Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: Alla scoperta della nostra anima

2023-03-24 14:28:12

Guardare a Gesù Cristo come riferimento principale della nostra esistenza è per il cristiano un’esigenza vitale.

Di recente con alcuni clienti ho affrontato tematiche esistenziali.

Nel contesto in cui viviamo siamo distolti da mille azioni, incapaci di fermarci a riflettere sulla nostra presenza.

Le nostre occupazioni ci anestetizzano, non ci permettono di guardare dentro noi stessi in modo sincero.

Il silenzio ci fa paura perché in questa dimensione parla la nostra coscienza.

Santa Teresa D’Avila parla del castello interiore, metafora della nostra anima.

Presi da mille cose, trascuriamo la nostra dimensione più intima e così il nostro maniero va in rovina.

Le mura sono diroccate, dai camini non esce fumo, il ponte elevatoio è ridotto a poche travi.

Seduto all’inizio del ponte c’è un mendicante, molto trasandato e puzzolente.

Lui è il proprietario del castello, ma non lo sa.

Nella mia libera interpretazione, identifico quel mendicante con il nostro bambino interiore così maltrattato dalle vicende dell’esistenza.

Quando ci fermiamo e ci guardiamo allo specchio, in qualche misura intravvediamo quel bambino.

Un buon esercizio è rimanere a guardare il nostro volto riflesso nello specchio del bagno.

Fissare i nostri occhi ci porta a scorgere la nostra anima.

Alcuni miei clienti appena intuiscono la profondità dell’azione, distolgono lo sguardo per non vedere.

Altri assistiti rimangono a guardare se stessi riflessi e viaggiano con la mente.

Considerare le nostre profondità comporta il distacco dalle cose.

Ecco che prendiamo in mano quel bambino indifeso e un po’ perso e lo conduciamo all’interno del castello.

All’inizio, il nostro bambino manifesta angoscia e tanta paura.

Ragionando con la logica di questo mondo, lui vede il passato e prova rimorsi, sensi di colpa, mentre guardando al futuro prova ansia da prestazione.

Passiamo in rassegna ogni stanza.

A mano a mano che procediamo nell’esplorazione, la costruzione prende vita.

Le pareti si consolidano e pigliano colore, le stanze si illuminano, i camini cominciano a sbuffare.

L’aria che all’inizio era maleodorante, comincia a profumare delle primizie della primavera.

Con sguardo meditativo entriamo ad esplorare le parti più nascoste.

Se all’inizio provavamo freddo e forte disagio, più ci immergiamo nell’esplorazione e più sentiamo che qualcosa cambia in noi.

I pensieri del quotidiano scorrono e noi li lasciamo scorrere.

Proviamo un senso di pace e serenità.

Siamo nella fase laica della scoperta.

Ad un certo punto arriviamo ad una porta robusta con una scritta:

Se vuoi conoscere la parte spirituale della tua anima, invoca la presenza del Signore: ripeti la frase – Parla Signore il tuo servo ti ascolta-”.

Il  nostro bambino indugia, teme di confrontarsi con le parti più dolorose della sua esistenza.

E’ stanco, non è abituato a vedersi dentro, si siede all’ingresso.

E’ consapevole che per proseguire occorre mettere in discussione tutto e affidarsi.

Dopo un tempo di sosta e silenzio, comincia a pronunciare la frase consigliata.

Le prime volte quel portone non si apre e rimane chiuso, sordo alle invocazioni.

Stanco il nostro bambino si abbandona ad un sonno profondo.

Nella sua mente riecheggiano le parole: “Parla Signore, il tuo servo ti ascolta”.

Ecco che la porta si apre.

La sua mente va al momento dell’Eucaristia, quando il sacerdote eleva il Santissimo.

La Santa Particola illumina la stanza.

Sentiamo un grande calore, un profondo amore che ci pervade.

Siamo arrivati al centro del castello, dove alberga il nostro cuore.

Il nostro bambino interiore si illumina di immenso e scorge in quella enorme luce, una figura di Padre amorevole.

L’Altissimo è seduto e vestito di candide vesti.Il nostro infante si avvicina e viene preso in braccio, seduto sopra una gamba.

Ci sono scambi di guardi eloquenti, sorrisi che nutrono.

Siamo arrivati al centro del nostro cuore, dove la nostra esistenza prende significato.

Ora tutte le  nostre esperienze fatte ci risultano chiare, legate da un nesso di causalità profonda.

Davvero il nostro Bene si manifesta attraverso i fatti e le circostanze.

Il nostro bambino appagato, ringrazia.

Un caro saluto.

Antonio

by Antonio Masoch
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