisco alla sera stremati.
Questa loro corsa spesso genera ansia e stanchezza che possono essere mitigate dalla passione verso l’obiettivo.
Il secondo gruppo di persone affronta la vita con i suoi tempi, e di solito inizia e termina la giornata partendo da una dimensione interiore.
Il loro obiettivo primario è “stare bene con se stessi per poter stare bene con gli altri”.
Partire con questo intendimento non è facile, significa decidere di  agire e non essere agiti dalla società.
Questo genere di persone risultano più solari e di solito più rispettose dell’altro.
Alcuni esprimono il loro pregare attraverso rituali ben definiti:
al mattino scrivono i sogni, si rifanno il letto, sorseggiano dell’acqua tiepida con il limone, leggono due pagine di un libro… così facendo entrano in contatto con la loro parte profonda.
Altri, volendo cercare il contatto pieno, iniziano con la meditazione e fanno seguire “l’esecuzione dei 5 tibetani” cioè una pratica in uso presso i monaci in Tibet che sarebbe elisir di giovinezza.
Lasciano scorrere i pensieri per esercitare una forma di distacco dalle cose e dalle situazioni e promuovere la propria serenità interiore.
Nell’ accezione cristiana si parte con la recita delle preghiere del mattino per concludere con quelle della sera.
A riguardo posso dire che la recita meccanica non aiuta occorre promuovere il dialogo con il Padre esattamente come fa un figlio con il proprio papà.
Solo con questa modalità il cristiano assapora la vita.
San Benedetto parla di “un itinerario della mente verso Dio”.
Un percorso che tiene conto della fragilità dell’uomo e della pazienza e misericordia di Nostro Signore.
Quando inizio e finisco la giornata uso ringraziare e questo mi aiuta a cogliere la mia dimensione di uomo che riconosce una presenza superiore da cui dipende e dalla quale può trarre aiuto.
Pregare in questi termini aiuta la persona a sentire meno la solitudine della vita e a trarre energia per la giornata.
Pratico counseling pastorale e la preghiera è uno strumento importante per aiutare la persona a promuovere il cambiamento desiderato quando il cliente sente il bisogno di appoggiarsi.
Nella mia pratica ricorro alla preghiera detta “Sequenza di Pentecoste “ che recita:
Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce, vieni Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni luce dei cuori...
Questo tipo di preghiera nella tradizione cristiana va recitata in piedi perché, come soleva dire il mio vecchio parroco Don Franco De Pieri,  “...mantiene ciò che promette...”.
Il Datore dei doni viene invocato come mentore interiore della persona e accompagna nella trasformazione della propria vita.
In questo percorso di counseling, non si rinnega il passato, ma tutto viene rivisitato alla luce del progetto di Bene che riguarda la nostra persona.
Ho notato che se la recita di questa preghiera viene fatta con assiduità almeno per 28 giorni di seguito, la persona si sposta dalla sua posizione mentale iniziale, diviene più serena e decisa.
Vorrei augurare a tutti di “pregare con se stessi”, ognuno a proprio modo, perché questo ci permetterà di agire la vita in modo consapevole, in forma più gentile e rispettosa degli altri.
Un caro saluto.
Antonio


by Antonio Masoch