Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: cambiamento o trasformazione?

2019-07-28 07:51:52

Sono convinto che ognuno di noi cerchi di promuovere il miglioramento della propria vita perché questa tensione è insita nell’uomo fin dalla nascita.

Quando andavo a scuola, fin dalle elementari, guardavo, con ammirazione e un pizzico di invidia, i miei compagni più bravi. Li immaginavo molto disinvolti sia nella comprensione delle lezione sia nell'esecuzione dei compiti. 

Nel mio piccolo, cercavo di emularli “copiando i loro contenuti e talvolta la loro scrittura” e così facendo pensavo di poter acquisire sicurezza e un metodo per ottenere profitto a scuola. Ricordo un mio compagno di scuola che aveva impostato in un quaderno la grammatica greca con una tale chiarezza che ne rimanevo incantato. Per quanto mi sforzassi di imitare queste persone, impegnando molta fatica non rimanevo soddisfatto e non ero tranquillo. 

Sentivo che il mio corpo si sforzava  a tenere il ritmo dei miei compagni, si stancava, perché la mente era determinata a “proporre un copione lontano dalla mia persona”.

Dentro di me si stava consumando una spaccatura, era in atto un conflitto, non mi sentivo congruente.

Con la mente volevo promuovere un miglioramento  attuando  un cambiamento della mia persona, cioè “ diventare altro da me “, ignorando le mie unicità e assumendo, sia pure in parte, il pensare e l’agire degli altri.

 

In effetti riconosco che avevo scarsa capacità di sintesi e questo aveva generato bassa autostima e ansia da prestazione. 

Ero convinto di poter sopperire alle mie incapacità emulando le persone che mi sembravano più sicure.

Dopo la maturità, mio padre, mi chiamò a lavorare con lui in campagna e per insegnarmi il mestiere dell’allevatore di vacche da latte iniziò a mostrarmi ogni tipo di lavoro.

Del resto nelle aziende c’è l’avviamento al lavoro, lo studio dei tempi e metodi e chi è un neofita viene indirizzato a fare le cose con un certo criterio per evitare di fare errori già vissuti  da persone con più esperienza. 

Sentivo che così facendo riducevo il margine di rischio, ma mi mancava qualcosa di importante: lo spazio per la sperimentazione dove impegnare i miei talenti naturali a servizio della mia vita.

L’occasione non tardò, perché, purtroppo,  dopo alcuni anni mio padre morì e io mi trovai a gestire da solo un’azienda agricola e al mio seguito quattro fratelli impegnati ancora nello studio.

Per necessità dovetti ridurre il personale e cominciai a ricoprire più mansioni: dallo svezzamento delle vitelle alla pulizia delle mangiatoie fino alla programmazione dei lavori per i miei dipendenti in stalla e nei campi.

Fui costretto a generare una sorta di “ adattamento creativo” perché il tempo era sempre poco e le incombenze sempre molte. 

Iniziai a “tirare fuori le mie capacità più nascoste adattandole nel migliori dei modi alle circostante del momento” e così facendo avevo la sensazione che la mia persona si stesse trasformando.

Sentivo che “non ero più altro da me”, ma “stavo riscoprendo me stesso in miglioramento” e in questo flusso provavo soddisfazione e più sicurezza nelle mie potenzialità. 

Rimaneva un cruccio personale: sarei stato capace di replicare questa trasformazione anche nello studio?.

Approdato allo studio del Counseling  nel mio triennio di formazione e poi nel ruolo del tutor dello stesso trienno ho deciso di imparare a prendere appunti e con pazienza e costanza ho trasformato il mio punto di debolezza nel mio punto di forza.

Adesso quando i miei allievi mi chiedono copia dei miei appunti, pensando a tutto il mio percorso, provo un senso di soddisfazione.

Auguro a me e a tutti di accettare le nostre capacità e di trasformarle in qualcosa di migliore per rendere la nostra vita più soddisfacente. 


Un abbraccio. Antonio

by Antonio Masoch